Nuove prove sul massacro che non c'è

23 Giugno 2013
Redazione YOUng
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Dopo la pubblicazione, il 16 giugno scorso, dell’approfondita analisi di Paola Pisi sul “massacro di Hatla”, di cui hanno parlato i media di tutto il mondo senza che questo sia mai avvenuto, ripresa e integralmente pubblicata in arabo dal sito ufficiale più intellettuale della rivoluzione siriana, nuovi particolari emergono su quanto avvenuto l’11 giugno nel villaggio della provincia di Deir Izzor, in Siria. L’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani di Londra, che ha tratto in  inganno i più quotati media del pianeta, fornisce particolari sulla distruzione di un luogo di culto sciita, avvenuto nel corso della stessa operazione, in cui i combattenti della rivolta hanno conquistato il villaggio da cui partivano, ad opera di milizie sciite locali, armati dal regime, attacchi contro le formazioni dell’opposizione, e dove, secondo i primi annunci dell’Osservatorio, sarebbe avvenuta una strage settaria, di cui non c’è traccia, e della quale, nelle nuove notizie che pubblica lo stesso Osservatorio, non si parla neanche più, senza però che si rettifichi quanto già diffuso dal 12 giugno e rilanciato dai più importanti media internazionali. 

AGGIORNAMENTO SUL MASSACRO CHE NON C’E’

di Paola Pisi

00000000001111111111Il 16 giugno Il SOHR ha pubblicato con la solita massima evidenza – che come sempre riserva esclusivamente ai crimini dei ribelli – (e inviato alla stampa) una nuova notizia su Hatla : <<Provincia di Deir Izzor : ribelli dello Stato Islamico dell’Iraq e al-Sham hanno fatto esplodere un luogo di culto sciita (Husseiniya) nel villaggio di Hatla. Rapporti fanno ritenere che la distruzione dell’Husseiniya sia avvenuta due giorni fa, dopo che ribelli provenienti da varie fazioni hanno preso il controllo del villaggio , abitato da musulmani appartenenti alla minoranza sciita >> . La notizia è accompagnata da due video , con il logo del SOHR , che mostrano la distruzione del luogo di culto (http://www.youtube.com/watch?v=Axe3dhr588I&feature=youtu.be e http://www.youtube.com/watch?v=abdecDtT0Jc&feature=youtu.be, quest’ultimo rimosso da youtube per la violazione della norma sulla violenza, ma che non mostrava molto più di quanto apparisse nel primo ). E’ difficile giudicare l’autenticità dell’episodio, perché Il SOHR ha evidentemente trovato i video su youtube, dove erano stati postati il giorno precedente , su un canale aperto per l’occasione, e che non ha più pubblicato nulla. Anche su questo canale il secondo video è stato rimosso ). E’ chiaro che , se autentico – come è probabile – , si tratta di un episodio deplorevole e degno della massima condanna , ma non ha nulla a che fare con un massacro. Ciò che più importa, comunque, è che dopo aver dato notizia della distruzione dell’Husseiniya , il SOHR continua raccontando come è avvenuta la conquista di Hatla : e di nuovo riporta la prima versione della pagina facebook araba . << I ribelli hanno preso possesso del villaggio dopo violenti combattimenti e bombardamenti , che hanno portato alla morte di almeno 60 Sciiti , la maggioranza dei quali erano combattenti armati dal regime, anche se vi sono morti pure tra i civili . Numerosi civili sciiti sono fuggiti nei vicini villaggi del circondario occidentali e alcuni combattenti pro-regime sono fuggiti nel villaggio di al-Jafra. Almeno 10 ribelli sono stati uccisi durante i combattimenti odierni. E’ degno di nota che gli scontri siano iniziati la notte di lunedì , quando combattenti sciiti del villaggio hanno attaccato un centro di un battaglione dei ribelli, uccidendone 2 e ferendone 8 . Successivamente , migliaia di ribelli di Deir Izzor si sono riuniti e hanno attaccato Hatla >>. Rimane l’enfasi settaria sugli “Sciiti “ e rimangano le inesistenti “migliaia” di ribelli , ma il l’atroce massacro di cui il SOHR aveva informato il mondo , è definitivamente scomparso dal suo ultimo resoconto della presa di Hatla .

imagesNel frattempo , anche il regime di Al-Assad ha scoperto il massacro di Hatla , e pare proprio averlo scoperto dalla stampa occidentale , e anche con un certo ritardo . Il 13 giugno la televisione di stato della Siria – quando ormai il “massacro di Hatla” era su tutti i media del mondo – comunica brevemente che Jabhat al Nusra, per motivi ignoti , avrebbe ordinato agli abitanti di Hatla di lasciare il villaggio e ne ha bruciato le case, uccidendo trenta civili che si erano rifiutati di lasciare le proprie abitazioni : viene mostrata un breve spezzone del solito video di Haltla con i 3 o 4 cadaveri sotto le coperte , seguita immediatamente dopo da un ‘immagine di 2 bambini uccisi (3.02 e seguenti) ad Houla, un anno prima , in una carneficina commessa in realtà dagli uomini di Al- Assad . Il giorno seguente , 14 giugno, leggiamo su SANA che il Ministro degli Esteri ha reso noto che ad Hatla, Jabhat al Nusra ha perpetrato una strage di civili, inclusi donne e bambini , bruciato le loro case e luoghi di culto , e che (non menzionati ) siti web hanno ripreso il crimine . Lo stesso Ministro degli Esteri ha inviato una lettera all’ONU per denunciare la strage, accusando di esserne l’istigatore il kuwaitiano Shafi Al Ajmi (che aveva solo celebrato la conquista del villaggio ). E’ evidente – dalla totale assenza di qualsiasi dettaglio e dal riferimento ai “siti web” come fonte della strage , che il regime siriano ha letto del massacro sui giornali e su internet . Anche la Russia , che menziona il “massacro di Hatla” come prova del fatto che fornire armi ai ribelli porterebbe ad ulteriore violenza e all’uccisione di civili innocenti , mostra di non saperne nulla , se non quello che hanno scritto il SOHR – e al suo seguito i media occidentali – , e, esattamente come aveva fatto il regime siriano, aggiunge, giusto per scena, che fra i civili vi erano “vecchi e bambini”. Come unica evidenza di quella strage, anche la Russia può citare un video postato su youtube – e poi ripubblicato e diffuso dal SOHR – che mostra <<ribelli che festeggiano sventolando nere bandiere salafite >>.

imdddddagesSolo Al-Manar , il canale di Hezbollah , specializzato nella pubblicazione di plateali falsi , ha pubblicato, il 13 giugno, un articolo con macabri dettagli e nomi di presunte vittime, illustrandolo con l’immagine “di prima mano” di un bambino di 6 anni che sarebbe stato ucciso a Hatla , probabilemente trovata su Liveleak, dove un sostenitore di Al-Assad l’aveva postata appena letto sulla stampa occidentale della “strage di Hatla “ (la foto è corredata da un articolo dell’Indipendent , che si basa sul solito SOHR e il sostenitore di Al-Assad non dice come avrebbe avuto l’immagine. Né l’anonimo che l’ha postata su Liveleak né Al-Manar si sono però premurati di cancellare dalla foto del bambino un vistoso logo di un canale dei ribelli , che già da solo mostrerebbe che il piccolo è stato ucciso dal regime (o perlomeno così ha detto l’opposizione ) . In ogni caso, quel bambino sicuramente non può essere stato ucciso ad Hatla l’11 o il 12 giugno , perchè quella foto circolava già il 23 maggio (su Twitter e in un sito del Free Syrian Army in cui si rendeva noto, tra l’altro, che il bambino era vivo n.d.r.), e il bambino veniva indicato appunto come una vittima di al-Assad. Successivamente , non si è saputo più nulla dell’elenco delle presunte vittime pubblicato da Al-Manar insieme alla falsa fotografia: non è stato ripreso neppure da SANA nell’articolo del giorno seguente , né i nomi di presunti civili uccisi sono stati citati nella lettera del regime siriano all’ONU.

safe_imageDa allora , su quel “massacro settario” di cui ha parlato tutto il mondo è calato il silenzio. Non è emersa alcuna foto , né alcuna testimonianza da parte dei parenti o di quei civili che secondi il SOHR sarebbero fuggiti nei villaggi vicini . In mancanza d’altro , i sostenitori di Al-Assad postano sui social network foto di vittime del loro idolo spacciandole per civili di Hatla uccise dai ribelli (In realtà il bambino è stato ucciso nella strage di Houla, quella sì autentica e commessa dagli uomini del regime). E nessuno dei tanti giornalisti che hanno scritto sul “massacro di Hatla” basandosi sulla sola parola del SOHR si è chiesto come fosse possibile che di quel massacro non fosse poi emersa nessuna prova e che nessuno dei tanti civili che sarebbero riparati nei villaggi del circondario per sfuggire alla carneficina abbia mai detto una sola parola .

a cura di Angelo Gabrielli – Osservatorio Italo Siriano – 23 giuugno 2013

L'AUTORE
La redazione di YOUng
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