DURT, un assaggio della collaborazione PD-M5S: più burocrazia, più oneri e più scuse per le PA per non saldare i debiti.

25 Luglio 2013
Redazione YOUng
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fotoUnire l’incompetenza alla malizia, per ottenere una mescola esplosiva.

L’incompetenza è quella che trasuda dall’emendamento M5S discusso e approvato in Commissione Finanza della Camera, emendamento all’ art.50 del DL 69 2013.
Questo emendamento introduce un concetto che potrebbe anche essere giusto, ma che (guardacaso) non considera la realtà, diventando così strumento della malizia di chi fa politica da una vita e che ha trovato una bella scappatoia per evitare che lo Stato saldi i debiti con le imprese.

Andiamo con ordine, perché la materia è complessa. Il campo è quello dei pagamenti delle PA nei confronti delle aziende (soprattutto edili) esecutrici di appalti pubblici. Tutti sappiamo a che cifre vertiginose ammontino i debiti dello Stato nei confronti di imprese che magari, per insolvenza tributaria, hanno già chiuso (se non si viene pagati è complicato pagare le tasse). Tant’è che molti di questi imprenditori hanno votato il Movimento di Grillo, sperando in una deburocratizzazione e in una semplificazione.

Speranze che si infrangono di fronte al disastro che è il DURT (Documento Unico di Regolarità Tributaria).

Cos’è?

E’ un documento che il soggetto committente (in questo caso la Pubblica Amministrazione che deve far eseguire un lavoro) deve richiedere all’Agenzia delle Entrate per vedere se l’impresa che ha l’appalto e che deve essere pagata, sia in regola con le tasse e i contributi. Una sorta di certificazione tributaria. Se l’impresa non è in regola, ecco che la PA può rifiutarsi di pagare i debiti.

L’azienda, quindi, deve comunicare all’Agenzia delle Entrate i vari versamenti e dimostrare di non avere pendenze con l’Erario. Sono 21 gli obblighi burocratici che si aggiungono per l’impresa che voglia essere pagata. Alla faccia della semplificazione.

Il problema oggettivo e non considerato, però, è strutturale: l’Agenzia delle Entrate non è in grado di fornire una situazione “alla data” di un’impresa. Non è neanche in grado di capire se un pagamento omesso nell’anno X sia stato ravveduto con mora nell’anno successivo. Questo perché il sistema dei controlli dell’Agenzia delle Entrare è inefficiente e lento, quindi un “certificato” del genere non potrà mai essere affidabile.

C’è poi un altro problema: il DURT è un documento che può includere qualsiasi tipo di situazione tributaria, non solo quelle che riguardano strettamente il lavoro eseguito o l’arco temporale e gli obblighi tributari legati all’appalto. Un’impresa, quindi può vedersi rifiutato un pagamento anche se dovesse essere in ritardo con il pagamento di un’imposta minore, come per esempio l’imposta di registro sull’affitto dei propri uffici.
E come chi vive di impresa e nella realtà sa bene, non è detto che un ritardo nel pagamento di una tassa equivalga a un’evasione: l’Agenzia delle Entrate prevede una modalità, precisamente normata, che si chiama “ravvedimento operoso” e cioè la possibilità di pagare un tributo in ritardo, con una sanzione. Una modalità alla quale accedono sempre più soggetti, proprio perché i pagamenti, soprattutto delle PA, arrivano sempre più in ritardo (se arrivano).

Questo, chi propone un emendamento del genere, dovrebbe saperlo. Soprattutto chi si spaccia per forza al servizio di chi subisce lo Stato.
Se da un partito gattopardesco come il PD possiamo aspettarci tanta malizia, vedere il primo risultato in parlamento di una collusione PD-M5S, mi fa ritrattare completamente il pensiero che avevo post-elezioni e cioè che un governo d’intesa PD-M5S sarebbe stato comunque meglio di un calcio in bocca.
Probabilmente sbagliavo.

L'AUTORE
La redazione di YOUng
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