Consigli d'autore: Erri De Luca e la Napoli d'inchiostro

26 Luglio 2013
Davide Di Lorenzo
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erri-de-lucaLibri sottili, con poche pagine; poco più che racconti, compendi di commedie, descrizioni appena contornate da una trama che, leggera, sembra, a tratti, quasi non servire. Avrei voluto dedicare questa mia recensione ad uno dei suoi primi libri, “Aceto, arcobaleno”, ma, neanche il tempo di finirlo e in poco più di 3 ore ho buttato giù come aspirine anche il suo esordio, “Non ora, non qui” e il suo ultimo lavoro, “La doppia vita dei numeri”.

Non dedicherò volontariamente la mia recensione alle trame dei tre libri, perché, come accennato, esse quasi non esistono. La forza dell’autore napoletano è, senza dubbio, una rara capacità descrittiva, una quantità mostruosa di frasi che ti costringono a fermarti per riflettere, o semplicemente sorridere, che ti fanno accorciare in pochi minuti la mina della matita con cui sottolinei i tuoi passi preferiti: un concentrato di introspezione. Per un’amante della scrittura alcune delle sue pagine sono come una scena di un film di Bruce Lee per un’artista marziale, un’orgia di colpi degni di nota, troppo rapidi per essere osservati tutti, al punto da lasciarti a bocca aperta e desiderare una lettura al rallentatore, a ricalcare le pagine con gli occhi anche due, tre volte.

Nelle sue opere, perfette per fare compagnia sotto un ombrellone per leggerezza e colore, c’è Napoli, la Napoli dei vicoli, delle litanie e del modo di amare che solo i titani del Vesuvio sanno avere. Come Benigni disse di Trosi, anche De Luca sa trasmettere l’essenza di Partenope senza mai ad accennare ad una pizza o a un mandolino, senza mai scadere nel luogo comune e nello stereotipo.

Lettura consigliatissima, sopratutto per gli amanti per la letteratura tipicamente mediterranea ma, amabile anche da chi, come me, tende più a correnti più lisergiche come la letteratura post-moderna americana.

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