Icone pop al party dei sensi

26 Agosto 2013
Giovanna Casoria
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miley-cyrus-we-cant-stop-1-650-430Ho appena scoperto che Miley Cyrus ha 20 anni. Se tutto va bene tra qualche anno tenterà il suicidio. Come tutti quelli cresciuti troppo in fretta come lei. O forse no, dato che la manager è anche sua madre. Una mamma così ‘avanti’ da fare invidia a quelle adolescenti che negli anni ‘90 si imbarazzavano per le precoci scollature di Madonna e i romantici baci dei Savage Garden, ora posta a modello per le mamme/manager di nuova generazione.

Non penso di allontanarmi dalla realtà quando affermo che le mamme ‘versione 2013’ sono le prime a postare foto di figlie in costume da bagno o in abiti succinti (il più delle volte indossati per l’occasione) sui social network. Un’abitudine molto diffusa tra le teenagers, le quali spesso si contendono lo scettro della più ‘vissuta’, rischiando di portare alla nausea anche il pedofilo più perverso con il loro atteggiamento maniacale.

Il nuovo video della Miley non rasenta la perversione, ma l’imbarazzo. O forse entrambi, e nemmeno li sfiora. In realtà li provoca e nel contempo, ci disgusta. Ormai nessun limite è imposto a queste ragazzine, né nasce miracolosamente per puro rispetto della propria persona. La cosa più grave è che in molti casi tali soggetti non sono nemmeno consapevoli di quello che stanno facendo, e la loro vita è completamente in mano a persone adulte, che anziché fornire loro un’educazione, li devastano nel profondo, trasformandoli in fenomeni di costume ‘usa e getta’.

La ‘star’ in questione ha mosso i primi passi alla Disney, da sempre rivolta ai bambini e alle famiglie. Ad un certo punto capisco che il perbenismo può star stretto, ma vendersi peggio di una prostituta non mi sembra la via più sensata. Le prostitute quantomeno agiscono di nascosto, invece nella sua recente performance ai Video Music Awards, la bambina prodigio si è concessa in maniera spudorata a un pubblico affamato di sensualità primitiva. Senza alcun rispetto, tra l’altro, per le caste sneakers che portava ai piedi, ultima traccia di un’innocenza perduta per sempre.

La ragazza giustifica il suo video parlando di ‘follia’, anticipa dettagli sulla sua esibizione definendola ‘malata’. Ma qui la vera pazzia sta nell’affidarsi agli ‘squali del marketing’ che deviano irreparabilmente la personalità di questi adolescenti, i quali a loro volta forgiano lo stile di vita dei loro coetanei, influenzati da tali ‘icone pop’.

Si tratta di un punto delicato che coinvolge la coscienza di molti manager (in questo caso drammaticamente correlato all’educazione maturata in famiglia, dato che l’impresaria è sua madre) e che invita a riflettere sull’importanza dei valori condivisi. L’orizzonte tuttavia non si prospetta rassicurante: se per la maggioranza della popolazione tali valori sono rappresentati da ragazzine volgari ed esplicite, non credo che sarà difficile per un bimbo nato adesso sperimentare l’età della purezza, sarà un’impresa totalmente impossibile.

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