Lettera di un'infermiera di ritorno da un ospedale siriano in Turchia

4 Settembre 2013
Redazione YOUng
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1238086_458771540896443_1940301560_nEravamo in casa, quattordici persone, e’ arrivato un missile: uno e’ morto. Io sono stato colpito alla gamba (tibia e perone con fratture scomposte esposte e perdita di tessuti molli, per intenderci ossa spappolate e mancanza di pezzi di muscoli, terminazioni nervose fottute, lembi cutanei affettati, rischio amputazione ….), una scheggia mi ha colpito il naso e una l’occhio. Ora vedo solo dall’occhio sinistro.” ”.

Chi scrive è una donna, una mamma, una professionista, un’infermiera che ha dedicato 10 giorni delle sue ferie per aiutare il popolo siriano . “Abbiamo preferito, per le varie problematica connesse alla guerra , di farle fare del volontariato in un ospedale nel territorio turco a pochi km dal confine”, dice Muhommed Gazi Nasimi, presidente dell’ Organizzazione Siriana dei Servizi Medici di Emergenza in Italia, una delle più efficienti associazioni che raccolgono e portano direttamente aiuti (principalmente ambulanze riempite di medicine e generi di prima necessità) in Siria. “Ora è tornata e le abbiamo chiesto di raccontarci la sua esperienza. Per la sua discrezione e riservatezza ha preferito non mettere il suo nome.”

“Questi missili sono diversi da quelli dei videogiochi, il nostro eroe non e’ come quello della tv, che dopo l’esplosione e l’onda d’urto si spolvera i graffi e si rialza. Nei videogiochi o nei film non si grida di dolore, ma si abbraccia la fidanzata e tutto finisce bene, qui rimangono degli storpi, mutilati (fortunatamente vivi) a cui e’ morta la morosa. Sono arrivata all’ospedale.

483249_10151016759541783_2052692497_nCaro dott. Gazi Nasimi lei mi ha chiesto di scrivere le mie impressioni ma non mi e’ facile, alla difficoltà che ho nello scrivere si aggiunge il fatto che le parole che vorrei usare perdono il loro senso, quindi mi riesce ancora più difficile. In Italia si usa il vocabolo tragedia quando ci si rompe il pc con tutti i dati inseriti ….. quindi che termini si usano quando si parla di Siria? 
Quando senti parlare di milioni di morti e non tutti sono censiti … cento morti al giorno; ma cento sono quei cadaveri riconosciuti! E quelli senza un riconoscimento? Quelli sepolti dalle macerie? Quelli morti per ferite, mancanza di soccorsi, mancanza di farmaci, mancanza di cibo e acqua, nei campi profughi o assediati? Le statistiche sono approssimative.
Per avere un’ idea dell’unità di misura mi sono seduta a contare da uno a un milione, ogni numero è un essere umano, ogni numero è un decesso. Se fosse mia sorella, mia madre, mio figlio? Se fosse uno dei miei parenti? Basterebbe il numero uno per sconvolgere la mia vita, ma siccome il dramma è lontano e i numeri sono cosi incomprensibilmente grandi, tutto cambia! 

67174_309138672526398_518860590_nSofferenza? Che significato ha? In ospedale c’è una mamma amputata, sulla sedia a rotelle ha il bimbo di due anni al posto della gamba, seduto sul poggiapiedi, la bimba, un po’ più grande, in braccio. La paziente ha un’espressione preoccupata, i piccoli sembrano felici del nuovo gioco su due ruote. Il marito premuroso fa il bucato e stende nel sottotetto.

Una volta è venuto in ospedale per delle medicazioni un ragazzo giovane che, per la metà che è rimasta integra sembrava molto bello, un fascino ormai spento. Copriva parzialmente un’emiparesi facciale con la visiera del cappello, ma alla parte sinistra del corpo lacerata non bastava la visiera.

Cosa ci fa un marinaio capitano di navi in una cucina di un ospedale? È difficile capire l’arabo, ci si aiuta con gesti e un po’ di inglese, fino a che non arriva qualche italo-siriano che traduce. Comunque tornando al cuoco che mi ha nutrito; mi dice: ”my son…. brocken”… e indica la colonna vertebrale. Al piano terra dell’ospedale c’è l’unità spinale,tutti su una sedia a rotelle per danni alla colonna. C’è qualche gradino per uscire, fortunatamente hanno costruito uno scivolo in metallo. Non va altrettanto bene per il primo piano,ortopedia, una sequela di arti esplosi, dove gli scivoli non esistono; in quella che per me era una confusione di amici, parenti e ausiliari, si faceva su e giù dalle scale con le carrozzine in spalla con relativo ospite seduto per raggiungere il piano terra e la fisioterapia.

syria_634444242499469259_mainA prendersi cura dei malati è la comunità. Sembra un’unica famiglia. Tutti si aiutano indistintamente non ci sono i ruoli. Negli ospedali italiani non si muove una piuma se non è “di competenza”. Lì i pazienti stessi al bisogno si cambiano la flebo. Vedi dottor Nasimi, non so scrivere, mi perdo! Volevo parlare dello stabile, dire che se qualcuno ha un ascensore da donare si accetta volentieri, anche stampelle, sedie a rotelle, antidolorifici, bende, antibiotici, garze, tutori … potrei proseguire e riempire pagine con l’elenco. 

“Signore lei ha una bella ferita, ferita trapassante al fianco, tolto un rene, per fortuna lei è un po’ robusto, fosse stato magro sarebbe morto come la sua famiglia”; quando lo si medica urla, è come infilargli una spada nella pancia che esce dall’altra parte, ma la ferita è bella e sta guarendo … sarebbe più bello con un goccio di anestesia. (Bello? Cosa vuol dire dottore “bella ferita”? Cosa c’è di bello? Ho visto morire i miei parenti! E l’infermiera ha visto i segni delle torture, i ricordi del carcere.)

Altro caso clinico andato a buon fine, la ferita e’ guarita, il piede è atrofizzato, adesso con un po’ di fisioterapia potrà lasciare la sedia a rotelle per le stampelle. 

558753_355841231124156_148146332_nUn bambino si aggira per il corridoio su una carrozzina perché amputato all’inizio coscia dell’arto inferiore destro. Con la mano ferita cerca di far girare le ruote sporche in modo da infettare la cicatrice dell’indice amputato. Il missile che ha ucciso sua mamma, suo fratello e sua sorella gli ha fratturato radio e ulna forse i tessuti molli cederanno all’infezione e si arriverà ad amputare. 

Descrizione di un ragazzino ricoverato: Cominciamo dalla testa: esiti cicatriziali di suture e schegge. Schiena, addome, torace con cicatrici chirurgiche e di vario tipo. Gambe e braccia ricamate da suture, puntinato di cicatrici rotonde di schegge come una coccinella. Mano devastata, inutilizzabile, pensavo che bastasse, mi sbagliavo, perché si sospetta che abbia la scabbia … ma se non muove la mano distrutta e le gambe (perché paraplegico come tutti quelli colpiti alla colonna dai cecchini) come si gratta? Parlo al povero martoriato, non capisce, anzi forse non sente. Un uomo così esploso forse ha i timpani sfondati. 

A Free Syrian Army fighter screams in pain after he was injured in a leg by shrapnel from a shell fired from a Syrian Army tank in the Salaheddine neighbourhood of central AleppoUn altro ospite dell’ospedale è un minorenne ferito e rimasto a terra dopo essere stato colpito. Non poteva muoversi, non ha mangiato né bevuto, lì, sdraiato senza soccorsi. Oggi cachettico, gli sono venute le piaghe da decubito. Quando ho visto quelle piaghe sono rimasta in piedi a fatica, mi girava la stanza. Arrivata in Italia ho mostrato alcune mie foto a un fisioterapista,ma non è riuscito a finirne la visione, non riporto il commento. Un’infermiera ha perso il senso dell’anatomia … non capiva quel che vedeva. Naturalmente in Italia le mie foto sono vietate ai minori anche se in ospedale sono scattate anche a minori. 
Il ragazzo della camera 27, non ancora entrato nell’età adulta , a causa di una bomba entrata in casa si ritrova a convivere con una colostomia e una paraplegia. Quale futuro?

I degenti si ammalano anche di depressione, sindrome post traumatica da stress, ma non ci sono psicologi e farmaci antidepressivi.

A doctor displays a bullet removed from the hand of a young girl wounded in HomsDa quei corpi ho visto uscire di tutto: palline di metallo, schegge, sabbia, terra , pezzi d’osso, carne sana o marcia, sassolini, il tutto accompagnato magari da sangue e/o pus (chiedo scusa ai più sensibili ma un siriano mi ha detto: ”perché non parlarne? Noi lo stiamo vivendo sulla nostra pelle!”). 
Ho visto le ossa, ma non in anestesia o in sala operatoria. I malcapitati anziché bestemmiare dal dolore pregano nella sofferenza. Ho trovato una grande fede, fede anche in un ideale, sani principi. Gli induisti conoscono la storia del Dio Shiva che dorme e i demoni ballano sopra di lui, con la Dea Kali che con una spada decapita esseri umani, la sua cintura è fatta di teste d’uomo. 

Pensavo di essere una persona senza pregiudizi, invece me li hanno inoculati,iniettati in vena di nascosto, senza che me ne accorgessi. Ho visto un uomo, che secondo l’immaginario occidentale poteva avere la classica faccia da talebano cattivo, poi guardandolo bene ho incontrato degli stupendi occhi da cerbiatto che mi parlavano. Pensavo di essere immune al razzismo. E’ per quel pregiudizio che non scrivo nomi, ho provato a chiamarli Mario Rossi, o meglio col nome di mio cugino. 

417859_10151351188112217_549230614_n… ma dai! dott.Gazi Nasimi. A chi cavolo gliene frega di questo elenco di casi clinici? E poi la gente che vuol fare qualcosa, già lo sta facendo. Ho incontrato un gesuita che sta raccogliendo fondi per quel paese dell`Africa, il … come si chiama?… anche lì profughi, guerra, morti. E della … come si chiama? … Siria? A chi gliene importa! A proposito; dov’è? Un`altra persona mi dice: ”ma cosa pensi che stia succedendo in Tibet, hai letto delle torture sui monaci? Pensi di salvare il mondo?”.
Un giorno nella foresta amazzonica scoppiò un gigantesco incendio. Animali e uccelli fuggirono impauriti. Mentre tutte le razze raccolte si disperavano e si lamentavano della loro cattiva sorte il colibrì volò verso il fiume e raccolse una goccia d’acqua. Tanta ce ne stava nel suo becco, e si diresse verso l’incendio. Gli altri lo derisero: ”ma cosa fai?” gli chiesero. Il piccolo colibrì rispose: ”Faccio quello che posso”.  Scusa, andiamo avanti …

Ho visto i fisioterapisti far giocare i bimbi a bowling per riprendere l’uso delle dita sfracellate. Per raffinare i movimenti delle braccia dilaniate li fanno giocare a basket. La farmacista croata mi saluta sempre con un gran sorriso. L’infermiera della notte mi ha chiesto aiuto; è stanca, non gioca come me a fare la crocerossina. 

599241_3362648147149_1806626730_nL’altra infermiera (24 anni), dopo dieci giorni che ci si conosceva, mi ha detto con fatica che da quando e’ uscita di prigione ha cefalea tutti i giorni. I genitori hanno pagato per farla uscire. ”He took off my clothes, he wanted to make sex with me, but the tele phon rang..”. Silenzio. ”Rimanevamo in ginocchio,con le braccia legate dietro la schiena con gli occhi bendati per molto tempo, non potevamo parlare, bere, ogni tanto ci davano pane e acqua”. Silenzio. Mi mostra cicatrici circolari: ”Extinguish cigarettes on my body”. Silenzio. Ha lasciato l’università perché è scoppiata la guerra. Studiava biologia, adesso sta imparando a fare l’infermiera. Le stavo parlando e ad un certo punto sono andata in tilt, ho sparato una frase in italiano, lei mi ha guardata con un’espressione sbigottita. La sua faccia mi ha fatto scoppiare a ridere, dimenticandomi che stavo per piangere. 

La felicità che è un’affermazione di vita. Non prendere troppo sul serio il fatto che il ragazzo delle pulizie deve lavare continuamente il sangue sul pavimento dell’infermeria. Lo si chiama ridendo, e dai vieni ancora col tuo scopettone! 

L’umorismo alleggerisce il fardello che opprime, il riso allenta la tensione. La salvezza è credere che tutto sia possibile anche ridere con un bambino che muove in modo buffo il moncone di arto. Fare il possibile per facilitare una risata con un acuto senso dell’umorismo. Molti per fortuna riescono a mettere la comicità in una situazione tragica.

003Un’altra infermiera mi dice che si era appena sposata quando ha dovuto lasciare casa sua, quella appena costruita, con tanti sacrifici, ”Adesso casa mia è tra due fuochi nemici, si è trasformata in un campo di battaglia, insomma la sera mi drogo per poter dormire”.

Un’altra ancora mi mostra su internet una bella cittadina con una suggestiva montagna, panorami degni di una brochure turistica. Poi la guerra. I suoi figli sono con la madre, sulla foto vedo un piccolo con una sola gamba. 
Oggi è arrivato un medico da Londra mi fa da specchio, abbiamo la stessa espressione incredula di impotenza. Ci scambiamo uno sguardo sconcertato.

Chiedo cos’è successo ad un parente di un paziente a cui mancano delle dita di una mano: ”oh no signorina, non è come pensa …. prima della guerra ero un falegname, adesso darei tutta la mano o tutto me stesso per far camminare di nuovo mio figlio”. Dorme su una coperta che fa da giaciglio per terra accanto al figlio. Cos’ha fatto di male nella vita precedente di falegname per reincarnarsi in un vedovo profugo siriano? La profondità delle ferite non è solo una questione anatomica!

59951_435825903153998_435495298_nFumiamoci una sigaretta! … ed ecco che appare chi telepaticamente te la offre, chi ti fa accendere, chi ti porta da mangiare, da bere, le donne vogliono curarsi del mio aspetto, chi si premura di volermi tingere i capelli perché i ciuffi bianchi invecchiano. La mia compagna di camera sorridendo mi vuole depilare …”con quelle gambe non troverai mai un uomo, hahaaahah!” e via che si ride. Ma non dovevo essere io a tirarli su di morale, a distoglierli dai pensieri? 

A chi e’ arrivato fino qui nella lettura domando: ”Chi vi chiede se siete felici? E quante volte al giorno? Quanti vi chiedono se avete fame, sete , freddo, se siete stanchi, se siete comodi?”

222515_4744278014019_1446819511_nNon è una guerra di religione, sono arrivata come non musulmana, non ho rispettato molte delle loro regole ( che non conoscevo), eppure ho trovato moltissimo amore e affetto qui. Ho rischiato di tornare in Italia ingrassata, pettinata, tinta, truccata. Tutti hanno cura di me. Ringrazio i radiosi sorrisi dei siriani ed i loro occhi profondi e comunicativi. Mi scuso con tutti coloro con i quali non sono riuscita a parlare, a tradurre quello che mi volevano dire e con tutti coloro di cui non ho portato la voce. In siriano Siria si pronuncia Suria in hindi suria vuol dire sole.

293853_514778935199525_212891598_n“In Siria c’era libertà di credo, vivevamo gli uni accanto agli altri. Abbiamo ospitato gli sfollati iracheni, palestinesi, curdi. La Siria accogliente, multietnica adesso produce profughi. Vorremmo tornare a vivere con tutti, nel desiderio della normalità della vita quotidiana. Noi stiamo chiedendo giustizia, libertà, democrazia. Vorremmo uscire di casa, trovare amici e parenti. La realtà attuale è che ci attacchiamo ai social network e alla televisione per avere notizie dei nostri cari.” Effettivamente nei mezzi di comunicazione ci sono lunghi elenchi di morti, quelli che prima erano dispersi. Un popolo alla deriva, un annullamento del diritto all’autodeterminazione. La primavera siriana, la loro rivoluzione, è diventata guerra. Ai partigiani rivoluzionari si sono aggiunte frange armate che hanno poco a che fare con i sani principi da cui è partito il tutto. 

429564_266826270053963_1387360646_n“Adesso viviamo nei campi profughi, non c’è acqua, non c’è un impianto fognario, nessun bagno, c’è poco cibo, la gente è scappata di casa all’improvviso senza portarsi nulla, vive di niente. Molte famiglie che non hanno la tenda vivono sotto un albero, senza soldi, senza cure mediche, senza prospettive.” Ho visitato una famiglia di profughi, si sono privati dell’unica cosa che avevano, pur di offrirci qualcosa: una tazza di caffè. Ingoio le lacrime.
Raccogliendo testimonianze ho scoperto un’abominevole crudeltà. “In una piccola cella eravamo ottanta – cento persone, c’era poco ossigeno, ogni tanto per respirare ci alzavamo in punta di piedi cercando aria fresca. Con noi vivevano pidocchi e scarafaggi. Facevamo i nostri bisogni nel locale. Era così piccolo e sovraffollato che ci si alternava per potersi sdraiare.” “Ci hanno legato le braccia per dieci giorni.” “Corrente, scossa elettrica. Bastonate, frustate.” “Quando faceva freddo ci buttavano l’acqua fredda, quando faceva caldo ci davano da bere acqua calda.” Sguardo basso, espressione tristemente assente: “Mio fratello è stato arrestato un anno e mezzo fa, non abbiamo sue notizie da allora.” 

318149_428024937237160_1653389276_nAmnesty International ha lunghi elenchi sui tipi di torture in Siria. Mi parlano di morti brutali, donne violentate davanti ai figli e al marito, figli violentati davanti ai genitori, torturati e uccisi. Nei racconti c’è rabbia, dolore, paura, disperazione. Stanno accadendo cose che non si possono credere. Fin dove arriva la perversione e la ferocia dell’immaginazione umana? Mi hanno mostrato video disastrosi, degni di una macelleria. File di cadaveri di bambini. Corpi di bambini decapitati. Corpi smembrati. Un uomo ancora vivo, agonizzante, dopo un’esplosione con una mandibola e parte del torace scoppiati. I siriani convivono con una violenza che ha raggiunto livelli inauditi e insopportabili. Vivono nel terrore e nella disperazione di questa dura realtà.

In un video di quindici minuti, mi sono bastati pochi secondi e poi stop, basta, spegnete per favore! Il mattino seguente ho detto che avevo avuto un incubo, mi hanno risposto che per loro tutte le notti è così. Cosa sta succedendo a questa umanità disumana in questo mondo?

560925_443370915702562_658817052_nCiò che ho visto, ciò che mi hanno raccontato, non importa chi lo ha fatto, importa che non deve accadere! Parole svuotate dal loro significato iniziale: ONU. Diritto internazionale. Utopisticamente si pensa che i pazzi senza scrupoli, immersi nella miseria della sete di potere si debbano isolare, curare e mettere nella condizione di non farli nuocere. Invece eccoli immersi nel lusso e nell’opulenza. Stimati. Indisturbati stringono amicizie con i grandi della Terra. Dall’ingiustizia nasce la violenza della vendetta.

Dopo giorni di full immersion nell’arabo incontro una donna meravigliosa che pazientemente mi spiega e traduce. Dopo una serie di descrizioni immonde si ferma e dice ”then up”. Cosa voglio sapere? Fin dove reggo? Da qui in poi si può salire nella scala dell’aberrazione … i brividi mi percorrono la schiena.
Da quello che ho scritto fino ad ora “ then up”.
Vi riporto una frase che segue la richiesta di aiuti:” dovremmo condannare per i crimini contro l’umanità, perché hanno ucciso la vostra umanità.”
Per finire solo parole senza una frase di contorno: regime, genocidio, aiuti umanitari –mafia, sfollati, esecuzioni , catastrofe.”

La lettera è stata pubblicata sulla pagina Facebook di OSSMEI

A cura di Angelo Gabrielli – Osservatorio Italo Siriano 

L'AUTORE
La redazione di YOUng
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