Tributo alla memoria di Angelo Vassallo, attraverso la testimonianza di suo figlio Antonio

5 Settembre 2013
luciana
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208824_1863653441694_6819597_n05 settembre 2010, ore 22.15 circa: Angelo Vassallo, sindaco di Pollica, mentre rincasa alla guida della sua automobile, viene raggiunto dalla feroce angheria omicida di una mano che gli esplode contro nove proiettili, sette dei quali vanno a segno.

Vassallo, quella notte, si tramuta cruentemente da “sindaco pescatore” in “Angelo” chiamato a vegliare dalla perpetua indecifrabilità del cielo sulla sua terra, sulla sua comunità, sulla sua famiglia.

05 settembre 2013: atto decoroso, legittimo, doveroso, omaggiare la memoria di un uomo giusto.

Lo è oggi, lo era un anno fa, lo sarà tra un anno, lo sarà sempre.

Perché quelli come Angelo Vassallo, idealmente, non muoiono mai.

Nel cuore, negli occhi e nelle parole di chi ha realmente e fortemente amato chi gli è stato strappato via in una maniera tanto truce e cruenta, esiste quella morigerata e serafica essenza che conferisce valore supremo al ricordo.

Pertanto, in un giorno come questo, affinché non diventi mai “un giorno qualunque”, nessuno meglio di Antonio Vassallo, figlio di Angelo, può tessere un quadro genuino, veritiero e meticoloso del “sindaco pescatore”, dell’uomo che è stato e che continua ad essere.

Non è facile trovarsi al cospetto di due occhi irreversibilmente segnati dall’immane tragedia che sono stati costretti a fissare, occhi che aprono uno squarcio su una profonda ferita che logora l’anima, una di quelle poco propense a cicatrizzare. Compito delicato ed infimo, pertanto, si rivela, identificare la linea di confine da non valicare per non sfociare nella spropositata invadenza: questa è la consapevolezza che regna dentro me, prima di ritrovarmi davanti agli occhi di Antonio.

Tuttavia, la garbata cortesia e la disarmante cordialità di Antonio, scardinano, una ad una, ogni mia remora, allontanando qualsivoglia timore di imbattermi in parole da non pronunciare o domande da non esternare.

Antonio è un albero germogliato da un seme nel quale era insito qualcosa di assai peculiare.

Questo mi appare inequivocabilmente chiaro, fin dalle prime battute.

Antonio, era una ragazzo, al quale, tre anni fa, la vita e le circostanze avverse e crudeli che gli sono franate addosso, hanno imposto di diventare frettolosamente e bruscamente uomo, in una notte, in quella notte.

L’orgogliosa compostezza del suo dolore, vivo, palesemente vivo, ma “maturo”, sottolineano la dignità di un uomo che ha saputo e voluto essere più forte dell’efferato ed irreversibile cammino che l’intransigente destino ha inferto alla sua vita, trovando la caparbietà necessaria per imprimere positiva risolutezza alla quotidianità, al futuro, ai valori, agli ideali, e perfino al lutto.

Lui, proprio lui che, da quella sera, la fascia nera, stretta intorno al cuore, la indossa tutti i giorni, è un forte ed emblematico esempio di composto ed acuto decoro.

Inevitabile, partire, o meglio ripartire, dal ricordo legato a quella tragica sera: “Inizialmente, non riuscivo a metabolizzare l’accaduto, – spiega Antonio Vassalloperché era strano immaginare che fosse successo proprio ad Acciaroli: paese tranquillo, mai, prima di quella sera, contaminato da omicidi, criminalità, camorra, mafia. Per giunta, era ancora più critico concepire che fosse accaduto proprio a papà, una persona amatissima, che aveva fatto del bene a tutti e che aveva governato questa terra senza praticare favoritismi.
A distanza di 3 anni, non conosciamo ancora identità e volto degli assassini e le ipotesi legate al suo omicidio, continuano ad essere molteplici: la presenza di traffico di droga sul porto e di attività di riciclaggio di denaro sporco, l’insidia di imprese estere che volevano investire su Acciaroli. Non conoscere il viso di chi era davanti a lui quella notte, rende più difficile affrontare la sua scomparsa. Inoltre, quell’estate era stanco della macchina amministrativa, la politica gli aveva dato soddisfazioni, ma anche delusioni, pertanto, era deciso a dedicarsi alla sua vita e questo aspetto rende tutto più amaro.”

In che modo quello che è accaduto ha cambiato la tua vita e quella degli acciarolesi?

“Non vivo, non viviamo bene, perché ci manca la verità. Esiste un punto interrogativo enorme nella coscienza di ogni acciarolese che amava mio padre. Non riusciamo a spiegarci chi poteva volere il male di una persona tanto speciale. Il paese, oggi, continua ad essere amministrato egregiamente, le persone hanno trovato la forza ed il coraggio di andare avanti con le loro vite e tornare a fare ciò che hanno sempre fatto, onorando e rispettando il paese ed i villeggianti, proprio come gli è stato insegnato dall’opera di sensibilizzazione attuata da mio padre. Ma questo paese, i suoi abitanti, io e la mia famiglia, abbiamo bisogno di sapere ciò che è davvero accaduto quella notte.”

Chi era Angelo Vassallo?

Un uomo semplice, umile, capace di ascoltare e dare considerazione a tutti, dalla persona più modesta alla più rappresentativa, sapeva farsi voler bene dalla comunità, era un leader, lungimirante, abile nell’individuare le cose giuste da fare e da non fare.
Nel corso dei suoi 15 anni di amministrazione ha arrecato beneficio a tutto il territorio ed era stato bravo nel rilanciare il turismo e valorizzare l’ambiente ed il paesaggio. Era un sindaco che ha trascurato la vita privata per dedicarsi al suo paese, per migliorarlo e per conferirgli l’aspetto, curato e perfetto, che aveva disegnato nella sua mente ed il fatto che fino a 20 anni fa era un “semplice” pescatore, rende impensabile e paradossale che sia riuscito a coprire la carica di sindaco in maniera tanto brillante. Inoltre, era una persona con una grande spina dorsale e lo ha dimostrato anche quella sera di 3 anni fa, quando si è trovato davanti a colui che voleva la sua morte ed ha scelto di andare avanti per la sua strada.”

Chi è, oggi, Angelo Vassallo?

Angelo Vassallo, oggi, rappresenta un punto di riferimento per la bella politica, quella esercitata in nome della legalità e dei sani principi. Tante sono le persone che, in tante città d’Italia, lo ricordano e lo raccontano. La Bandiera Blu, le 5 Vele, la dieta mediterranea sono i frutti tangibili del suo lavoro e di cui, tuttora, la sua terra continua a beneficiare. Angelo Vassallo è un simbolo che deve continuare ad essere rappresentato in politica, nelle idee e negli ideali, da tutti coloro che amano ciò che ci circonda.”

Qual è l’insegnamento più significativo che ti ha lasciato?

Continuare ad andare avanti. Spesso, quando penso a lui, mi chiedo chi mi da la forza per continuare a vivere, la risposta nella quale mi imbatto è sempre la stessa: lui. Oggi porto avanti l’attività di famiglia, aiuto l’amministrazione, conduco una vita “normale”, dopo tutto quello che è accaduto: la capacità di rimboccarsi le maniche ed andare avanti, al cospetto di problemi, difficoltà e situazioni avverse è una cosa che ho imparato da lui, era una sua caratteristica.”

Cosa ha insegnato, invece, Angelo Vassallo agli acciarolesi?

Un senso di grande rispetto per la natura e per il territorio e per tutti gli insegnamenti che ha lasciato incisi nell’anima di questa terra, la sua terra. Ogni singolo cittadino e ciascun turista che si reca qui da decenni, nutre un profondo rispetto per questa terra ed è un aspetto forte e significativo che rimarrà radicato in eterno nelle coscienze della sua comunità.”

Come vorresti che fosse ricordato?

“Inizialmente, si è parlato di un libro che ne avrebbe narrato la storia, adesso, se la Rai finanzierà il progetto, probabilmente, verrà girato un film che racconterà di lui. L’idea mi entusiasma, appoggio qualsiasi iniziativa utile ad imprimere eternità al suo ricordo. Che rimanga su carta o ripreso, ciò che per me conta è che venga conosciuto e che si parli di lui, ancora e sempre e che esista un reperto che ne rappresenti in eterno la persona umana, bellissima, che merita di essere ricordata per l’innata capacità di toccare le cose e migliorarle, come se disponesse di una bacchetta magica. Va bene tutto ciò che può servire per preservare aneddoti e ricordi e rendere omaggio a quello che Angelo Vassallo ha rappresentato, rappresenta e rappresenterà.

Domanda dopo domanda, attraverso il ricordo plasmato da parole ed emozioni sviscerate da Antonio, emerge che è proprio lui, Antonio, l’inno alla vita più eloquente ed espressivo che Angelo Vassallo ha lasciato su questa terra, sulla “sua terra”.

La sincerità che inonda gli occhi di Antonio e che non cela quello che gli pervade l’anima è la medesima che si rileva nell’infinita, incontaminata magnificenza che impregna le acque del mare di Acciaroli.

Attraverso gli occhi di Antonio, ma anche attraverso quel magico gioco di colori e suggestioni che quel mare è in grado di inscenare, ho compreso quanto è grande l’opera compiuta da Angelo Vassallo, capace di rimanere in vita, dopo la morte fisica, attraverso la veemente forza espressiva di suo figlio, ma anche negli scorci di pretta e delicata bellezza della sua Acciaroli, che perpetuamente rimarrà ancorata all’anima che lui gli ha inferto.

Angelo Vassallo è l’esempio tangibile di un amore vero, che affonda le sue solide radici negli abissi dell’eternità, di un padre verso un figlio, di un uomo verso la sua terra, ma anche di un figlio verso un padre e di una terra verso uno dei suoi più fieri abitanti.

L’indissolubile legame che congiunge e che eternamente congiungerà Antonio a suo padre ed Acciaroli al suo “sindaco pescatore”, conferisce la certezza che non vi è differenza tra parlare di Acciaroli o di Angelo Vassallo o di Antonio Vassallo, poiché, in ciascuno di loro, vive e regna la stessa essenza, lo stesso spirito, lo stesso perpetuo, smisurato, inarrestabile sentimento d’amore.

Prima di congedarmi, chiedo ad Antonio se ha qualcosa da aggiungere: “Oggi più che mai, non posso nascondere la mia perplessità sulle indagini. La mattina immediatamente successiva all’omicidio, il primo nome segnalato dagli inquirenti è stato quello di Bruno Damiani, detto “il brasiliano”, rinomato delinquente, legato al traffico di droga in costiera cilentana, ma già noto alle forze dell’ordine per altri reati, quali: rapine, furti, risse, estorsioni. L’aspetto più amaro da digerire è che, a distanza di due giorni dall’omicidio, gli è stato consentito di fare ritorno in Brasile, trascurando così la possibilità di un suo reale coinvolgimento. In seguito, il suo nome, è stato ripreso più volte e, ad oggi, resta classificato come uno dei palpabili assassini. Non è piacevole per noi, sapere che chi può aver ucciso mio padre si trova dall’altra parte del mondo ed è possibile che rimanga lì, per tutta la vita, impunito, poiché, laddove venisse provato che è lui il colpevole, potrebbe essere non facile assicurare che venga fatta giustizia, se il Brasile non dovesse concedere l’estradizione. Cerco di avere fiducia nelle istituzioni, il procuratore che segue il caso ci ha rassicurato ed ha più volte esternato il suo desiderio di voler far luce sui fatti accaduti quella tragica sera, ma sono altrettanto consapevole che più tempo passa e più diventa difficile venire a capo della verità.”

Questo è quanto ha da aggiungere Antonio, figlio di Angelo Vassallo.

Verità e giustizia sono parole che incarnano due concetti assai forti.

Sono le parole che con maggiore frequenza la voce e gli occhi di Antonio hanno pronunciato.

Sono le parole che danno forma e colore al tassello che manca per riempire quel triste vuoto che da tre anni imperversa nelle coscienze degli acciarolesi, nell’anima della terra in difesa della quale il sindaco Vassallo, probabilmente, si è lasciato uccidere, nel cuore di Antonio, della sua famiglia, di tutti quelli che lo hanno amato, ma anche di quelli che, seppur Angelo Vassallo non l’abbiano mai visto né conosciuto, oggi ne commemorano la scomparsa, perché innamorati dei suoi stessi ideali.

Luciana Esposito

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