In Siria musulmani e cristiani hanno una nuova comune identità: assediati

15 Settembre 2013
Redazione YOUng
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Le famose mura in pietra nera di Homs, terza cittá siriana, testimoniano la convivenza di cristiani e musulmani nel corso dei secoli. A dividere le chiese dalle moschee ci sono solo antiche mura. A volte, persino queste pareti sono in comune.

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Nei quartieri della Homs antica, le due fedi sono così intrecciate che è impossibile trovare una strada che sia solo cristiana o musulmana. Se in una via vi è una chiesa, poi vi è una moschea, se c’è un minareto allora c’è anche un campanile.

La maggior parte dei cristiani residenti a Homs sono rimasti neutrali nel corso della rivolta siriana, mentre alcuni si sono apertamente schierati con il regime o l’opposizione.

Ma per i cristiani rimasti nei loro quartieri assieme ai ribelli musulmani, l’essere neutrali non era una posizione accettabile per il regime. Checkpoint di sicurezza furono eretti nel tentativo di separare i quartieri misti. I tentativi di rimuovere questi checkpoint sono stati accolti bombardamenti indiscriminata che non differenziavano tra case cristiane e musulmane, tra chiese e moschee.

I distretti prevalentemente cristiani di al-Hamidiyeh e Bustan al-Diwan hanno sofferto il peso dei bombardamenti dell’esercito a causa della loro posizione nel cuore della Homs liberata. I residenti sono stati costretti a fuggire, lasciando la maggior parte dei loro beni alle spalle. Coloro che sono rimasti hanno subito un destino peggiore, fatto di razzie e massacri, quando il regime cominciò l’avanzata.

La presenza dei ribelli in queste zone ha creato nuove differenze tra i quartieri liberati e quelli occupati dall’esercito siriano. In effetti, la maggior parte delle zone ribelli sono ora completamente sotto assedio.

Quasi 10.000 civili musulmani e ribelli vivono nei quartieri assediati di Homs. Tra loro ci sono 85 cristiani, la maggior parte dei quali sono anziani. Si sono rifiutati di abbandonare le loro case nonostante gli fosse stata data la possibilità durante le prime fasi dell’assedio nel giugno 2012, quando centinaia di migliaia di abitanti cristiani e musulmani hanno sono fuggiti.

Padre Francis van der Locht, tedesco che vive in Siria, è tra coloro che hanno deciso di restare per prendersi cura della sua gente. La maggior parte dei residenti sotto assedio lo conosce per il suo volto sincero, la sua marcata parlata araba e la sua bicicletta. Stabilisce legami di amicizia e affetto con coloro attorno a lui senza discriminazioni.

All’interno di una chiesa, una giovane ragazza musulmana aiuta a prendersi cura delle famiglie che vi si sono stabilite dopo essere fuggite dalle loro case, nella notte, in fuga dagli orribili massacri commessi dalle truppe governative a Karam al-Zaytoun, al-Nazeheen, al-Awadiyeh, Ashirah, e Deir Baalba. Le moschee e le chiese della Homs assediata offrono riparo ai sopravvissuti, ormai.

Abu George è un cristiano, ricercato per la sua opposizione al regime ancora prima dello scoppio della rivoluzione, nel marzo 2011. Firmò la Dichiarazione di Damasco del 2005, inclusiva di oppositori provenienti da ambienti diversi. Abu George ha deciso di restare nella città assediata, lontano dalle grinfie delle forze di sicurezza del regime. Per lui, vivere sotto assedio é più sicuro.

L’ho incontrato una volta mentre facendo il bucato presso un pozzo. Gli ho chiesto della sua vita sotto assedio e delle sue opinioni sull’opposizione in Siria, e in particolare quello cosa pensasse dell’opposizione armata. “Non è ancora abbastanza matura per essere in grado di finire il regime”, ha detto. “Le infiltrazioni e le divisioni hanno reso le cose ancora più complicate.”

Sei chiese risalenti agli inizi del millennio scorso e scuole cristiane risalenti al diciassettesimo e diciottesimo secolo, sono state distrutte durante i bombardamenti dell’esercito su al-Hamidiyeh e Bustan al-Diwan. Neppure le moschee nella zona sono state risparmiate.

Nonostante la distruzione, cristiani di diverse sette (cattolici, ortodossi e protestanti) si riuniscono per la messa della domenica in una delle sale parrocchiali rimaste intatte. Una volta divisi dalla setta, sono ora riuniti sotto assedio. La messa della domenica unisce tutti e viene servita una colazione in comune il mercoledì. I loro incontri sono ciò che gli è rimasto di più simile ad una famiglia.

Evelyn, 60 anni, frequenta la chiesa ogni domenica e mercoledì. Con poco da fare, le persone anziane passano il tempo vagando nei quartieri. Durante una chiacchierata veloce, Evelyn si rifiuta di essere ripresa dalla macchina fotografica ed evita di accusare il regime o i ribelli. “Basta con i bombardamenti. Non è rimasta in piedi una sola casa. Tutto è distrutto. La casa di mia figlia è in rovina. La scuola di mia nipote è stata bruciata.” Quando le si domanda chi sia il responsabile della distruzione, non da una risposta specifica e si limita a ripetere “basta, basta, basta.”

Tratta gli operatori umanitari che aiutano le famiglie cristiane allo stesso modo in cui tratta tutti gli altri sotto assedio. Assegna razioni di cibo ognuno e Padre Francis è responsabile per la consegna degli aiuti.

Il timore del regime è sempre presente nei cristiani della Homs assediata, gettando un’ombra su ogni loro movimento. Come fotografo, documento la vita quotidiana sotto assedio, ma ogni volta che un anziano cristiano compare sullo sfondo di una foto, lui o lei mi farà promettere di non pubblicarla. Non vogliono essere in queste foto, le vedono come un confronto diretto con il regime. La loro paura più grande è che il governo potrebbe smettere di pagare i sussidi alle loro famiglie che non sono sotto assedio. Questa necessità economica è un fattore importante della loro esigenza di neutralità. Umm Fadi dice: “Dio ti benedica, per favore non farmi foto.”

Le foto delle loro riunioni ecclesiali vengono pubblicate su una pagina Facebook “Semplicemente il nostro Hamidiyeh”, nata come gruppo di pro-regime, ha annunciato la sua neutralità dopo che i ribelli hanno preso il controllo del territorio. Uno degli amministratori è una ragazza del posto, volontaria in una delle chiese. La pagina mostra le immagini della vita sotto assedio utilizzando termini neutri. Non approfondiscono sul chi sia a bombardare e perché, anche se alcuni sono stati feriti durante questi bombardamenti, ma si limitano a scrivere i luoghi delle esplosioni.

Abu Rami è un cristiano che vive da solo. Durante il Ramadan, visitava i suoi vicini e gli amici musulmani per rompere il digiuno con loro. Durante uno degli iftar, l’argomento di discussione erano i “comitati di difesa popolare” dei villaggi cristiani nella campagna di Homs. Questi gruppi sono pro-regime e contribuiscono ad inasprire l’assedio dei ribelli in quelle aree bruciando cespugli e tagliando gli alberi che forniscono ripari. “La gente delle campagne è diversa dalla gente di città. Noi abbiamo vissuto insieme, sappiamo che cosa è la vostra rivoluzione e il motivo per cui è iniziata. Ma loro non sanno quello che sappiamo noi”, ha detto.

Dopo 14 mesi sotto assedio, nuove relazioni e legami hanno messo radici, sulla base di un estenuante embargo e bisogni comuni. Cristiani e musulmani sono diventati famiglie gli uni per gli altri, dopo che i loro cari sono fuggiti dalla città. Sotto assedio, le famiglie dimenticano la differenza di religione o il luogo di nascita. È più importante ciò che si ha in comune: un assedio su tutti gli aspetti della vita, il suono quotidiano dei bombardamenti e la distruzione che ha un impatto su tutte le religioni e tutte le sette, indistintamente. Condividono la loro sofferenza e la mancanza di acqua e di cibo. Quando le trattative tra i ribelli e la Croce Rossa Internazionale avevano offerto la possibilità di portare i civili in salvo, soli 18 cristiani hanno detto di voler andare. Gli altri hanno insistito per restare sotto assedio. La vita è dura, ma c’è un lato positivo: le linee che una volta definivano religioni e sette diverse, sono ora offuscate nella Homs vecchia. E gli abitanti sono ora uniti da una nuova identità: assediati.

di Yazan Homsi Traduzione di Vanessa Marzullo

L'AUTORE
La redazione di YOUng
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