Il Pianeta del Futuro – Recensione

17 Settembre 2013
Redazione YOUng
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Da sempre navigo lontano dalle letture comode e rassicuranti, irretito dai racconti di mitologie esotiche e dalle tradizioni popolari, affascinato dagli incanti della fisica quantistica come dalle indagini antropologiche su popoli misteriosi. Mi piace smarrirmi nell’arcipelago della conoscenza, alla ricerca di isole ricche di storie, certo che un naufragio possa schiudere orizzonti intriganti, salvo poi riprendere la rotta inseguendo una nuova sirena. Per questo motivo ho pensato di creare un diario di bordo in cui documentare le mie avventure più interessanti nel mare delle parole.

Lungo il percorso più recente, la corrente mi ha fatto imbattere in un libro che ha avuto il salutare effetto di lasciarmi spiazzato, mettendo in discussione alcune certezze che appaiono scontate.

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Si tratta de “Il pianeta del futuro”, Bruno Mondadori Editore, scritto da Fred Pearce, giornalista scientifico, che si è occupato di capire quale sia il nostro possibile futuro demografico, smentendo gli assunti malthusiani che ipotizzavano una crescita esplosiva della popolazione ed individuando semmai nel cattivo uso delle risorse naturali disponibili il vero rischio che ci può attendere.

L’autore ha avuto il coraggio di denunciare i risvolti inquietanti di politiche spregiudicate, che hanno imposto sterilizzazioni violente o comprate con il denaro, interventi che hanno goduto del supporto economico di lobbies internazionali, desiderose di pianificare i numeri ritenuti tollerabili di persone meritevoli di vivere e riprodursi nelle varie parti del mondo. A titolo di esempio viene evidenziato il caso di Portorico, in cui è stato realizzato un progetto, promosso dalla Family Planning Association, fondata da finanziatori americani, che ha comportato la sterilizzazione di un terzo delle donne in età fertile.

Rivela, inoltre, le pratiche abortive di massa, accertate, tra l’altro, nelle cliniche di Mumbai, in cui medici senza scrupoli strumentalizzano l’ecografia per consentire la “selezione” dei nascituri, tanto che la rivista Lancet calcola che negli ultimi vent’anni l’India abbia perso dieci milioni di femmine.

Nel frattempo, in molti Paesi, il tasso di fecondità è palesemente insufficiente per garantire il ricambio generazionale, come a Singapore dove i trentenni che lavorano in ufficio fino a tardi, per poi rilassarsi nei bar e nei locali in città, rifiutano di fatto di dar vita a famiglie con bambini, creando una società disamorata dei figli.

Forse ancora più sconvolgente l’analisi dei profili inerenti l’eugenetica, quale utopia distorta che ambisce a produrre una razza perfetta, che riscontra ancora oggi sostegni trasversali e tra i cui adepti viene annoverato, non senza sorpresa, anche il primo presidente dell’Unesco, il biologo britannico Julian Huxley, nonché fondatore del WWF, evidentemente più preoccupato del destino delle sequoie che della libertà di procreazione.

Il giornalista, infine, sfata il falso convincimento che l’invecchiamento della popolazione costituisca soltanto un pericolo per la tenuta dell’equilibrio demografico, sottolineando come invece gli anziani possano offrire un patrimonio di saggezza e rappresentare una risorsa, talora indispensabile, come accade in Sudafrica, nelle townships vicino a Johannesburg o a Pretoria, in cui l’Aids ha falcidiato un’intera generazione di madri e padri e gli anziani, da soli, assistono i piccoli orfani.

Ma adesso è giunto il momento di riprendere il mare, nel silenzio.

L'AUTORE
La redazione di YOUng
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