La carta della laicità nella scuola francese

26 Settembre 2013
Redazione YOUng
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Un documento neoilluminista di ispirazione secolare, hanno detto certi. Un manifesto della scuola secolare francese, hanno detto altri. Alcuni sostengono abbiano peccato di presunzione, altri che sia solo uno spreco di carta.

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Sta di fatto che la Carta della Laicità promulgata dal ministro dell’Istruzione Paillon ha fatto il giro degli istituti scolastici dei nostri cugini d’Oltralpe come nuovo Statuto.

Cosa afferma di tanto scandaloso? Nulla che in realtà non si applichi già.

Semplici regole di buonsenso che anche in molti istituti italiani vengono applicate, tra le quali il non imporre il proprio credo o la propria fede politica a scuola, la promozione dell’interculturalità all’interno di essa e il rispetto delle differenze.

Un conto, tuttavia, è affidarsi al buonsenso dei docenti e un conto è invece mettere tutto nero su bianco.

La Francia apre così legalmente un nuovo capitolo per la storia scolastica, che di fatto non fa altro che confermare ciò che già veniva applicato. Ma che spesso a noi italiani risulta difficile da capire.

Noi stentiamo a comprendere la differenza tra “ateo” e “laico”, come possiamo capire una Carta della Laicità?

I francesi ancora una volta ci vengono in soccorso e ce lo spiegano bene, in quindici semplici punti.

Nessuno studente può appellarsi a una convinzione politica o religiosa per contestare a un insegnante il diritto di trattare una parte del programma”. Questo dicono i francesi.

Di base, se sei un cristiano non puoi dirmi di non parlare della religione musulmana in classe solo perchè è contraria al tuo credo. Se sei un musulmano non puoi dirmi di non parlare della religione cristiana in classe solo perchè è contraria al tuo credo.

Va al di là del problema del rispetto delle minoranze, sconfigge la questione del crocifisso in aula ancora prima che si ponga.

Io, Stato Francese, ho un mio programma scolastico che racchiude tutto lo scibile umano, di qualsiasi frangia politica o credo religioso. Tu, studente o genitore, non puoi impedirmi di insegnarlo perché è diritto e dovere dell’alunno sapere e imparare.

L'AUTORE
La redazione di YOUng
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