«I funerali a Priebke vanno negati»: lo dice il diritto canonico

13 Ottobre 2013
Redazione YOUng
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Il canonista: «I funerali a Priebke vanno negati»

«In base al diritto Canonico», spiega don Alessandro Giraudo, «concedere esequie ecclesiastiche in forma pubblica a Priebke potrebbe significare avallare una posizione che è nettamente contraria alla fede cristiana e non in linea con la posizione della Chiesa ribadita qualche giorno fa da papa Francesco il quale ha detto che è “una contraddizione che un cristiano sia antisemita”».

priebke

«Il Codice di Diritto canonico è chiaro: concedere esequie ecclesiastiche in forma pubblica a Priebke potrebbe significare avallare una posizione che è nettamente contraria alla fede cristiana e non in linea con la posizione della Chiesa ribadita qualche giorno fa da papa Francesco il quale ha detto che è “una contraddizione che un cristiano sia antisemita”».

Don Alessandro Giraudo, docente di Diritto canonico alla Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale di Torino, prova a fare chiarezza sulle polemiche riguardo la concessione dei funerali religiosi all’ex ufficiale nazista Erich Priebke, morto a Roma venerdì scorso all’età di 100 anni.

La Diocesi di Roma ha detto che non è arrivata nessuna richiesta ufficiale dai familiari. «Questo, in effetti, è il punto da cui partire. Le esequie ecclesiastiche, infatti, non sono automatiche nel senso che vanno chieste dalla famiglia alla parrocchia di appartenenza, come prescritto dal codice 1177 del Diritto Canonico, o ad un’altra chiesa, dopo aver avvertito il proprio parroco».

Nel caso di Priebke il Vicariato come dovrebbe comportarsi?
«Il canone 1184 lo dice chiaramente: “Se prima della morte non diedero alcun segno di pentimento, devono essere privati delle esequie ecclesiastiche i peccatori manifesti, ai quali non è possibile concedere le esequie senza pubblico scandalo dei fedeli”. Nel caso di Priebke, è notorio a tutti che fino alla fine, almeno pubblicamente, lui ha negato la Shoah».

Il suo avvocato ha detto che il suo assistito era un fedele della Chiesa, che si confessava e ha ricevuto anche l’assoluzione.
«Noi non possiamo sapere se in privato – e la confessione è un momento strettamente privato  – Priebke si sia pentito di quello che ha fatto. Se così fosse, questo sarebbe per lui un dono di grazia davanti a Dio. Resta il fatto che le esequie ecclesiastiche in forma solenne sarebbero comunque di “pubblico scandalo” per i fedeli».

Tecnicamente cosa sono le esequie?
«Non sono un sacramento, nel senso che non aggiungono nulla a quello che il defunto ha fatto nella sua vita per salvezza, ma una preghiera con la quale, come recita il diritto Canonico, “la Chiesa impetra l’aiuto spirituale per i defunti e ne onora i corpi, e insieme arreca ai vivi il conforto della speranza”».

L’avvocato di Priebke ha detto che è pronto comunque a celebrarli anche in strada, se necessario.
«Mi sembra una provocazione. Il problema non è se farle in Chiesa o no, ma di evitare ogni pubblicità al rito».

L’ultima parola comunque a chi spetta?
«All’ordinario del luogo. Il vescovo di Roma, come sappiamo, è papa Francesco ma non credo che sarà lui ad occuparsene di persona. In questo caso sarà il suo vicario, il cardinale Agostino Vallini, a prendere la decisione finale. Se ci sarà una richiesta ufficiale da parte della famiglia, il vescovo dovrà necessariamente rispondere motivando anche la propria scelta».

Nel passato, ci sono state molte polemiche con il caso Welby.

«I due casi più famosi, diciamo così, sono quello di Piergiorgio Welby, al quale furono negate, e quello di Pavarotti, al quale, pur essendo in una situazione di peccato notorio per via delle sue vicende coniugali, vennero concesse esequie solenni in Cattedrale. Nel caso di Priebke molto dipenderà anche dal contesto e su come la città di Roma sta reagendo alla morte di un protagonista di un eccidio tremendo nel cuore della città».

Antonio Sanfrancesco, Famiglia Cristiana

L'AUTORE
La redazione di YOUng
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