Scambiamoci: moto, velini, preti lefebvriani e le identità che non ci dicono

17 Ottobre 2013
Redazione YOUng
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Un distributore di moto Ducati a Portland, USA, propone una classica campagna promozionale.

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Una ragazza seminuda, di schiena ( da dietro, la posa della vulnerabilità, della disponibilità sessuale ) e con tacchi rossi altissimi posa accanto alla motocicletta, poi ci si accovaccia sopra, si contorce per seguirne le curve, le dà persino un bacino con le labbra rosse anche quelle.

Niente di nuovo: classica strumentalizzazione del corpo femminile ad uso e consumo dello sguardo maschile, legata a un ambito merceologicamente legato al consumo dell’uomo, perchè l’oggetto reclamizzato promuove un’identità virile oltre che un acquisto. Identità in cui deve rientrare la ragazza seminuda, disponibile, passiva. Identità che prevede che lo sguardo sia rapito da queste immagini, che la mente ne sia suggestionata, per provare di essere “un vero uomo”.

Succede poi che a volte si ribalti il punto di vista.

I dipendenti del rivenditore – tutti uomini – infatti si sono sostituiti alla modella in degli scatti identici.

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L’effetto è divertente e significativo.

Provate a sostituire le Veline con due uomini.

Cosa otteniamo? Due uomini oggettivizzati allo stesso identico modo delle donne. Un produttore televisivo convinto di aver dimostrato che le donne, in fondo, vogliono solo anche loro un po’ di carne da guardare, tutte quelle tiritere sul sessismo sono invece invidia degli strip tease. Un pubblico sgomento che tormenta il web con commenti devastati: che schifo, ridicoli, sono vergognosi, è imbarazzante per gli uomini. Ah, ecco.

L’ “esperimento Velini”, dimostra che con lo SWAP, con lo scambio di ruoli, di prospettive, di punti di vista, scambiandoci il ruolo di oggetto e di sguardo, il genere maschile subisce una stessa oggettivizzazione e come tale la percepisce, come tale la ripudia.

Per poi però osannare la mercificazione del corpo femminile perchè lo sguardo, il soggetto, nel nostro sistema socio-economico, è sempre maschio.

Quindi dai commenti schifati non nasce un’uguale consapevolezza nei confronti del genere femminile, ma la voglia conservatrice di tornare a ciò a cui si è comodamente abituati: un’identità di genere che guarda le Veline, che compra le moto su cui sono spalmate modelle seminude.

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I contenuti non stereotipati sono disturbanti, propongono identità inaspettate, inaccettabili.
Sono da vietare ai minori. Come nel video parodia della canzone Blurred Lines fatto dai Mod Carousel.

Alle donne nude che giravano intorno ai cantanti, si sostituiscono uomini in mutande e tacchi a spillo intorno a donne in doppiopetto.
Il video originale gira sui canali televisivi, la parodia SWAP richiede di confermare la maggiore età per essere visionato.
Non c’è violenza, non c’è sesso, non ci sono genitali. Ed è vietato guardarlo perchè gli uomini sono sui tacchi a spillo.
Nell’originale c’è la violenza dei testi e dei contenuti semiotici ( lyrics sessiste e figure femminili a servizio del maschio alfa ), c’è il corpo nudo e passivo delle donne. Questo sì, possono guardarlo tutti.

D’altronde il prete lefebvriano che aveva deciso di celebrare il funerale di Priebke, il gerarca delle Fosse Ardeatine e dei rastrellamenti, ha detto a chi criticava la sua scelta:Bagnasco ha dato la comunione a Luxuria. E’ peggio”.

Meglio le SS naziste che una transessuale. Meglio un criminale nazista mai pentito a un’identità di genere che non rispetti gli schemi.
Meglio una canzone di moda che dice “ti darò qualcosa di grande abbastanza/da entrare bene nel tuo cul*”, che degli uomini sui tacchi a spillo.
Meglio le Veline mute per contratto che i Velini, muti per contratto anche loro.

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Ci mettono dei vestiti addosso, ci dicono qual è il nostro colore identitario, tu sei rosa, tu sei azzurro, ci dicono quali sono i nostri gusti e cosa dobbiamo comprare. Poi ci dicono che la violenza si combatte con le pubblicità progresso, ma tutto quello che è progresso culturale è censurato, oscurato, ignorato. Ci dicono che una donna si mette in mutande su una moto che non guida, che serve ad arrapare e non si arrapa mai, oppure solo al momento giusto.
Ci dicono che è meglio essere Priebke che Vladimir Luxuria. Questa è anche parecchio che ce la dicono.

Provare a scambiare i ruoli fa bene. Se il ribaltamento riesce ad essere spiegato, capito bene.
Se non c’è solo la corsa a tornare a quel mondo sessista e rassicurante. Imparare a guardare le persone fuori dai ruoli, dagli abiti, dai canoni in cui siamo abituati a considerarli, stabilendo connessioni spesso inaspettate.

di Laura Grimaldi, ComunicazionediGenere.Wordpress

L'AUTORE
La redazione di YOUng
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