Sciopero della fame sotto assedio – Giorno 24

21 Dicembre 2013
Redazione YOUng
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Non ci sono ricordi più dolci di quelli nati nella casa in cui sei cresciuto assieme ai tuoi fratelli e alle tue sorelle, protetto dall’amore dei tuoi genitori. Così, stanco per la fame e tremante per il freddo, ho sentito il bisogno di fare visiti alla casa della mia famiglia. Ho camminato da solo fino al limite del paese, dove una volta si ergeva la nostra abitazione, al terzo piano di un edificio. Sapevo cosa avrei trovato, ma fa comunque male.qusaii-side-nov2013

La nostra casa è vicina alle montagne in cui è appostata la Quarta Divisione di Assad. Queste zone del paese non vengono bombardate di solito. Sono troppo vicine al fronte e spesso il regime ha ferito le sue stesse truppe durante i bombardamenti. Il regime bombarda il fronte  solo quando tenta di invadere l’area e, di solito, lo fa usando carri armati così che possano colpire obiettivi specifici. Serbano i bombardamenti casuali per il centro densamente popolato.

La nostra casa è stata danneggiata durante il tentativo di invasione di otto mesi da. Un terzo della casa è ora in rovina. La maggior parte dei mobili è sepolta sotto le macerie. La tv è distrutta. Passavamo molto tempo in famiglia, seduti attorno a quella cosa. Il martedì era la nostra serata film. La mia famiglia si riuniva con pop-corn e semi di anguria tostati. Delle volte, invitavamo i nostri amici. Alcune volte mia madre restava con noi. Papà è morto molto tempo fa, possa Dio avere pietà per la sua anima, e la mamma si è presa cura di noi ma era anche un’amica a cui facevamo compagnia.

Nel salotto ho trovato la giacca di mio fratello, un falso Armani, ma era comunque una bella giacca. L’abbiamo comprata durante una visita ad Aleppo. Più di una volta ho atteso che mio fratello andasse a scuola per prenderla in prestito senza avvertirlo. Fa male vedere quella giacca lacerata, come la nostra famiglia. Siamo davvero una grande famiglia ma stiamo tutti cercando di sopravvivere, da soli, in un’altra città o in un altro stato. I palestinesi sono abituati a questo – ma adesso anche i siriani.

E’ troppo pericoloso restare in stretto contatto con i miei fratelli, non parlo molto con loro. Per quanto riguarda mia madre, sente il bisogno di controllarmi ogni giorno. Ma non le permetto di sentire la mia voce. Se dovessi parlare con lei, sentirebbe la mia tristezza e non sopporterei la sua sofferenza. Una volta ogni tanto, quando insiste per sentire la mia voce, le parlo al telefono e, di colpo, non mi sento più un uomo adulto o un coraggioso rivoluzionario ma un ragazzino che vuole solo il conforto della madre, tentando invano di trattenere le lacrime.

Ma sono solo uno dei milioni di siriani separati dalle proprie case, famiglie, amici e lasciati a sopravvivere in campi profughi o ghetti per sfollati interni, o sotto brutale assedio. 

Mi sono fermato in cucina. Il frigorifero vuoto era per terra, in pezzi. Il tavolo da pranzo sotto le macerie. Non cè nulla al mondo come la cucina della mamma, ma io ero uno di quei ragazzi schizzinosi. Molte volte dicevo a mia madre che il cibo non mi piaceva, specialmente quando cucinava okra in salsa di pomodoro, un famoso piatto siriano. In quei giorni, uscivo e mangiavo un sandwich con gli amici. Lei non si arrabbiava mai. Era molto diplomatica.

Per me, una Siria libera significa libertà e dignità per il popolo, e anche riunire la famiglia sotto un tetto, il nostro tetto, nel paese che amiamo, Moadamiya.

HUNGER STRIKE UNDER SIEGE: MOADAMIYA, SYRIA – QUSAI ZAKARYA, CITIZEN JOURNALIST

L'AUTORE
La redazione di YOUng
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