Ambiguità e malafede: piccoli crimini della coscienza
Freud diceva: “ La verità è il nostro mestiere” , non riferendosi a dogmi o verità assolute ma al faticoso processo interiore che chiunque deve affrontare per portare alla luce processi inconsci, rinunciare a illusioni consolatorie , abbattere le difese della negazione e dell'autoinganno. L'aspirazione alla verità sarà sempre sotto il segno del conflitto, le forze inconsce vi si opporranno fermamente per il motivo, non banale, che la verità è dolorosa.
Dalle patologie cliniche “classiche” di delirio, diniego e rimozione, si è passati a nuove forme per attaccare la verità, per venirne a patti, più subdole, parcellari ( ma non meno malefiche) come la scissione e la malafede.
LA VERITA’ SOTTO SCACCO
Si tratta di un modo speciale di eludere la verità, una zona grigia tra conscio e inconscio. Mentre il bugiardo patologico è consapevole dell’inganno che inscena, nella malafede l’inganno, in una certa misura, viene fatto anche a sé stessi. Non si parla di situazioni di dubbio e ambivalenza legati all’ansia di essere abitati da tendenze opposte e contradditorie ( il dubbio è sano) ma di un atteggiamento subdolo e sfuggente , difficile da definire, che pervade la società tutta. La pratica del dubbio, alla base della psicoanalisi, della filosofia della scienza e di tutto il pensiero speculativo, non ha niente a che vedere con l’ambiguità patologica.
Un fenomeno psicologico al confine tra patologia ed etica, un’ambiguità del pensiero che consente a livello individuale e collettivo di eludere la fatica delle proprie responsabilità e delle proprie scelte.
Falle minime del pensiero, piccole ma non innocue, al tempo stesso sintomi di disturbo cognitivo e carenza morale. Una caratteristica che può anche essere sporadica o episodica, un dissimulare lieve che elude ciò che può rivelare la contraddizione e generare il senso di colpa. O un vero e proprio tratto caratteriale che svela poi un più ampio e pervasivo disturbo della personalità.
MICROPATOLOGIA
Attraverso i meccanismi della malafede tanti soggetti entrano in collusione con gli aspetti deteriori del vivere civile e della politica, praticandoli attivamente ( clientelismo, corruzione,, evasione fiscale, vandalismo ecc) o passivamente ( distrazione, omissione o indifferenza di fronte all’ingiustizia). Le parti oneste e quelle disoneste della coscienza possono convivere senza coercizione alla scelta e senza sensi di colpa o vergogna.
In situazioni di minaccia o pericolo ciascuno di noi può regredire al funzionamento ambiguo per limitare la consapevolezza della sofferenza. Ciò spiega sia l’adattamento della vittima all’ambiente sia l’acquiescenza della collettività a situazioni di depravazione sociale e politica ( dittature scellerate, nazismo, fascismo, stalinismo ecc): una paradossale accettazione non conflittuale di una realtà esterna intollerabile . Una volta che il meccanismo si è insinuato nell’organizzazione psichica, tuttavia, il danno non rimane circoscritto e andrà a condizionare l’intera personalità. Una volta instaurato tenderà a difendere se stesso, a resistere, anche con aggressività, perché uscirne provocherebbe disagio, ansia, confusione, sensi di colpa.
PARADOSSI
Ne sono un esempio le personalità intolleranti, intransigenti, autoritarie ( che hanno polarizzato radicalmente l’ambiguità), i fanatici e chi teme l’imprevisto e il cambiamento.Gli impostori abituali, chi tradisce con regolarità. Casi paradossali nei quali la capacità affabulatoria e seduttoria si accompagna alla povertà del senso di sé e della capacità identificatoria. L’intolleranza che puo’ esprimersi in modi più subdoli ( revisionismo storico , negazionismo) che si muovono dentro un’operazione di risignificazione a posteriori al servizio della malafede.
Diverso il caso tipicamente italiano della insita contraddizione espressa dalla classe politica: non si tratta di un meccanismo psicologico di difesa ma una scelta precisa e consapevole di salvaguardare il proprio interesse senza rinunciare a proporsi come portatori di norme morali ideali. Semplice ipocrisia mossa dal cinismo e dall’arroganza del potere. Più calzante il paradosso dell’indignazione civile, altissima in Italia, che si accompagna ad un bassissimo grado di impegno al cambiamento.
SFERA AFFETTIVA
Inevitabilmente l’ambiguità investe anche l’ambito degli affetti, della sessualità e dell’identità di genere sessuale. Da almeno due generazioni si producono personalità plastiche, con un Super-Io meno impositivo e un Io più fragile: la concomitanza di livelli molto evoluti e altri pericolosamente immaturi genera gli eterni adolescenti.
Il nodo edipico è eluso: le differenze non sono più un valore assoluto . Nessuno si fa carico di porre limiti all’aggressività e alla sessualità. La repressione è stata sostituita dalla pressione sociale all’edonismo: l’autostima individuale è vincolata alla propria capacità di godere e se ciò non avviene, ne derivano sentimenti di vergogna e rancore.
CYBERFEUDALESIMO
Come ipotizzato dallo psicosociologo statunitense Lauren Langman , nella società moderna convivono aspetti ipertecnologici e aspetti regressivi da Medioevo. L’identità basata sul consumo, la colonizzazione del desiderio, sono dominate da un edonismo di massa, nel quale il sesso, il turismo e persino le perversioni ( termine sostituito dal più ambiguo parafilia) hanno assunto le dimensioni del mercato globale.
Perversione intesa come sostituzione: autoreferenzialità e il non riconoscimento dell’alterità in sostituzione alla mutua libertà del rapporto, all’interezza delle emozioni si sostituisce la coercizione dell’altro ( prima mentale e poi fisica) fino agli estremi umilianti della violenza. Tutto sotto l’ala pseudonormale della statistica che descrive e quantifica l’anaffettività e la violenza “distratta”della nostra epoca.
Piccole infelicità croniche: avarizia affettiva, risentimento, autarchia psicologica. Qui il grande equivoco della nostra epoca: che il sesso possa essere il perno integratore dell’identità e lo strumento della felicità terrena.
La malafede è al tempo stesso un crimine e una nevrosi : la sua carica subdola e distruttiva lede la lealtà dei rapporti e compromette il funzionamento dell’Io.
La malafede è un cattivo affare per gli individui e per la collettività: la prova è che tutti sono sempre più infelici. Non possiamo evitare la sofferenza che infligge la realtà, ma possiamo eliminare l’inutile surplus della sofferenza nevrotica.
Liberamente tratto da “ L’ambiguità” , Simona Argentieri, Einaudi Editore