La Russia vieta alle donne di indossare mutandine di pizzo

19 Febbraio 2014
Valentina Sanseverino
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Sette donne in manette a Almaty, capitale del Kazakistan, per aver sventolato i loro slip di pizzo in faccia agli agenti antisommossa.

30 donne kazake fermate, la scorsa domenica, mentre sfilavano con mutandine sexy in testa al grido “Libertà di mutandina”.

Lo slogan “Ci facciamo un nuovo simbolo?” con la foto di un fondoschiena coperto solo da una fascia di pizzo trasparente che impazza su twitter.

041515412-1783d12a-77e3-4569-8a0f-188e3f8030b5Le donne (ma anche gli uomini!) di Russia, Bielorussia e Kazakistan sono sul piede di guerra: nel mirino delle rivolte il divieto, che entrerà in vigore in questi paesi a partire dal 1 Luglio 2014, di importare, produrre e vendere lingerie con un tasso di pizzo sintetico superiore all’85%. Lo ha stabilito il Ministro della Regolamentazione Tecnica dell’Unione Doganale Euroasiatica, Valerij Koreshkov, chiarendo che la nuova normativa, entrata in vigore già nel 2012 ma mai applicata finora, mira a bandire l’intimo che non raggiunga la soglia del 6% di assorbimento di umidità, per evitare prodotti potenzialmente dannosi per i consumatori.

Addio a merletti e guarnizioni, addio a trasparenze sexy e babydoll da capogiro? Neanche per sogno! Le donne dei tre Paesi dell’Unione Doganale che si oppone alla Ue non ci stanno e sono scese in piazza per protestare contro il governo brandendo quello che si prepara a divenire il nuovo simbolo dell’opposizione popolare al potere: le mutande.

imagesNessun intento moralizzatore, fa sapere il governo centrale – poco credibile in queste sue precisazioni, in un paese che già ha il suo da fare a difendere gli omosessuali dalle leggi anti-gay e il suo cinema dalla censura ai film “con espliciti riferimenti sessuale”. Il divieto, dicono, mira solo a ridurre allergie, dermatiti e infezioni dell’apparato genitale, che raggiungono tassi elevatissimi nelle donne che utilizzano solitamente biancheria intima con una percentuale di poliammide fino all’85% – ossia il 90% di quella in commercio in Russia. Se la violazione della libertà e dei diritti civili è il primo e più palese stimolo alla “protesta delle mutande” è innegabile che, dietro tutto questo, si celino curiosi risvolti economico-politici. Basta guardare le cifre: oltre 6 miliardi di dollari di lingerie di pizzo sono venduti ogni anno dalle aziende tessili della federazione. Un mercato in crescita, che però importa dal vecchio continente, e soprattutto da Italia e Francia,  l’80% di questi beni. In ballo ci sono interessi industriali grossi; tanto che, da quando è stato lanciato l’ “allarme”, le scorte rimanenti hanno già subito significativi rincari ed è già scattata la corsa al rifornimento mentre si parla già della possibile nascita di un mercato nero della biancheria sexy.

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