Papà e Mamma si drogano: Scandalo in Russia – Fotogallery

25 Marzo 2014
Giovanni Pili
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Se l’intento della fotografa Irina Popova era quello di sfruttare il comune pregiudizio (vedasi l’euristica del “brutto muso, cioé drogato”) ed il perbenismo bigotto che sempre lo accompagna, il suo obiettivo è stato pienamente raggiunto.

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Tutto quel che si vede nelle foto pubblicate nel suo libro Another Family, sono due persone, un uomo ed una donna di San Pietroburgo, dall’aspetto aspro e consumato, che ben si addicono alla comune immagine di “tossicodipendente”; in più si vede anche una bambina che viene presentata come loro figlia.

Se la situazione narrata dalle immagini fosse stata quella di una famiglia della cosiddetta middle class nessuno si sarebbe indignato nel vedere una bimba in posa con una sigaretta spenta in bocca. Molti di noi hanno già riso nel vederle negli album degli amici o nei propri.

Ci sono certo scene più “forti”. Ma, qual’è la differenza tra una posa e riportare immagini di vita reale? E’ una domanda che devono essersi fatti in pochi. La Popova dichiara di aver trovato i due genitori per caso, le pose nella foto sembrano volte a incoraggiare una reazione scandalizzata da parte dell’opinione pubblica. L’intera storia che fa da contorno alle foto è volta a presentarci un lavoro “documentaristico”, con tanto di “questione morale finale”; che noi ci permettiamo di ridurre liberamente nel seguente modo: “E’ giusto che un uomo ed una donna brutti (cioè pericolosi per la società) che vivono in una casa brutta e non hanno dipendenze ‘normali’, come il gioco d’azzardo, possano essere dei genitori?” Ne alleghiamo un’altra: “E’ giusto che si facciano fotografare, in pose che si suppone volute dalla fotografa, e che al Cinema non creerebbero nessuno scandalo? in quanto gli spettatori sanno già di vedere una finzione”.

La Popova rifiuta di denunciare i due genitori. Ed è meglio così, visto che un servizio fotografico non prova assolutamente niente e tutto ciò che si vede, ammesso siano fatti reali e non costruiti, non costituiscono reato. Non staremo a parlarne se il loro aspetto e l’ambiente riprodotto fossero tipici di una famiglia benestante.

La presente vuole essere una critica non tanto all’artista, che ha dimostrato grande genio e coraggio, bensì all’opinione pubblica, sempre ferma in un limbo di superficialità, del tutto incapace di spendersi nei problemi reali e nelle sue effettive cause.

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