My Generation: i 5 programmi tv che hanno spalancato le porte al trash

19 Aprile 2014
Chiara Amendola
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non-e-la-rai2Umberto Eco parlava di Fenomenologia di Mike Buongiorno, per descrivere l’ideale del consumatore di massa, attratto ma allo stesso tempo reticente  agli idoli della tv.

Il discorso fila perfettamente per quello che fu la televisione italiana negli anni 90, l’era in cui le tv commerciali diedero finalmente sfogo a tutti quei tentativi di imporsi sul mercato, liberando un’atrocemente malsana creatività che portò alla autodistruzione. Format dal retrogusto nichilista che di li a breve sarebbero evoluti nel peggiore dei mali dell’umanità.

Idee innovative per un pubblico ancora affamato di nuove tecnologie che accolse con fervore ed una raccapricciante partecipazione quello che veniva quotidianamente offerto dalla tv generalista sfociando spesso in imbarazzanti fenomeni di isterismo collettivo e atteggiamenti di perversione psicologicamente aberranti.

Alcuni di questi tentativi, oggi tutti spariti dagli schermi (per fortuna o non), hanno deviato la percezione della realtà degli spettatori spegnendo quell’ultimo barlume di dignità che avrebbe potuto salvare un’intera generazione da ciò che si sarebbe consequenzialmente scatenato nei salotti televisivi del Belpaese.

karaokeKaraokeIl momento di gloria. L’uomo comune che arriva in tv. Dalle piazze dell’hinterland delle province  di tutta Italia chiunque poteva godere di quell’attimo di notorietà cimentandosi, quasi sempre, nel peggiore repertorio della musica nostrana. Una degna sagra della tracchia ma con le telecamere della tv, il tutto condotto da un inaspettato Fiorello che di lì a poco avrebbe fatto ‘er botto ‘ ( naturalmente ci riferiamo alle splendide canzoni che ancora risuonano con fierezza nella nostra anima orgogliosamente trash).

non è la raiNon è la Rai – Lo zoo (umano). Le parole a questo proposito si sono più volte sprecate, ma sarebbe stato poco realistico non inserire all’interno di una classifica del genere il parossismo per antonomasia della tv italiana.  Quando la demenza si spinge oltre i confini coinvolgendo i luoghi comuni e la banalità fino alla cerebro lesione. Da sbattere la testa nel muro ed anche se fa male continuare. Una eruzione coetanea che non riesci a mandar via ma che continui comunque a provocarti. Masochismo e disprezzo al cospetto di una platea di adolescenti impazzite e lasciate in balia degli ormoni per uno spettacolo degno di Rocky Horror Picture Show, ovviamente più horror che show. Boncompagni grazie di esistere.

stranamore_paolo_brosio_001_jpg_mzwcStranamore – Lo sputtanamento mediatico. Storie d’amore dal sapore spesso scialbo o, in alcuni casi, talmente edulcorate da causare crisi diabetiche e vomito incontrollato. Peste e corna spiattellate in tv in un eccesso, abbastanza melodrammatico, di disperazione coatta, sceneggiate degne della tradizione nazionalpopolare. All’epoca il pudore era un’altra storia, eppure lo abbiamo abilmente scansato.

festivalbar-620x350Festivalbar – La festa di Piazza. Qui arriva la malinconia quasi da depressione domenicale. Già perché per quanto abbia goduto di altissimi momenti imbarazzanti, chiamando ad esibirsi, pur di far numero, personaggi dalla dubbia notorietà, Il Festivalbar resta il simbolo dell’estate per un’intera generazione di ragazzi, che tu sia oca, hipster, grunge, emo o semplicemente sfigato. Propulsore e sostenitore del playback fatto fuori sincrono e della musica che andrebbe vietata ai minori. We miss it.

macaoMacao – Il suicidio intellettuale. L’abominazione, il disagio e il turbamento psichico. Gli incubi notturni quando fuori c’è il temporale e ti scappa la pipì. Decisamente il peggiore programma che sia mai apparso in tv, non a caso anche qui c’era la firma del genio sessualmente disinteressato di Gianni Boncompagni, che non dimenticava mai il suo ingrediente “segreto” nella stesura dei suoi programmi, un’abbondante dose di figa . Privo di ogni senso e ragione, al di là di ogni immaginazione rappresenta decisamente una di quelle pagine di “storia” che vorresti volentieri strappare.


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