"L'altro Napoli": quello delle donne

20 Aprile 2014
luciana
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10154189_576049329169767_6334359195339914423_n Era il Sabato Santo, quello che antecede la Pasqua, ma ciò non legittima l’attribuzione del merito di quanto accaduto allo Stadio Collana, alla forza divina.

Perché, quella maturata ieri da parte delle ragazze del Napoli Calcio Femminile è la vittoria figlia della forza delle donne che personifica e celebra la forza insita in ogni donna.

Per le guerriere azzurre, battere l’Inter-Milano, era l’unica opzione possibile per mantenere aperto il discorso salvezza.

Tre punti imprescindibili e fondamentali per continuare a soffiare su quella fiamma, infima e minacciosa, che porta il nome di “retrocessione”.

Tre punti, condizione necessaria e sufficiente, per continuare a tenere in piedi impeto, entusiasmo e motivazioni.

Tre punti da tingere d’azzurro per continuare a dare un senso alla loro battaglia e consentire al nome di Napoli di figurare ancora tra quelli delle squadre che militano nel Campionato di massima serie femminile.

Vincere: l’unico risultato auspicabile, accettabile, ammissibile ed utile per legittimare sogni e speranze, per compensare sacrifici e rinunce, per regalare a se stesse i riconoscimenti che troppo di rado il rettangolo verde e ciò che ruota intorno ad esso, sanno tributare a loro, servili e devote guerriere del calcio e dei colori azzurri.

A siglare la rete necessaria per mettere il sigillo quella vittoria, ci ha pensato una delle guerriere più intrepide della storia del Napoli, maschile e femminile, di tutti gli sport, di tutte le categorie, di tutti gli ambiti e contesti, sociali, sportivi, culturali, nei quali è possibile ed ipotizzabile conferire lustro ed orgoglio al nome ed ai colori di Napoli, il “Masaniello” del Napoli femminile, calciatrice generosa, arcigna, volitiva, tenace, instancabile ed instancabilmente innamorata della maglia che indossa, di quei colori che le tingono la pelle e l’anima e che risponde sempre “presente”, alla sua encomiabile maniera, quando c’è da indirizzare un tributo al nome della città alla quale appartiene e della quale, indissolubilmente, rappresenta un impercettibile, ma infinito brandello di talento: Valeria Pirone.

La tenacia di Valeria e delle sue compagne: Valentina, Paola, Roberta, Manuela, Giorgia, Carmen, Sabina, Arianna, Anna, nomi comuni, di persone comuni, con un talento ed una passione fuori dal comune.

Nomi comuni che quando scendono in campo si fondono per conferire corpo ed anima ad un unico, immenso e corpulento nome: Napoli.

Perché, come mi piace spesso sottolineare “Napoli sono anche loro” ed è ancor più lecito accendere e puntare i riflettori su di loro, a 24 ore di distanza da una giornata calcistica come quella che ci siamo lasciati alle spalle, nell’ambito della quale “il Napoli in gonnella” ha dimostrato di disporre di maggiori attributi ed attaccamento alla maglia rispetto a quello riversato in campo dal “Napoli in pantaloncini.

Per questa ed infinite altre ragioni è lecito e doveroso per le guerriere azzurre guardare alla salvezza come un traguardo tangibile e non come la più inafferrabile delle chimere.

E se le ragazze sapranno conferire parvenze terrene a quel traguardo, nessuno sarà legittimato ad innalzare gli occhi verso il cielo per ringraziare l’Onnipotente, perché sarà il piccolo, grande miracolo figlio della forza di piccole, grandi, immense, generose ed ammirevoli donne.

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