Critica della elezion p(a)ura

27 Maggio 2014
Davide Di Lorenzo
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europafallitaL’espressione delle vostre opinioni in materia politica si limita a un dualismo vincitori/vinti, buoni/cattivi: all’archetipo fondamentale della competizione e dello scontro tra uomini, non idee. Tanto antico è quell’archetipo come primordiale è l’istinto che vi porta a gioire o penare per la vittoria/sconfitta della fazione cui avete scelto di reggere il vessillo.Sì, vessillo, un drappo che funge da insegna, una sintesi superficiale e grafica di un’appartenenza esule dal creare discronie e frizioni con chi, alla mercè di un tifoso, ha scelto un altro colore per il Gran Galà di Rockan e di quelle fratture solo dipinte sull’argilla delle relazioni sociali. La realtà è che viviamo di un’Europa i cui cittadini si trovano a sistemarsi a guisa di Giano per far felici gli osservatori di una pareidolia con cui riempire carta e pixel.

Il tutto per portare le pulsioni più intestine a scegliere in Francia gente come Le Pen e il suo FN: fascista, razzista, omofobo; l’Ungheria a dar voce allo Jobbik di Orban, con dichiarate tendenza anti-semite in alcune ali del partito. La Grecia che fu di Manoliz Glezos appena qualche decade fa e che ancor prima fu la culla del pensiero umano antico, moderno, contemporaneo e futuro, non riesce a “imbavagliare” le vertenze xenofobe di Alba Dorata che, tiratasi a lucido, si è presentata alle Europee  nelle vesti della redenzione di circostanza: un nuovo abito, un vaso di Pandora che, quasi con giustificata vergogna, il paese si accinge ad aprire. Il PPE (più vicino alle esigenze della Ruur e della Saar che a quelle di Lampedusa e Atene) porterà probabilmente il suo candidato alla Presidenza della Commissione (a partire dal Trattato di Lisbona il Consiglio è tenuto a eleggere il Presidente dell’Organo di iniziativa legislativa tenendo conto dei risultati delle elezioni parlamentari). Juncker per l’anima conservatrice,l’UKIP di Farage, il PVV olandese, il FN di Le Pen; in mezzo Tsipras e i socialisti di Shultz che, come scritto da Bernard Guetta nel suo ultimo editoriale, avrebbero avuto la storica occasione di promuovere un’azione comune nel campo degli investimenti industriali e nella creazione di numerosi nuovi consorzi “come Airbus” al fine di riattivare allo stesso tempo i processi produttivi e ridurre la disoccupazione, suonando il Requiem alle convinzioni, rivelatesi poi fragili, che portarono Margareth Tathcher ad iniziare un complesso processo di de-industrializzazione a favore del terziario. Il meccanismo, di per sè, potrebbe anche girare, non senza investimenti in innovazione e ricerca (che con un obbligo di bilancio del 3% Deficit/PIL, ahimè, pare assai arduo). Il tutto in un contesto di generale astensionismo, particolarmente nei paesi di recente adesione. Tutto il resto è “fuffa” con cui riempite il vostro simulacro di impegno sociale, con cui muovete per qualche istante la marionetta del vostro “Uomo Politico”, in una recita senza luce tra Pirandello e Goffman.

Chi vince non alza nessuna coppa, chi vince dovrebbe vestirsi delle più grandi responsabilità, come dicevano due ceffi a caso: Pericle e Platone…che in effetti non avevano il Wi Fi, né un blog (quindi, perché ascoltarli), né l’accento fiorentino né una sempre affascinante pozione di odio per curare il veleno della tolleranza, come insegnava Telespalla Bob candidato sindaco di Springfield:

“Because you need me, Springfield. Your guilty conscience may move you to vote Democratic, but deep down you long for a cold-hearted Republican to lower taxes, brutalize criminals, and rule you like a king. That’s why I did this, to save you from yourselves. Now, if you’ll excuse me, I have a city to run.“

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