Il primo brodo, Bibbia di tutti i pediatri d'Italia

31 Luglio 2014
Aurora Scudieri
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Il primo brodo, Bibbia di tutti i pediatri d'Italia

Sarà il tuo faro, il tuo punto di riferimento, la tua sicurezza, solo fino a quando capirai che in realtà tu per lui sei uguale a tutte le altre decine di mamme che vede ogni giorno e tuo figlio riceverà lo stesso trattamento degli altri suoi pazienti. I primi dubbi sull’efficienza del pediatra, normalmente alle neo mamme, vengono al momento dell’avviamento allo svezzamento. Lui o lei che sia, giovane, meno giovane, di città o di paesino di provincia, ti rifilerà la solita vecchia e usurata ricetta del brodo vegetale, lo stesso che tua nonna ha fatto a tua madre 50 anni prima e tua madre a te 30 anni fa. Nulla è cambiato, nulla cambia in base alla stagione in cui tuo figlio inizierà, alla sua fisicità, alle sue intolleranze, ai suoi gusti.
Nel giro di mamme che conosco è andata così. Intorno ai 5 mesi di vita del bambino il medico di riferimento ha dato loro le dosi e gli ingredienti per avviare il bambino al cibo solido, iniziando da lui, l’odiatissimo brodo di verdure.

Ingredienti

1,2 L di acqua oligominerale
2 patate
2 carote
1 pezzetto di sedano
3-4 cucchiai di crema di riso o mais e tapioca
1/2 vasetto di liufilizzato di tacchino, agnello, pollo o coniglio
2 cucchiaini di olio extravergine
1 cucchiaio di parmigiano grattugiato

Tagliare le verdure a pezzetti, metterle in acqua e far bollire a fuoco basso per circa 1 ora. Filtrarlo e aggiungere il liufilizzato di carne, le creme di mais o riso, l’olio e il parmigiano.

Nessuna pietà del fatto che fosse luglio, nessun timore per il fatto che il loro bimbo aveva già un peso tale da aver già bisogno di sapori più forti. Si inizia con un poco di pera o mela per qualche settimana e poi trac…ecco il brodo. Nessuno se ne salva, a meno che una mamma non prenda la strada dell’anarchia e decida di scegliere personalmente le dieta del proprio figlio. Cosa che la maggior parte delle mie amiche, me compresa, hanno fatto prima o dopo aver constatato che il brodo non faceva proprio per il loro pargolo.

Sembra però che il brodo sia una prerogativa tutta italiana. Avendo vissuto molti anni all’estero ho amiche sparse per il mondo. Alcune, poche di loro, sono mamme. Dopo averle “intervistate” ho infatti scoperto che i pediatri inglesi, francesi, belgi, americani e danesi non consigliano per iniziare lo svezzamento questo tristissimo brodo, ma parlano di varietà fin da subito, iniziando con passati di verdura, ai quali mescolare le creme di riso o mais. Verdure da cambiare spesso e, in alternativa, senza farsi troppi problemi, se il bambino non apprezza provare con semolino, pastina con latte o in brodo. Nulla di rigido, quindi. “Il seguito della dieta lo posso scegliere io, mi ha consigliato di aggiungere tutto, poco per volta, quando vedo che il bambino è stufo. Carne, pesce, formaggi, in piccole quantità” mi ha raccontato una mamma residente in Inghilterra.
Avete mai provato a dire ad un pediatra italiano “No, io non gli ho fatto il brodo, ho iniziato con passati di verdura per dargli sapori più buoni, poi ho aggiunto formaggi e solo dopo carne e pesce”? Dopo una settimana potrebbe arrivarvi l‘assistente sociale a casa che vi toglie in bambino.
Ma Signora no! Deve dargli solo brodo! Brodo! Brodo!”. Tu lo stai avvelenando, e poco importa che sono tutti cibi naturali e sani: verdure, olio, parmigiano…l’unica cosa che conta è che hai violato la religione del brodo e quindi sei una cattiva madre.
Una volta “superato” il brodo poi tutti hanno la loro strada. C’è chi consiglia di buttarvi dentro tutto e chi invece vi limita ad usare due o tre alimenti perché gli altri “potrà mangiarli solo dopo i 2 anni”. Ci sono i pediatri che descrivono lo yogurt come “il male” e quelli che invece lo consigliano. Pediatri che ritengono che il semolino e la pasta possano essere introdotti solo dopo i 9 mesi e quelli invece che ve li fanno mescolare subito, certo sempre e solo con il loro amato brodo. Pediatri che fin da subito impongono il liufilizzato di carne e quelli che invece aspettano fino agli 8 o 9 mesi, ma poi gli darebbero anche bacon e speck. Insomma, starci dietro è un impegno non da poco.

Ho conosciuto mamme che hanno deciso di seguire parola per parola le indicazioni del proprio pediatra. Scrupolose temevano che sgarrando questo le avrebbe bacchettate, il loro bambino sarebbe morto avvelenato e loro sarebbero state condannate e targate come “pessime madri”, altre invece che fin da subito hanno dato sfogo alla propria fantasia, seguendo sempre i gusti del proprio bimbo. Ogni giorno gli hanno proposto ricette nuove, lo hanno avvicinato ai sapori, accompagnato verso il piacere del cibo e con lui o lei si sono divertite a preparare, scegliere gli alimenti al supermercato e cucinare. Una mia amica ha addirittura aperto un blog di cucina, lei che aveva tutt’altre passioni prima, è così riuscita a suggerire ricette semplici alle proprie amiche che l’hanno seguito, io compresa, con gioia e riconoscenza.

Un altro aspetto inquietante dei pediatri italiani sono le quantità. Secondo la ricetta del medico dei piccoli, infatti, vostro figlio al primo pasto, quello che viene dato alle 12, dovrebbe sbaffarsi 300 grammi di roba. E non parlo di acqua ma di carboidrati (in creme varie), mix di verdure quali patate e carote, olio, formaggio. Una pappa a dir poco sostanziosa e pesante, provare per credere! Nessun bambino, di 6, 7 o 8 kg, che fino a ieri si è nutrito nel buon latte della mamma o di quello artificiale, riuscirà a finire un piatto del genere. Poste davanti alla realtà di un bimbo che dopo 3 cucchiai già serra la bocca, molte mamme entrano nel panico “Non ha mangiato nulla, morirà di fame” e gli regalano la tetta disperate, concludendo che il proprio figlio non accetta il cibo.
Mettiamoci nei panni di questi piccoli uomini e donne. Dopo 6 mesi di liquido si vedono portare sotto il naso una zuppona che, solo a vederla, sazia. Ci provano, sentono un sapore strano, salato, diverso. Lo provano ancora e poi si sentono già stufi e cercano la cosa che più al mondo li allieta: la tetta.
Se li accompagniamo dolcemente nella loro scelta e ci fidiamo di loro il giorno dopo sicuramente mangerà un poco di più e poi ancora di più. Se invece proprio non ne vuole sapere, forse nostro figlio ci sta solo dicendo che non gradisce quel sapore e che con lui dovrai provare altro.
E’ importante ascoltare i nostri figli e soprattutto far loro vivere il momento del pasto come una festa, un divertimento, un evento sereno e non come un esame da passare o meno.

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