mitologia greca: Athena

4 Agosto 2014
Redazione YOUng
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Sulla cima dell’Olimpo, viveva una delle dee più grandi della storia dell’Uomo. Venerata ancora prima che i Greci sapessero di essere Greci e mettessero a fuoco il loro gruppetto di Dei del cuore, la nostra aveva ruoli e onori di prestigio.
"Pallade Atena Visite Invidia (2)" Karel Dujardin - olio - 27 x 21 cm - 1652 - (Academy of Fine Arts Vienna (Vienna, Austria))

“Pallade Atena Visite Invidia (2)” Karel Dujardin – olio – 27 x 21 cm – 1652 – (Academy of Fine Arts Vienna (Vienna, Austria))

Sto parlando di Athena, figlia di Zeus e di Meti. Già dalla sua nascita, possiamo capire quanto straordinaria fosse e perché gli antichi le riservassero un posto d’onore nel Pantheon. Si racconta che Meti, oceanina, dea della saggezza, avesse concepito una creatura con Zeus, ma una profezia mandò all’aria i piani di un parto naturale. Urano e Gea, nonni di Zeus, invece di essere felici per l’ennesimo pronipotino, misero Zeus in allerta: la creatura appena concepita avrebbe detronizzato il padre e ne avrebbe preso il posto.

Dura, la vita, per il padre degli Dei. Non puoi generare un figlio che subito arrivano le prime sventure. Zeus, sicuramente convinto di fare la cosa giusta, trovò una veloce e  – credeva lui – definitiva soluzione: ingoiò Meti. Sì, la ingoiò proprio, tutta intera. Forse, comunque, nessuno gli aveva spiegato che i bocconi vadano masticati bene, pena l’indigestione. Fatto sta che la ingoiò così com’era, panciona inclusa. Meti divenne quindi parte di Zeus, a riprova che l’amore sia davvero quella cosa che ti fa un tutt’uno con il partner.

Sarebbe stato tutto tranquillo, se Zeus non avesse cominciato ad accusare dei terribili mal di testa. L’indigestione, forse? Sprovvisto di un cachet, fece chiamare Efesto, il dio del fuoco, che arrivò in tutta fretta con la sua ascia bipenne. Un colpo ben assestato al cranio di Zeus, e –meraviglia delle meraviglie- balzò fuori una fanciulla, già con un elmo sul capo e al braccio uno scudo scintillante. Era Athena. Figlia del dio più potente e della dea più saggia, non poteva che essere un esemplare perfetto, un equilibrato frutto di un amore magnifico e fecondo. Potenza e intelligenza, fuse insieme, rappresentano il massimo a cui l’Uomo può tendere. Poiché questa perfezione non è nell’umana natura, l’uomo antico, più antico di quanto si possa pensare, la sublimò in una dea a cui diede sembianze di fanciulla. Athena, infatti, era una fanciulla vergine, rappresentante di una forte femminilità candida che trovava espressione nelle arti pratiche e teoriche. Libera da ogni pulsione sessuale, Athena ha in sé il fascino della donna forte ed equilibrata, capace di tessere meraviglie con il telaio. Tutto ciò che l’uomo produce con l’intelletto risiede sotto la protezione della dea: dalla letteratura alla filosofia, dal commercio all’industria, fino all’agricoltura. Dove c’è ingegno e mirabile uso delle arti, c’è Athena a proteggere e guidare. Così Athena accompagna la donna nei lavori di filatura e l’uomo nell’arte della guerra, quella considerata giusta, cioè combattuta nei suoi aspetti più nobili; a presiederne, invece, l’aspetto orrendo e cruento ci sta Ares. Quindi, una guerriera, Athena, una guerriera in senso stretto e in senso lato, una fanciulla che combatte con lealtà e intelligenza, sia nella vita domestica che nei campi di battaglia.

Nella lotta per la conquista dell’Attica da parte degli Dei, Athena vinse il possente Poseidone perché donò alla città una pianta preziosissima, l’ulivo. Ecco perché la città di Atene, alto esempio di potenza democratica del passato, porta il nome della signora fanciulla. Fanciulla nella sua verginità (Parthenos), signora nella sua magnificenza (Potnia), Athena partecipò a molte vicende di Dei e uomini e i poeti dell’antichità ce la ricordano schierata sempre dalla parte dei giusti (o di coloro che erano ritenuti giusti).

Non si raccontano amori e amanti, invece. Athena non indulgeva ai piaceri fisici, non puntava sulle sue grazie muliebri e coltivava un pudore persino eccessivo per una dea. Si narra che Tiresia fu l’unico a vederla, per sbaglio, nuda mentre si bagnava ad una fonte. Athena se ne accorse e lo punì con la cecità. Poi si pentì di quel gesto, sicuramente perché l’intelletto le suggerì che la pena non fosse commisurata alla colpa, e regalò a Tiresia il dono della profezia. Insomma, Athena è anche dea della giustizia perché tende a pareggiare sempre i conti.

I Latini la identificarono con Minerva e le riservarono, esattamente come in Grecia, grandi onori, pari quasi a quelli del padre Giove.

L’intelletto, unito alla sua applicazione nelle cose umane, era considerato quanto di più prezioso l’Uomo possa coltivare.

E, per gli antichi, non può che essere improntato al puro e al bene. È probabile che, di questi tempi, Athena si sia presa una vacanza perché è sempre più in voga fra gli uomini l’azione priva di pensiero. Solo che, se ciò accade durante un ricamo -giusto per fare un esempio- non è cosa di gravità mondiale. Resta il dubbio, invece, su tutte le altre azioni, dall’amore alla guerra, nelle quali il pensiero sembra assente, come se Zeus non avesse mai ricevuto quel benedetto colpo d’accetta al cranio.


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