Vanessa Marzullo: venite a conoscerla – VIDEO

8 Agosto 2014
Laura Elisa Rosato
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Se volete stare vicini a Vanessa e Greta, raccontate cosa succede in Siria e perché è in questa situazione

VANESSA E GRETA , SIRIA

Accetto l'invito di un parente di Greta Ramelli, 20 anni di Gavirate, una delle due ragazze rapite in Siria, per riportare l'attenzione su ciò che accade a 4 ore di volo dall'Italia e per parlarvi di Vanessa Marzullo, del suo attivismo, di ciò che scriveva e di ciò che faceva prima che se ne perdessero le tracce. #FREEVANESSA #FREEGRETA

Vanessa è una blogger di YOUng, collaborava con l’Osservatorio Italo Siriano, un gruppo di attivisti, giornalisti, blogger italiani e italo-siriani con contatti e/o familiari ancora in Siria. Ho visto nascere l’Osservatorio, ho voluto fortemente che nascesse, spingendo una rete di miei contatti attivisti a unirsi e fondare un blog nel 2012 per veicolare le informazioni su ciò che accadeva, e che a distanza di quasi tre anni continua ad accadere, mentre il mainstream se ne ricorda a singhiozzo, come un rintocco all’ennesimo monito delle Nazioni Unite.

Una condanna apparentemente unanime ma che non ha risolto la tragica situazione siriana. Lavorare in tanti e con visioni eterogenee avrebbe dato il giusto equilibrio all’informazione che volevamo emergesse.

http://youtu.be/MTGOStJ4yw4

Video: Asmae Dachan intervista Vanessa in occasione della Marcia per i bambini Siriani del Comitato 17 novembre, Bologna 2012

 

SEVERGNINI

Degli attivisti del blog conoscevo di persona solo alcuni, altri solo digitalmente, sebbene i contatti fossero molto frequenti. Vanessa traduceva articoli internazionali e interviste per lo più ( qui trovate i suoi articoli) ma il tema ricorrente erano i bambini. Tra i suoi scritti c’è una serie – tristemente numerata – dal titolo Atrocità taciute, nei quali traduce e riporta le testimonianze di bambini diventati adulti troppo presto, bambini dall’infanzia negata , gli stessi a cui lei voleva dare voce.

I bambini sono in prima fila in questa guerra in molti modi. Ho visto con i miei stessi occhi bambini usati come scudo. Quando due carri armati arrivarono al villaggio, vidi dei bambini legati ad essi, legati per le mani e i piedi ed il petto. I carri armati entrarono nel villaggio e nessuno li fermò, nessuno lottò perché sapevamo che i bambini sarebbero morti.Dopo quell’episodio, piansi come una donna. Ero vicino a perdere il senno. Non mi sono mai sentito cosi impotente come in quel momento, quando vidi quei bambini legati ai carri armati. Il nome del villaggio è Sayda. Tutti devono sapere che è successa questa cosa terribile laggiù.
Ho visto le conseguenze della tortura. Le ho viste su mio fratello, Hamam. 7 mesi fa, fecero irruzione a casa di mio zio e picchiarono mio fratello con dei bastoni. Poi, a turno, saltarono sulla sua schiena. È stato picchiato cosi ferocemente che non ha ancora ripreso a camminare.
Wael, 16 anni: “Ho visto bambini massacrati. Penso che non starò bene mai più.”
Io sono stato arrestato. Vedete questi segni? Le mie mani sono state legate con una corda di plastica, l’hanno stretta tanto forte. I bambini che erano in cella con me erano tutti legati cosi. Supplicavamo perché ci slegassero, ma loro stringevano ancora di più la corda.

 

repubblicait

Ho atteso il tempo necessario ad accertarmi che le informazioni in mio possesso non fossero prima preziose per le indagini sul potenziale sequestro che per la condivisione. Tempo che mi ha fatto riflettere anche su ciò che Vanessa mi ha scritto 24 ore prima della sua scomparsa. Un messaggio privato, via Fb, nel quale chiedeva il mio aiuto. Tecnico ( l’aiutavo nell’editing dei testi prima della pubblicazione).

Un messaggio calmo, assertivo, in cui mi comunicava cosa stava facendo ad Aleppo e la sua intenzione di restare. Si, restare, ed unire all’impegno umanitario l’impegno del blogging e attraverso quest’ultimo, amplificare al massimo il pubblico con il quale fare crowdfunding.

Mi diceva che era la terza volta che andava in Siria e che voleva tornare a scrivere, non sull’Osservatorio ( scioltosi ad ottobre 2013 e che lei aveva continuato a tenere in vita per un po’)  ma un blog ex novo. Non era la prima volta che me ne parlava, già a gennaio 2014 era tornata sull’argomento, confessandomi energie allo stremo:

GENNAIO

 

Poi nessun contatto fino al 30 luglio , quando mi scrive:

VANESSA MARZULLO 2

 

Ho riletto e analizzato queste 10 righe molte volte, e, mentre il messaggio precedente faceva intuire una sopraffazione emotiva unita ad un impotente disperazione, il messaggio inviatomi da Aleppo era propositivo, volto ad ottimizzare al massimo l’esperienza che stava vivendo e che voleva condividere con altri, molti altri. Condividerne l’importanza ed il peso, soprattutto. Economico e morale. Lo stesso impeto morale che ha spinto una studentessa di mediazione linguistica e culturale, con specializzazione in arabo e inglese,  a fare media-attivismo di informazione prima, poi volontariato presso l’Organizzazione internazionale di soccorso, e infine recarsi in Siria . Giovane tra i giovani attivisti del posto ma determinata e consapevole.

Silvia Moroni, presidente della onlus ‘Rose di Damasco’, ha raccontato all’Adnkronos:

Avevamo un appuntamento su Skype giovedì scorso, il 31 luglio, ma Greta e Vanessa non erano in linea. Dalla loro partenza, il 22 luglio, ci eravamo sentite tre volte, mi avevano confermato che il progetto nel quale erano impegnate andava avanti, tanto che avevano intenzione di restare ad Aleppo e mi consultavano proprio per l’invio di altri fondi.

Le due ragazze sono partite per la Siria il 22 luglio dopo che il 20 luglio avevamo fatto insieme una serata di raccolta fondi a Como. Il loro progetto, è finanziato anche dalle associazioni ‘Ipsia’ ed ‘Sos Siria’ di Varese, oltre che da ‘Rose di Damasco’ di Asso, in provincia di Como, e dalla comunità siriana araba in Italia. In particolare – conclude Moroni – il loro progetto era finalizzato ad acquistare kit di pronto soccorso e pacchi alimentari, da distribuire al confine. Loro, avendo fatto dei corsi infermieristici, istruivano i ragazzi in materia di Pronto soccorso

GAD LERNER

Era necessario che vi raccontassi queste cose e vi offrissi un nesso tra gli eventi, soprattutto per chi ha frainteso le intenzioni di queste ragazze.

Il giornalista Cristiano Tinazzi sulla sua bacheca fb esprime quella che è opinione generale

CRISTIANO TINAZZI FB

La replica  è di Angelo Gabrielli, un attivista che collaborava all’Osservatorio, ma che fa da cassa di risonanza alle opinioni di chi la conosce :

Cristiano, sono fondamentalmente d’accordo con la tua valutazione del caso, salvo che per un paio di particolari, non secondari. A sconsigliarle sulla partenza sono stati in tanti e in modo insistente. Non hanno voluto sentire ragioni. Erano convinte di quello che facevano ed erano sicure di poter usufruire di una sufficiente protezione.

Quanto alla conoscenza della situazione in Siria ti posso assicurare che, almeno Vanessa, che conosco dall’inizio della rivolta e con cui ho collaborato a lungo nell’Osservatorio Italo Siriano, la conosceva meglio di tanti giornalisti che pure in Siria ci sono andati. Vanessa era in contatto da anni con diverse persone, operatori dell’informazioni e combattenti. Hanno fatto una scelta pienamente consapevole dei rischi e hanno deciso di affrontarli.

Meritano più rispetto di quello che leggo in tanti commenti. In fondo cosa direste dei volontari di 16 anni che ai tempi della guerra civile spagnola andavano a morire nelle Brigate Internazionali? Da quale punto di vista li giudichereste? Vi invito a riflettere su questo punto.

Anche io sono più che convinto che avrebbero fatto mille volte meglio a continuare il loro lavoro di accoglienza dei profughi siriani che transitavano alla stazione centrale di Milano, di cui i bravi giornalisti nostrani non scrivono una riga, pur essendo un fenomeno enorme per numeri e specificità.

[…] Loro sono partite disposte a correre i rischi che correvano, e hanno commesso una serie infinita di errori, che con l’esperienza dei 20 anni si può commettere. Ne hanno fatti più di quelli di cui li accusate voi e mi astengo dal riferirli per non alimentare questo indegno gioco al massacro. Io ammiro una persona che decide di andare in luogo di guerra a rischio della propria vita per una causa in cui crede e rispetto Vanessa e Greta.

Tu Cristiano saprai benissimo che, per quanto potrai pagare una scorta adeguata, in Siria, o in Iraq, potresti sempre incontrare un gruppo più armato di voi che vi potrebbe fare prigionieri. In questo malaugurato caso, tutte le cose che state dicendo di queste due ragazze si potrebbero dire anche di voi, non vi pare?

Non sapete forse che in simili luoghi, e quello in cui sono state rapite è uno dei più pericolosi, perché non c’è un gruppo che è in grado di avere un controllo sufficiente del territorio e nessuna sicurezza sarebbe mai abbastanza? Sono certo che tu lo sappia bene. Sul motivo per cui sono partite c’è un’altra cosa da dire. Seppure io conosca delle persone eccellenti che operano, nella possibile sicurezza per portare regolarmente aiuti consistenti in Siria, in ambulanze, medicinali, vitto, ed equipaggiamento vario, l’organizzazione degli aiuti fa purtroppo capo quasi sempre a fazioni in lotta sul campo, spesso l’una contro l’altre armate. E a volte accade che si portano aiuti solo agli amici degli amici…. Proprio perché Vanessa conosceva fin troppo bene, per personali esperienze questa situazione ha deciso di partire in prima persona. Incosciente? Sconsiderata? Sciagurata? Io mi permetto di suggerirvi di sospendere il giudizio.

Quando avevano visto l’andazzo dei vari gruppi che portano aiuti, ed averci collaborato in modo assiduo, hanno dedotto che era meglio se facevano da sole. Non sono state le uniche.

[…] Vanessa da 3 anni era in contatto con una serie di persone con cui, inizialmente solo voleva perfezionare il suo arabo, e approfondire i suoi interessi culturali. Contatti via rete, mantenuti nel tempo. Poi è accaduto in Siria quello che sappiamo, Alcuni amici sono stati arrestati, altri sono morti, alcuni hanno perso familiari e vivevano nel bisogno di tutto. Ad Aleppo c’è una situazione indescrivibile. Non è tanto difficile capire che uno cerchi di far pervenire loro qualche aiuto, piuttosto che affidarli ad organizzazioni che spendono più di metà degli introiti in spese amministrative e mandano a destinatari sconosciuti a volte, solo il 20% di quanto è stato donato.

Vanessa non ha ancora letto la mia risposta al suo messaggio ma da qui ribadisco che è un’ottima idea. La aspetto per riparlarne. Le aspetto entrambe. Forza ragazze.

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