La magia dei messaggi in bottiglia.

20 Agosto 2014
Imma I.
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Viviamo nel mondo della comunicazione forzata e ad ogni costo, in molti tra sociologi e psicologici si interrogano su quanto in realtà il nostro modo di comunicare sia vero e autentico, se ci diciamo davvero le cose che vorremmo e se siamo in grado di ascoltare.
Abbiamo telefoni, computer, email sempre a portata di mano, social network, applicazioni di messaggeria istantanea, sms, mms, video messaggi, posta ordinaria, prioritaria, chat. Davvero sembra che sia impossibile rimanere da soli o sentirsi soli in questo mondo. Eppure capita più di quanto si possa immaginare.
E se tutta questa comunicazione fosse un’illusione? In quanti vorremmo dire cose che poi non riusciamo a comunicare? Canali che rimangono chiusi, messaggi a cui segue il silenzio. Un infinito silenzio.
Riusciamo davvero a raggiungere tutti i cuori che vorremmo con le semplici parole?
Me lo chiedo spesso in questi giorni e siccome sono una romantica, ispirata dall’ idea di un’amica, ho iniziato a pensare ai messaggi in bottiglia.
È tempo di spiagge, di vacanze, in quanti ci ritroviamo a guardare il mare al tramonto pensando magari a un amore lontano, o che non è più con noi?
E mi son detta “perché no? Perché non provare anche questa? Magari anche questo messaggio non arriverà a destinazione e non toccherà il cuore di chi dovrebbe però almeno c’ho provato ancora una volta.”
I sentimenti sono una cosa strana, non li puoi spegnere e accendere a tuo piacimento, ed è difficile anche riviverli in altri se sono stati autentici, intensi.
L’amore non si trova dietro l’angolo e non è una cosa che ti puoi inventare. Capita e quando arriva non sai mai se è una condanna o una benedizione.
Ho fatto una breve ricerca sui messaggi in bottiglia e mi sono accorta che c’è tutta una letteratura dietro, una storia addirittura dal primo (forse, ndr) messaggio in bottiglia a quello che ha viaggiato di più.
Sicuramente se avete qualcosa da dire è meglio farlo direttamente alla persona a cui sentite il bisogno di comunicare, ma far lavorare il destino ogni tanto è una cosa carina, affidarsi al caso un’idea da sognatori.
Se il messaggio arriva a destinazione vorrà pur dire qualcosa, no?
Ai messaggi in bottiglia si affidano gli affanni e i tormenti, lettere d’amore, lettere d’aiuto, lettere per amici o storie, pensieri del momento.
I primi messaggi erano anche utilizzati per studiare le correnti marine e anche oggi si utilizzano particolari apparecchiature biodegradabili per seguire l’andamento delle correnti.
La prima notizia di messaggio in bottiglia risale al 310 a.C. quando il filosofo Teofrasto lanciò il primo messaggio per dimostrare che il Mar Mediterraneo fosse solo un piccolo bacino dell’Oceano Atlantico.
Anche Cristoforo Colombo durante una forte tempesta durante una delle sue navigazioni lanciò un messaggio in una bottiglia con scritto tutte le sue scoperte e chiese che fosse consegnato alla Regina di Spagna. Il messaggio però non è mai stato trovato.
Nel XVI secolo invece la regina Elisabetta I emanò l’editto ‘Uncorker of Ocean Bottles’ con il divieto assoluto di aprire i messaggi in bottiglia pena la morte. Temeva infatti che potessero celare messaggi da parte dei nemici. (tempi duri per gli innamorati, ndr)
Anche nei campi di concentramento durante la Seconda Guerra Mondiale molti prigionieri hanno sotterrato e nascosto messaggi in bottiglia che sono stati ritrovati solo molto tempo dopo. Raccontavano le loro storie, quello che vivevano.
Nel 2012 sempre all’interno di una bottiglia sono stata ritrovati ad Auschwitz 32 disegni di un autore anonimo che rappresentano le brutalità a cui venivano obbligati. I bozzetti sono visionabili al Museo di Auschwitz e raccolti nel libro ‘The sketchbook from Auschwitz’.
Un gruppo di 44 naufraghi giapponesi inviò un messaggio per ricevere soccorsi nel 1784, ma il messaggio fu ritrovato solo nel 1935, quando non c’era più nulla da fare.
Il messaggio in bottiglia che ha impiegato più tempo per raggiungere la terraferma è partito il 25 Aprile 1914 da Aberdeen ed è stato ritrovato il 10 Dicembre 2006 da un pescatore inglese; quello che ha viaggiato di più è partito dalla città di Hennef nel 1993, in Germania, ed è stato ritrovato nel 1996 nella città di Falmouth, nel Maine nel Nord America.
Affinché il messaggio nella bottiglia si conservi integro bisogna seguire dei piccoli accorgimenti: bisogna infatti preferire bottiglie di vetro scuro per proteggere la carta dalla luce solare; il tappo meglio se a vite o in sughero e bisogna sigillarlo per bene in modo che non entri l’acqua; avvolgere il messaggio in una bustina di plastica nera così da proteggere ulteriormente il messaggio e scrivere su un foglio di carta resistente.
La letteratura, il cinema, la musica hanno utilizzato molto l’idea del messaggio in bottiglia. Ricordiamo il romanzo Message in a Bottle a cui si ispira il film Le parole che non ti ho detto; la canzone Message in a bottle di Sting (I’ll send SOS to the world…); Manoscritto trovato in una bottiglia di Edgar Allan Poe; nei romanzi di Jules Verne i messaggi in bottiglia compaiono spesso, Il pianeta delle scimmie si apre come un racconto di un pioniere spaziale che lo conserva in una bottiglia e ancora molti altri.
Metodo alternativo ai messaggi in bottiglia (ricordiamoci che rispettare la natura deve essere il nostro primo pensiero quindi se sentiamo la necessità di comunicare in questo modo facciamolo se è proprio necessario, se non abbiamo proprio altra via…) è il ballon monté, legare i messaggi protetti da una bustina di plastica a dei palloncini gonfiati ad elio e lasciarli andare.
Il ballon monté può essere realizzato ovunque e può raggiungere qualsiasi posto della terra.
Per i casi estremi, se riuscite a prenderlo, potete utilizzare un piccione viaggiatore.
A volte è proprio difficile riuscire a raggiungere qualcuno e proveremmo in ogni modo a toccargli il cuore, come diceva Richard Bach in Nessun Luogo è lontano ‘“Può forse una distanza materiale separarci davvero dagli amici? Se desideri essere accanto a qualcuno che ami, non ci sei forse già?”.
Però a volte sentiamo il bisogno di scrivere, di lasciare a qualcuno le nostre parole e sappiamo che forzare le cose non serve a nulla. Affidare le nostre parole al mare, al vento, ci consegna una sorta di serenità, come se anche l’ultima cosa da fare sia stata tentata.
Magari per aiutarci a vivere ancora un po’ nel sogno che “qualcosa è possibile” e anche il destino lo ha voluto.
È un modo per dire ti ho cercato con tutte le mie forze e ho chiesto aiuto anche al mare, più di questo proprio non potevo.
Nel sito ‘messaggidalmare’ vengono raccolti tutti i messaggi trovati e mai consegnati, chissà se ce n’è anche uno per noi.
Avete mai trovato un messaggio in bottiglia? Ne avete mai scritto uno? E cosa è successo? Sarebbe carino conoscere qualche storia.

Imma I.

L'AUTORE
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