Cittadinanza attiva: quando il buon vicinato su Fb danneggia il prossimo

21 Agosto 2014
Redazione YOUng
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Un giorno capiterà. Un giorno una bella ragazza che aspetta il proprio fidanzato davanti casa, indossando una bella minigonna, troverà il giorno dopo la propria fotografia su Facebook, con la didascalia “Quando toglieremo la prostituzione da qui?”.
Un giorno capiterà. Un giorno un aitante avvocato senegalese che guida lentamente senza navigatore, cercando il numero della casa dell’amico, troverà il giorno dopo la propria fotografia su Facebook con la didascalia “Attenzione, marocchino gira con l’auto fotografando le case, fate attenzione”.

Le loro fotografie non finiranno in un sito qualunque, bensì nelle pagine Facebook dedicate alla “cittadinanza attiva”, quella sorta di rete sotterranea che cerca di aiutare le Forze dell’Ordine a svolgere il proprio lavoro, segnalando fatti anomali.

Ma ricostruiamo la faccenda. Anni fa Roberto Maroni, durante il suo mandato di Ministro dell’Interno, dichiarò che in Italia mancava quella che in altri Stati veniva chiamata cittadinanza attiva, ovverosia una maggiore partecipazione del cittadino nella vita dello Stato. In poche parole, Maroni sollecitava gli italiani ad aiutare le Forze dell’Ordine che da sole non potevano coprire adeguatamente tutto il territorio, avvisandole qualora avessero notato qualcosa di anomalo oppure di sospetto.
Un aiuto concreto ad una polizia che subita dei grossi tagli, un servizio maggiore di buon vicinato.

Una proposta sensata, seppur io non sia leghista. Abbattiamo il menefreghismo e aiutiamo il prossimo e la polizia.

Ciò che Maroni non aveva previsto erano le conseguenze di questa sua affermazione. L’italiano medio è l’italiano medio: ha una media comprensione della sua lingua e non appena intravede una possibilità di protagonismo ci si butta a capofitto.
Perciò, anni dopo, cominciarono a nascere delle pagine Facebook dedicate alla cittadinanza attiva, per segnalare alle Forze dell’Ordine tutto ciò che il cittadino notava di insolito.
Il problema principale è che tutto ciò che fino a ieri poteva esser considerato normale, ora diviene “anomalo”.
Immagine Dei presunti zingari stanno camminando per la strada? Stanno osservando le case per  capire come rapinarle.
Dei marocchini sono fermi a parlare in una piazza? Ecco il degrado.
Alcuni giovani stranieri sono seduti a parlare su delle panchine? Ecco gli spacciatori.
Una macchina continua a girare per l’isolato? Attenzione, sta cercando un modo per  rapinarvi.
Una ragazza gira in minigonna? Ma quando si deciderà il Comune (sì, il Comune!) a  eliminarle.
Arriva il circo? Ecco i soliti giostrai che fanno aumentare le rapine.

Potrei continuare per ore.
Così vengono pubblicate fotografie di persone a loro insaputa e targhe di auto “zingare” (giuro, l’ho letto!) nel libero internet. Alla faccia della violazione della privacy. Tu, illustre sconosciuto, mi scatti una foto a mia insaputa e la pubblichi nel web dicendo che sono una prostituta.

Ciò che è ancora più grave è che si dia scontato che la colpa sia del Comune (anche per il meteo instabile) e che le Forze dell’Ordine abbiano il tempo di stare davanti al computer tutto il giorno a guardare queste pseudo-segnalazioni. Ancora più grave è che le Forze dell’Ordine vedano quelle foto con le diffamazioni e non dicano nulla a riguardo.
Ggli amministratori di queste pagine, che si sentono investiti di chissà quale potere, per volontariato e per il bene della città restano svegli fino alle due di notte per fotografare l’erbaccia in più sulle aiuole.

Il risultato, purtroppo, è uno solo: un gravissimo fomentare odio e razzismo, che cresce ad ogni segnalazione. I commenti degli utenti sono sempre gli stessi, “al rogo”, “via gli immigrati”, zingari di merda”, “adesso esco e li bastono io”.
Al posto della cittadinanza attiva si è passati alla cittadinanza distruttiva, che promuove una giustizia fai-da-te con segnalazioni inutili e spesso false, volte solo a far crescere il numero dei consensi verso le persone che le gestiscono. Fama e gloria su Facebook; su Facebook. Una cittadinanza distruttiva che con le sue segnalazioni inutili fa credere al cittadino di vivere in una favelas al posto che nella propria città di provincia, dove avviene forse un furto al mese. Tutto ciò, essendo noi italiani brava gente, fa credere al cittadino che la colpa sia ovviamente del Comune.

Le amministrazioni, così, si trasformano in capri espiatori che si trovano a combattere dei crimini spesso inesistenti; qual è il compito del sindaco se un senegalese sta girando per la città? Fucilarlo?

Se le segnalazioni fossero sensate, non con una frequenza mostruosa, fossero davvero utili al cittadino e alle Forze dell’Ordine, queste pagine sarebbero una buona cosa. Ma qui si sfocia nell’accattonaggio della notizia, dove tutto può diventare materia di scandalo e degrado, il tutto non sicuramente in nome dell’amore per la città. Se la si amasse davvero la si aiuterebbe nel nome del vivere civile, non del “dagli allo zingaro”, dell’attacco continuo all’amministrazione in carica e della ricerca disperata di consensi.
Devono solo sperare di non fotografarmi in minigonna.

 

L'AUTORE
La redazione di YOUng
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