"Come lo chiamate?"

26 Agosto 2014
Aurora Scudieri
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nome

C’è chi ne tiene uno nel cassetto da anni e chi invece decide di darglielo solo all’ultimo convinto che il suo viso gli dirà come si chiama.
Scegliere il nome del proprio figlio è una delle cose più delicate, emozionanti e stressanti che ci siano.

Il totonomi coinvolge tutti, parenti amici familiari e completi estranei. “Come lo chiami?” è la domanda più frequente negli ultimi mesi di gravidanza, ancor prima di “Come stai” e “Quando nasce”.

Negli ultimi anni si è sviluppata una vera e propria lotta a chi dà il nome peggiore, più ridicolo, più raro. Hanno iniziato i personaggi famosi e poi sono arrivate le persone comuni I miei due nipoti hanno dei nomi che, la prima volta che ce li hanno detti, mi sono sentita in imbarazzo per loro: Galileo e Achille.
Spesso i genitori sono però persone con nomi comuni che non si rendono conto di cosa significhi andare a scuola o in giro con nomi così. I bambini sono crudeli e un nome strano è la condanna per una presa in giro perenne.

Pochi giorni fa in un negozio c’era un bambino di 3 o 4 anni con suo nonno. Alla domanda della commessa “Come ti chiami?” il bimbo ha abbassato lo sguardo senza rispondere e il nonno, con imbarazzo, ha affermato “Lupo”, sia io che la commessa abbiamo creduto di non capire bene, ma il nonno ha ribadito, aggiungendo che “la madre è una un poco originale”.

I nomi classici e tradizionali diventano sempre più rari anche perchè sono sempre di più le coppie miste che decidono di dare nomi stranieri e così esce fuori un bel mix, un bimbo con un cognome italiano e un nome arabo o marocchino e magari una pelle di sfumature diverse.

I più imbarazzati in tutto questo sono i bisnonni, persone anziane e quindi con poca memoria che si trovano a dover ricordare nomi impossibili, difficili da pronunciare, mai sentiti. Al mercato ho assistito ad una scena bellissima, di una nonna o bisnonna bolognese con la nipote di colore. La piccola aveva un nome straniero “Jasmine” e la nonna, non sapendolo pronunciare la chiamava “Giaggi”, la piccola, ogni volta, la correggeva “Ma nonna mi chiamo Jasmine” “Sì va beh mi hai capito no?” rispondeva l’anziana signora.

Ho sempre pensato che ognuno dovrebbe scegliersi il proprio nome da solo. Io sono cresciuta con un nome non proprio popolare in un paese straniero e soffrivo molto nel sentirlo stroppiare ogni volta. Il mio nome, inoltre, è quello della mia nonna materna. Una usanza che si usa ancora, soprattutto al sud. Così spesso i nomi peggiori provengono proprio da eredità. Bimbe che si chiamano Addolorata o Incoronata, bambini a cui viene dato il nome di Napoleone o addirittura Benito. Ancora peggio è quando i genitori affidano al figlio il nome del proprio cantante, attore, calciatore preferito. Nascono così una marea di Diego, Scarlett, Kevin, Angelina… e chi più ne ha più ne metta, in bimbi che forse, visto il gap generazionale, non sapranno neppure chi è quel personaggio.

Per fortuna oggi molte mamme moderne si mettono una mano sulla coscienza e, facendo scoppiare furiosi litigi familiari, decidono di non proseguire la tradizione del “nome del nonno” salvando così il piccolo da imbarazzanti nomignoli quali Junior…
Credo che ogni genitore, nel scegliere il nome del proprio bambino, debba mettersi nei suoi panni e pensare di vivere lui, tutta la vita, con quella “dicitura” stampata addosso.

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