I primi No

2 Settembre 2014
Aurora Scudieri
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nono

Ricordo ancora la prima volta che ho detto “No” a mio figlio. Era attaccato al mio seno e ha stretto forte forte, come per mordere. Per fortuna l’assenza dei denti ha alleviato il dolore. Lui mi ha guardato con l’aria smarrita e poi…si è fatto una grande risata.
Iniziare ad educare il proprio bambino di pochi mesi è quasi più difficile di partorirlo. C’è chi ti dice che già dai primi giorni capisce tutto e va sgridato, chi invece pensa che solo dopo l’anno un bimbo sia in grado di percepire il “no” ed il rimprovero.
Spesso la prima volta che una madre si trova a negare una cosa al proprio figlio si tratta del seno.

Quando si passa dall’allattamento alla pappa bisogna eliminare delle poppate e, anche se il piccolo dovesse rifiutare il pasto, non dargli il seno. Così spesso, dopo un pranzo fallimentare il piccolo, affamato, si ritrova a reclamare il suo latte. A quel punto è necessario dirgli di No, in modo che il giorno successivo capisca che, se non mangia, non avrà altro.
“Mi sento così cattiva!” mi ha confessato una amica. In effetti vedere tuo figlio affamato che ti supplica di nutrirlo è una situazione difficilissima.

I No si moltiplicano quando il bambino inizia ad afferrare e usare la voce. Mio figlio urla come un matto tutto il giorno. Insieme al padre abbiamo deciso di insegnargli che “non si fa” per cercare di evitare la visita dei servizi sociali. Ma lui ogni rimprovero lo interpreta come un gioco e ride, urlando ancora più forte. Se molli in quel momento, se smetti di educarlo, è finita!
Ci sono poi i “non si prende” “non si butta” “non si rompe” quando il piccolo inizia a distruggere quei poveri giocattoli vittime, loro malgrado, dei primi istinti infantili.
Quando inizia a gattonare poi ci saranno i “non si tocca” rivolto alle cose pericolose come prese, fuoco, fili, cavi e…la coda degli animali, una delle tentazioni più forti per un bambino. Mio figlio vede la code delle gatte e del cane come un Nirvana da raggiungere. Loro, quasi a provocarlo gliela sgodinzolano vicino e lui non resiste e l’afferra. Seguono i lamenti del povero animale.

Eppure ogni volta il “no” non viene percepito come un rimprovero e la volta dopo provi a cambiare espressione ma il risultato è lo stesso: una forte risata. Altri bimbi invece di ridere scoppiano in un pianto isterico, come se tu gli avessi tirato un ceffone. Non so cosa sia meglio.
Col passare degli anni i No diventeranno sempre più numerosi ed importanti e forse noi ci sentiremo sempre più incolpa e sempre più incompetenti se loro continueranno a riderci in faccia.
L’importante è tenere in mente, sempre, che lo stiamo facendo per il loro bene e continuare il nostro cammino verso l’educazione.

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