Mitologia greca: Apollo e Dafne

4 Settembre 2014
Redazione YOUng
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Gian Lorenzo Bernini, "Apollo e Dafne" (1621-1623), Marmo, Galleria Borghese, Roma

Gian Lorenzo Bernini, “Apollo e Dafne” (1621-1623), Marmo, Galleria Borghese, Roma

L’amore, croce e delizia del genere umano, non risparmia nemmeno gli dei possenti dell’Olimpo: colpisce dove e come vuole, nulla si può contro i suoi capricci. L’amore è come il fato, ineluttabile e misterioso.

Si narra che Apollo, dio del Sole, prendesse in giro il piccolo Eros: arrogante più che mai, vantava le proprie imprese gloriose, sminuendo sarcastico le armi del dio dell’Amore. Che gloria possono mai portare una faretra, un arco e delle frecce? Per farne cosa, poi? Far innamorare a casaccio chiunque restasse colpito dopo uno scocco del tutto casuale? Sì, casuale perché Eros era distratto e maldestro e lanciava le frecce a caso, provocando spesso disastri sentimentali di notevole spessore. Robetta da nulla, insomma, secondo il grande Apollo. Ma questi non aveva fatto i conti con la permalosità del dio ragazzino; Eros era tanto maldestro quanto monello e permaloso, non avrebbe certo lasciata impunita un’offesa di tale portata.

L’alato dio dell’Amore, quindi, si mise presto all’opera. Preparò due frecce: una era con la punta d’oro, fatta per suscitare amore irresistibile; l’altra aveva una punta di metallo decisamente vile, ferro o piombo che fosse, adatta a creare forte senso di repulsione nel cuore di chi ne restasse colpito. Quella d’oro era destinata ad Apollo, chissà che non gli sarebbe passata, così, la voglia di fare lo sbruffone. L’altra avrebbe colpito l’oggetto d’amore ardente di cui presto si sarebbe invaghito il dio del Sole. Chi scegliere? Serviva una fanciulla stupenda, dolce ed indipendente; una di quelle ragazze che già senza intervento divino sono capaci di rubare il sonno ai maschi. Dafne sarebbe stata sicuramente perfetta. Dafne era una ninfa, figlia di Peneo e di Gea, la madre Terra. Era bella, sicura di sé, libera e simile ad Artemide per temperamento. Amava la caccia ed era bravissima a fuggire dai suoi corteggiatori. Uno dei più celebri, Leucippo, arrivò persino a vestirsi da donna per cercare di andare il più vicino possibile alla cara Dafne. Eros, quindi, era pronto a mettere a segno il suo piano.

Colpì al cuore Apollo con la freccia dalla punta d’oro, proprio nel momento in cui si trovava a passare da lì la nostra Dafne. Nemmeno il tempo di vedere Apollo con gli occhi a forma di cuore, ecco che Eros scoccò l’altra freccia, quella dell’avversione, e la mandò dritta nel petto di Dafne.

Mentre Apollo bruciava d’amore per lei, questa sentiva un forte odio misto a disgusto, tant’è che cominciò a correre veloce fra gli alberi del bosco. Apollo dietro, imperterrito, cercava di raggiungerla ma la ninfa sembrava una furia: vesti lacere e graffi sul corpo non fermavano la sua pazza corsa.

Avrete sicuramente notato che i miti sono zeppi di inseguimenti, rapimenti ed amori rubati. Beh, l’amore è una tensione verso l’altro e, se l’altro scappa, non resta che corrergli dietro. E, se l’altro recalcitra – di solito, donna- è probabile che scatti il ratto con la forza: niente è più brutale della passione portata all’estremo.

Quindi, Dafne correva e Apollo pure, convinto che l’amore avrebbe trionfato sulla riottosità. La ninfa, però, disperata, si giocò la carta dell’incantesimo e chiese alla madre di trasformarla in qualcosa. Qualunque cosa andava bene, purché la salvasse da quella situazione imbarazzante. Gea ascoltò la supplica della figlia e decise di trasformarla in una rigogliosa pianta arborea, dalle foglie verdi ed il profumo intenso: un Alloro. Mentre la ragazza metteva radici ed i suoi riccioli mutavano in germogli, Apollo la raggiunse e, poco prima che la trasformazione si completasse, riuscì a rubarle un dolce ed intenso bacio. Poi, distrutto dalla corsa e dall’amore infranto, restò abbracciato al tronco con tutta la malinconia che solo un cuore spezzato può sentire.

Apollo, innamoratosi per un dispetto del giovane e turbolento Eros, decise di rendere l’Alloro una pianta sempreverde, di consacrarlo a se stesso e di farne per sempre simbolo di grandi altezze. Non a caso, il Lauro incorona  i sommi poeti, le eccellenze e, non ultimi, coloro che concludono il percorso di studi universitari conseguendo la Laurea. Le azioni umane più alte e nobili, quindi, celebrano ancora ai nostri giorni l’amore struggente e mai nato di Apollo per Dafne.

L’amore è lo stato d’animo più democratico che esista: non fa differenze di censo e di prestigio. Colpisce tutti indifferentemente e non va certo per il sottile. L’amore è turbolento e spesso grossolano proprio perché travolge i progetti, abbatte le certezze e ribalta le carte in tavola. Puoi sentirti figo-Apollo quanto vuoi, ma se Eros decide che è arrivata la tua ora, sta’ pur certo che difficilmente ne puoi sfuggire. L’amore ha un’unica regola: l’assenza di regole. E non c’è potenza umana e divina che riesca a capirne i misteri ché l’amore è capriccioso, dispettoso ed imprevedibile. Tanto vale rassegnarsi e, al massimo, arginarne le conseguenze… se si può.

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