La Cina è ricca, l'Italia è povera: ne siete convinti?

13 Settembre 2014
Redazione YOUng
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E dopo l’email sconcertante di Georgia May Jagger in cui mi invita a provare il nuovo mascara della Rimmel (non so se abbiate presente la modella ma, è quella bionda con la finestrella tra i denti) decido di tentare un approccio diverso per questo articolo.

Dato che la Rimmel può mandarmi email inquietanti, soprattutto se aperte alle 11 di mattina di sabato mattina, perché non condividere anche io una mia email?

Perfetto, non la trovo! vedrò di farmela rimandare. Comunque, nel frattempo, inizio a parlare del mio viaggio in Cina.

Dopo un periodo buio, davvero buio, decisi di andarmene. Per un mese. In Cina. Da sola. Lo impostai come una sorta di percorso ascetico necessario per la mia crescita personale e spirituale, funzionale ai miei studi areali, un periodo di pausa.

A marzo prenotai tutto, avrei trascorso un mese intero, da sola, alla Yu Yan Daxue di Pechino.

Ciò che trovai non era esattamente ciò che mi aspettavo.  Anzi, non era per niente ciò che mi aspettavo.

Noi Italiani abbiamo una concezione distorta del concetto di sviluppo economico e ,soprattutto ,del concetto di ricchezza.

 La Cina è ricca, noi siamo poveri, impara il cinese che ti servirà per lavorare. Considerando il PIL, la Cina è ricca ma parliamo della qualità della vita : dell’inquinamento, dell’acqua non potabile, delle macchioline rosse che compaiono sulla tua pelle dopo la doccia, della tua pelle che diventa unta, dell’aria piena di polvere che si deposita sul tuo fazzolettino dopo uno starnuto, della nebbia costante e del sole schermato e della gente che sputa per terra. E voi, protestate per la Terra dei Fuochi? Non si devono incendiare, seppellire i rifiuti ma, obiettivamente in Italia non abbiamo inquinamento paragonabile a quello delle Tigri Asiatiche. Noi, l’immondizia la pubblicizziamo ogni 5 anni circa per le campagne elettorali. Finite le elezioni, Napoli viene commissariata per altri 10 anni e, la parte politica al potere si proclamerà come salvatrice dell’Italia. I problemi non si risolvono così.

Il cibo. Per quanto io adori il cibo cinese, soprattutto i ravioli al vapore e l’anatra pechinese, in Cina ho visto alimenti assurdi, davvero assurdi. Tolta Wangfujin , strada caratteristica in cui si può assaggiare di tutto, dagli scorpioni agli scoiattoli o alle stelle marine, -citando un proverbio cinese:

Tutto ciò che cammina, vola, striscia, nuota è commestibile.

(Vi stupite ancora che siano così tanti???)- gli ortaggi sono cavi, i pomodori non sono succosi ma hanno soltanto lo ” scheletro interno” senza succo, senza semi. Stessa cosa per zucchine e melanzane (che sono anche blu elettrico).

L’acqua non potabile.  L’acqua in Cina non solo non è potabile ma, come ho scritto sopra, causa anche irritazioni e rush cutanei (lo ammetto, sono particolarmente delicata ma, è capitato anche ad armadi a 6 ante tedeschi). Inoltre, il sistema cinese fognario è pressoché assente poiché le condutture passano in superficie. Vi aiuto a capire. Vai alla Città proibita, costeggi un canale passeggiando su un marciapiede ed accanto a te, sempre sul marciapiede, ti trovi un tubo di un diametro spropositato che ti tiene compagnia per tutta la passeggiata. Un altro problema che implica questa impostazione dei condotti è che, l’acqua si riscalda troppo e, in Cina , è necessario un sistema di raffreddamento. Una volta capitò che si fosse rotto e, sebbene l’avviso, molti ragazzi si ritrovarono con ustioni dopo aver tentato di fare una doccia.

Il lavoro. Vediamo il lavoro come un diritto, una concessione che cade dall’alto. Ci aspettiamo concessioni dal governo, riforme, salari, sussidi familiari ( che meritiamo, senza dubbio, meritiamo). Ma, il lavoro in Cina è tutt’altro. Prima di tutto abbiamo una diversa concezione del lavoro derivata da principi confuciani e intrecciata con la venerazione del dio denaro. 

Io, Cinese, lavoro perché se non lavorassi sarei una piaga sociale, perché fa parte della mia cultura, perché lavorando rispetto me stesso e rispetto il mio paese.

Io, Italiana, lavoro perché…no scherzavo, noi non abbiamo questa opportunità…

Esperienza pratica in Cina, Starbucks. Arrivo, vicino alla stazione metro di Wudaokou ci sono le impalcature. Giorno 2: arredano l’interno. Giorno 3:il locale ancora non è aperto ma, un ragazzo che mastica decentemente l’Inglese, vende abbonamenti, tessere sconto che possono essere utilizzate in tutta l’Asia. Giorno 4: Il mio primo Frappuccino da 星巴克 (si legge xingbake ed è la traduzione/ trascrizione fonetica di Starbucks in Cinese). Si fanno i turni, si lavora di notte, tornavo al dormitorio alle 3 a.m. e rifacevano l’asfalto. Alle 3 di notte. Molte città non dormono mai ma, Pechino non solo non dorme ma lavora.  

Infine, andando per semplificazioni puoi svolgere due tipi di lavori in Cina e ti accorgi della posizione sociale di una persona subito:

  1. se bianco, o sbiancato con tutte quelle creme a base di acido che usano, lavora in ufficio, ha un posto di prestigio,
  2. se abbronzato e tu vuoi sistemarti sposando un cinese, ascoltami, lui non va bene.

Canoni estetici.

Da ciò derivano i canoni estetici totalmente diversi dai nostri (o meglio come i nostri fino al 1800).

Bianco= segno di nobiltà, ricchezza.

Abbronzato = contadino volgare di una regione “desperduta della Cina” [cit.]

Le donne e la politica.

Al mio esame, iniziai a parlare dei miei studi, delle mie aspirazioni future. Alla mia affermazione “Studio Scienze politiche e relazioni internazionali focalizzate sull’area dell’Estremo Oriente”, la prof mi chiese: ” Sai, in politica ci sono solo uomini, perché studi proprio politica?” E io: ” Mi piace e, ha visto le nuove riforme di Li ke Qian?” Lei ha continuato ad insistere sul perché e alla mia risposta” Probabilmente va tutto male perché ci sono poche donne che si occupano di politica” si è rassegnata dicendo: ” Vedo che ti piace”. In Cina , si crede ancora che la politica sia qualcosa da uomini. Anche in Italia, ogni volta che sale qualche donna in più al governo ce ne stupiamo. Inoltre, la Cina anche se chiamata formalmente RPC, è ancora una dittatura. Ci sono censure, non si possono usare determinati siti web o social network, nessuno parla, nessuno sa della rivoluzione culturale.

La corruzione in Cina. La corruzione in Italia.

Su questo fronte siamo quasi uguali. I Cinesi però si distinguono per procedure burocratiche efficienti di corruzione. Ultimo giorno. Perdo la ricevuta della caparra data al dormitorio (anche se sono certa che me l’abbia buttata la cameriera). Vado alla reception. In qualsiasi altro Paese non avrei ripreso più quei soldi. In Cina, alle 4 di notte, ho dovuto scrivere lettere a mano in cinese, timbrare con la mia impronta digitale, far controfirmare il documento, sorbirmi le grida dell’impiegata quando le ho chiesto di ripetere più lentamente ciò che mi aveva appena detto. In pratica, sono stata 2 ore lì e alla fine la caparra mi è stata riconsegnata.

In Italia come avremmo risolto? Dando 50 euro al receptionist per recuperare la metà dei soldi.

Questo è un esempio banale ma, mi è stato detto che per avere un visto di soggiorno si debba fare un esame. Praticamente paghi e ti danno il visto.

L’Italia è un Paese piccolo e non ha retto. Un sistema basato sulla corruzione, un sistema enorme come quello cinese, come l’economia cinese, quanto reggerà? Quanto sappiamo realmente della salubrità dell’economia cinese?  è pulita o è semplicemente funzionale a bilanciare la Bilancia internazionale con il suo rapporto biunivoco con gli USA ?

 

 

 

 

L'AUTORE
La redazione di YOUng
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