10 domande a Federica Vari, artista poliedrica

15 Settembre 2014
Redazione YOUng
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Foto di Fabio Galli

Foto di Fabio Galli

Federica Vari, romana, si è formata presso lo IALS, la MAISON de la DANSE e l’AID. Ha studiato dizione, recitazione, musical e danza con importanti personaggi dello spettacolo. Attrice, fotomodella e conduttrice tv, dal 2000 è insegnante di danza moderna dell’A.S.D. Opera d’Arte di Roma.

Come è nata la tua passione per la danza?
«La mia passione per la danza nasce nei primissimi anni 80, quando in televisione si potevano ammirare coreografie eseguite da corpi di ballo degni di questo nome, al contrario purtroppo dei nostri tempi, in cui sono state sostituite da fugaci stacchetti musicali nei quali la tecnica viene spesso offuscata da costumi di scena necessariamente succinti e ammiccamenti a quanto pare indispensabili. Mi piaceva davvero molto guardare le sigle e le coreografie in queste trasmissioni televisione in prima serata del sabato sera ma i miei primi veri passi sulle doghe del parquet iniziai a muoverli seguendo l’esempio di mia sorella maggiore, Elisa Vari, che studiava danza già da tempo. Ricordo che sin dal mio primo saggio, alla tenera età di quattro anni, capii immediatamente che salire su quel palcoscenico mi piaceva davvero, senza crearmi imbarazzi ma già parecchia faccia tosta!»

Cos’è la danza per te?
«La danza è… l’espressione più totalizzante di un corpo, di una mente, di un’anima…»

Uno spettacolo che ti è rimasto nel cuore?
«Lo spettacolo da me interpretato che più mi è rimasto nel cuore l’ho portato in scena per due mesi, a distanza di un anno, prima al Salone Margherita e poi al Teatro Greco di Roma. Si intitolava “Tegole e Fregole: i gatti di Roma”, coreografie di Claudio Meloni, regia di Marco Lapi, scritto da Silvestro LongoSergio Iovane eMarco Lapi. Una divertentissima commedia musicale in cui feci parte del corpo di ballo e del cast attoriale, dove ebbi l’onore di lavorare e di imparare tanto dai grandissimi Miranda Martino e Riccardo Garrone»

Un momento difficile della tua vita?
«Durante gli anni di studio della danza, sono incappata in ben due momenti difficili di questo mio percorso; il primo, come accade a molte, in età adolescenziale, in cui commisi l’errore di interrompere gli studi forse più per superficialità che per mancanza di volontà. Il secondo, fu quando fui assunta a tempo indeterminato presso un istituto bancario, all’età di 21 anni, periodo nel quale stavo già portando in scena i miei primi lavori nel mondo dello spettacolo. Andò a finire che per molteplici motivazioni, anche esulanti dalla danza, dopo qualche anno mi licenziai»

Un insegnante a cui dire “grazie”?
«L’insegnante a cui devo certamente rivolgere il mio ringraziamento più grande è il Maestro Steve La Chance, che mi ha fatto conoscere lo stile del modern jazz formandomi con anni di studio duro e illuminante»

Mamma ballerina o ballerina mamma?
«Mia figlia va in giro a dire a chiunque “mamma balla” ed ha solo 2 anni. Il più grande, che ora ha 4 anni e mezzo, ricorda ancora lo sballottolamento che subiva quando era nella mia pancia, visto che sono andata in scena fino all’inizio dell’ottavo mese di gravidanza. Beh, al momento dovrei rispondere più mamma ballerina… anche se una parte di me si sente ancora molto ballerina mamma»

Mamma da grande voglio fare la ballerina… cosa rispondi?
«Con i tempi che corrono, il teatro in forte crisi e le poche opportunità che attualmente questo campo offre, le direi sicuramente di studiare danza seriamente, se questo la fa stare bene, senza puntare necessariamente a far si che questa debba necessariamente arrivare ad essere un giorno la sua professione. È nota a chiunque la storia che con la danza non ci si “ingozza”!!!»

Ballerina, docente o coreografa. Quale ruolo preferisci?
«Con gli anni si vedono le cose da una prospettiva diversa, si cambia l’approccio nelle varie situazioni, si acquisisce consapevolezza, lungimiranza, abbandonando la leggerezza, l’incoscienza e la facilità con la quale inizialmente affronti questa arte. Il corpo cambia, si matura e bisogna fare i conti con l’orologio biologico che inevitabilmente batte. Ogni età ha le sue tappe… Ad oggi posso dire che creare coreografie è la cosa che più mi affascina, ballare, mi emoziona e mi rende viva ancora moltissimo, ma insegnare alle mie allieve ciò che mi è stato insegnato, mettendoci volontariamente dentro del mio, questo è davvero gratificante ed ogni volta che si esibiscono è un’immensa soddisfazione personale… un pezzettino di me è lì sul palco dentro ognuna di loro»

Un rimprovero ai giovani di oggi?
«I rimproveri più grandi da fare ai giovanissimi di oggi sono due. Uno va a coloro che credono che con 1 o 2 anni di studio si possa tranquillamente emergere e crearsi una solida formazione nel campo della danza. Vorrei esortarli a sudare anni e anni alla sbarra piuttosto che coltivare false illusioni che potranno solo deluderli. Il secondo va invece a coloro che non hanno abbastanza mordente, voglia di impegnarsi e di dare costanza allo studio. Scambiano la danza per una qualsiasi disciplina sportiva da cambiare ogni anno, diradano le lezioni anche solo per un semplice mal di testa o presenziando ma assorti nei loro pensieri. Io posso capire tutto ma se c’è passione per la danza ci si organizza, con i compiti, con la stanchezza… Ci sono allievi che fanno tanto sacrifici pur di non perdere una sola lezione e rimanere indietro, genitori che si fanno in quattro pur di portarle avanti e indietro nonostante gli impegni del lavoro e della famiglia. Volere è potere. Dico solo questo. Se si fa una cosa la si fa per bene. Venire a danza non è mica la scuola dell’obbligo. Non è importante se questo studio mi porterà o meno un giorno a fare la ballerina, la cosa fondamentale è farla se si ha voglia, se ci rende felici, impegna il fisico e la mente in uno sforzo e in una trasformazione in ogni caso positiva»

Qual è il tuo sogno nel cassetto?
«Il mio sogno nel cassetto è proprio lì, chiuso in un cassetto… Avrei dovuto realizzarlo tanti anni fa ma così non è stato. Perciò lo lascio lì, custodito, lontano da me e da tutti quelli che vorrebbero conoscerlo!»

di Fabio Galli

L'AUTORE
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