Una giornata nei pensieri di mio figlio

16 Settembre 2014
Aurora Scudieri
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bebe pensieriQuando parlo, sorrido, nutro, gioco con mio figlio, penso sempre a cosa
pensa, cosa sente e prova lui. Cosa vede con i suoi piccoli occhi da bambino di quasi 8 mesi. Ogni cosa è nuova e fa paura o mette curiosità.

Tutto inizia al mattino. Si sveglia da solo, nel suo lettino circondato dal buio, in una stanza lontana da quella di mamma e papà, e subito la sua mente dimentica quello che è stato il giorno prima e si chiede solo dove sono i suoi punti di riferimento, se qualcuno verrà a stringerlo, nutrirlo, cambiarlo, anche oggi, anche ora che non ha più sonno e ha tanta tanta
fame. Non sa ancora leggere l’orologio tondo sul suo bel muro, non sa che sono solo le 5 del mattino e che è ancora ora di fare la nanna. Così, disperato e terrorizzato inizia a piangere come un falco, per chiamare la
sua mamma. Se potesse urlerebbe il suo nome e le direbbe “Mamma dove sei? Ho bisogno di te, non ho più sonno, non mi lasciare da solo!”. Così la sua mamma arriva, con due occhiaie che toccano a terra e un po’ di rabbia nello sguardo, mischiata con tanto sonno. Lui la vede e gli scoppia un sorriso in volto “Eccola! Come è bella, lo sapevo che non mi aveva lasciato da solo! Ora mi prende in braccio lo so lo so e mi tiene al caldo”.
Ma noi mamme speriamo sempre che dorma ancora un pochino e così gli rimettiamo il ciuccio e proviamo ad andare via. Niente da fare. “Ma come? Vai via?!” si chiede lui, e riprende a chiamare forte la sua mamma con i suoi “Ueee”.

E così il risveglio inizia. La mamma lo prende e lo attacca al seno, o al biberon. E quella per lui è la felicità, glielo si legge negli occhi. “Come mi sei mancata mamma, e che fame che avevo. Oggi questo latte è ancora più buono, speriamo non finisca mai”. E ciuccia, forte e piano, ciuccia ancora fino a quando lo stomachino non è gonfio “Ora devo fare la cacca, spingo forte non mi lasciare mamma”.
Poi è l’ora di cambiarsi. La mamma lo prende e lo mette sul suo fasciatoio. “Oh no, non voglio essere spogliato e vestito uffa, e poi fa freddo!! Dai mamma lasciami” protesta il piccolo. Ma quando gli togli il pannolino corre veloce a giocare con il pisellino. “Ohoh mi fa ridere, che bello, mamma fai piano a pulirlo, dai lasciami ancora un po’ libero così” e tu veloce invece lo pulisci, gli metti la crema “Noo, la crema mi fa schifo noo” e il pannolino e poi scegli i vestiti. “Fai che non scelga quel body che mi stringe le cosce e quei pantaloncini troppo lunghi con i quali non riesco a giocare bene” pensa il tuo piccolo.

La mamma ha finito ed ora deve andare a lavarsi e a fare la colazione anche per il papà e lascia un attimo il piccolo nel suo girello “No mamma dove vai? Vengo con te ueueee non mi lasciare ancora da solo mi annoio” pensa lui piangendo.
Ecco che si sveglia il papà. “Papà papà! Ciao papà, prendimi in braccio dai non voglio stare qui da solo” ma il papà gli da un bacio e poi corre in bagno e lui, mentre tutti corrono, è lì da solo soletto. Finalmente a colazione tutti insieme, anche il cane di casa. “Oh che bello, avvicinati voglio darti le carezze”. La mamma impedisce al piccolo di sporcarsi la mani con il cane e gli da un biscotto “Ora non voglio il biscotto, voglio solo giocare con il cane uffa!” si ribella nella sua mente tuo figlio.

La mattina prosegue solo con la mamma con una passeggiata in bici e poi al parco per fare merenda. “Prima fammi giocare sull’altalena e poi mangio la frutta” si ribella il tuo piccolo che ancora non si esprime, mentre cerchi di fargli mangiare la mela. “Preferisco quando c’è anche papà, con lui si gioca prima!”. E tu ti chiedi perchè, capriccioso, non apre la bocca.
Arrivano intanto altri bambini a giocare “Che buffi che sono e come sono
grandi! Perché loro possono correre da soli ed io no? Perché io sono così piccolo in confronto a loro? Voglio essere grande anche io, dai mamma lasciami, non voglio pulirmi la bocca“. Ma l’altalena è ancora occupata e intanto il tuo piccolo ha anche sonno. “Mamma fammi dormire, mamma non riesco a dormire, mamma ueeee” si lamenti il tuo piccolo mentre tu, invece, cerchi a forza di rimetterlo in bici per andare via e ti chiedi perché pianga così “Ti prego mamma sono tanto stanco“. Povero piccolo, senza poterlo spiegare è costretto a stare in piedi su quella grande bicicletta con il casco più pesante di lui che gli fa chinare la testina.

Ed è ora di pranzo, alle 12 in punto noi mamme siamo già pronte con la pappa. “Ma io non ho fame, voglio giocare ancora un po’! Ueee! E poi ancora quel passato di verdure con il pesce, non mi va! Voglio il latte!”. Un cucchiaio per volta la pappa va giù. “Ma perché fai quelle facce e quei versi strani mamma? Mi fai ridere! Se ne voglio ancora ne mangio altrimenti no, non mangio mica per le tue smorfie”. Il pranzo finisce e il piccolo vuole fare la nannaOra mi dondoli mamma, altrimenti non mi addormento, voglio che mi culli, forte, non così no, ancora un poco, noo non riesco a dormire Ueeee!“. Non so cosa può sognare un piccolo di pochi mesi, ma quando si sveglia, dopo un’oretta, il pensiero è sempre lo stesso “Dove sei mamma? Mi hai lasciato da solo? Non voglio stare qui, mi fanno male i dentini in bocca!” urla con un pianto tuo figlio. Quando arrivi i suoi occhi sorridono ed è ora del latte. “Che bello che bello la tetta!! Ma mamma ti sei lavata con quel brutto sapone, il profumo copre il tuo odore che mi piace di più!”.

Quando torna il papà e d’un tratto gli appare davanti tuo figlio lo riconosce subito “ciao papà, oggi ho mangiato, fatto la cacca, dormito, ora fammi giocare, voglio giocare a volare con te con mamma non lo faccio”.
Dopo le coccole però è ora del bagnetto. “Oh no no il bagno no, ma l’ho già fatto, lo devo proprio rifare papà? Ho freddo ti prego, non mi piace
l’acqua”. E dopo il bagnetto si mangia ancora “Ti prego ancora carote e
cavolfiori no! Perché non posso mangiare quella cosa tonda e morbida che mangia il papà? E poi ho ancora sonno. Vi prego non fatemi tutte quelle smorfie per mangiare, mi passa la fame”.

Fino all’ora di fare la nanna, lui con i suoi gesti te lo fa capire in mille modi, si strofina gli occhietti, sbadiglia, piange, e poi finalmente lo prendi tra le tue braccia per addormentarlo e portarlo nel lettino. “Ho sonno mamma, ma tu non andare via, fammi dormire tra le tue braccia mamma, ho paura a stare da solo!”.
Scusami per tutte le volte che non ho capito cosa volevi dirmi, piccolo mio. Non vedo l’ora che tu possa parlarmi e dirmi cosa vuoi.

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