Mitologia greca: Ermafrodito

16 Settembre 2014
Redazione YOUng
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Istanbul - Museo archeologico - Ermafrodito . III Secolo aC, da Pergamo . - Foto di: Giovanni Dall'Orto 28-5-2006.

Istanbul – Museo archeologico – Ermafrodito . III Secolo aC, da Pergamo . – Foto di: Giovanni Dall’Orto 28-5-2006.

Afrodite, dea della bellezza e dell’amore, era la sposa di Efesto. Il matrimonio, però, non era dei più felici proprio per via delle differenze fra i due: bella ed esuberante lei, brutto e triste lui. Per questo motivo, la dea non perdeva occasione di concedersi qualche scappatella: più frequentemente con Ares, il dio della guerra, ma non disdegnava la compagnia di altri Dei e mortali.

Venne quindi il momento in cui Afrodite cedette alla serrata corte di Ermes, il bel dio giovane ed intraprendente, fra i cui compiti spiccava quello di messaggero degli dei. Dalla loro unione nacque un bambino dalla straordinaria bellezza e, proprio per la raggiunta perfezione dei tratti maschili e femminili, fu chiamato Ermafrodito, con la fusione dei nomi di entrambi i genitori.

Il bimbo nacque sul monte Ida, ma Afrodite, colta da tardivo senso di colpa per l’adulterio, si separò presto dal piccolo e lo affidò alle cure delle ninfe Naiadi. Era così bello e perfetto che non era difficile ravvisare nel suo viso e nel suo corpo la bellezza di padre e madre.

Intorno all’età di 15 anni, il giovane decise di lasciare il luogo di nascita e di intraprendere un viaggio attraverso tutta la Grecia. Oltre alla bellezza, aveva ereditato dai genitori la scaltrezza e l’intraprendenza, condite da una robusta curiosità per le cose della vita. Il corpo, attraente e delicato come quello di una donna, non mancava del vigore e della forza maschili. E fu questo che, sicuramente, fece perdere la testa alla ninfa Salmace. Quando il giovane giunse in Caria, per via di una giornata estremamente calda, sentì la necessità di bagnarsi presso una fonte. Si spogliò completamente e, proprio in quel momento, la ninfa lo vide. La ragazza, figlia di Poseidone dio del mare, prima provò a sedurlo con dolci parole, poi si sentì costretta dalla forte attrazione che provava per lui a passare ai fatti: si spogliò anche lei e si avvicinò con tutte le migliori intenzioni del mondo.

Ma il giovane Ermafrodito continuava a non cedere alle lusinghe dell’amore. La ninfa, allora, fece un ultimo disperato tentativo: lo abbracciò fortissimo e lo trascinò con sé verso il basso. Il ragazzo provava a divincolarsi dall’abbraccio mortale, ma Salmace era determinata a non lasciarlo andare. Mentre erano così avvinghiati, lei pregò suo padre e tutti gli Dei affinché le concedessero la grazia di restare unita a lui per sempre. Nel frattempo, lui pregò i propri genitori affinché chiunque si bagnasse in quelle acque nel futuro subisse la sua stessa sorte.

Entrambi furono accontentati. Poseidone fece sì che i due giovani si fondessero in un solo meraviglioso corpo, con il busto da donna e i genitali da uomo. Salmace poteva restare, così, fusa per sempre a quella meraviglia della natura. Dal canto suo, anche Ermafrodito fu accontentato: i suoi genitori fecero sì che nel mondo esistessero altre persone con quelle caratteristiche, a prescindere che si bagnassero o meno a quella fonte.

Ermafrodito, quindi, rappresenta la perfezione assoluta, la somma delle peculiarità maschili e femminili, sublimate in un essere completo e bellissimo. Non esisteva un vero e proprio culto dedicato a questo personaggio, mutuato sicuramente da antiche tradizioni orientali. Se ne ricordano le fattezze, piuttosto, in opere letterarie e scultoree. Il culto, al massimo, lo vide protagonista in sette misteriche ed iniziatiche, ma non certo presso la maggior parte del popolo.

D’altronde, anche Platone aveva teorizzato un’origine androgina del genere umano e ne aveva divulgato il significato attraverso uno dei suoi miti più famosi.

Che l’Uomo fosse davvero un essere unico, agli albori, supponiamo che sia solo una bella e fantasiosa favola. Ciò non toglie che anche gli antichi avvertirono il bisogno di dare una spiegazione più o meno logica all’esistenza in natura di creature comprendenti in sé entrambi i sessi.

Figlie di Dei, quindi, queste creature. E nemmeno di Dei minori.

A buon intenditor…

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