Il Vallietà – Perché Giannini piace più di Floris

17 Settembre 2014
Veronica Valli
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giannini

La rubrica televisiva “Il Vallietà” torna in grande stile (si spera) e in concomitanza col ritorno del talk show politico “Ballarò” (martedì, 21.10, Rai Tre). Nato nel 2002, il programma ha riscosso negli anni sempre più successo, seppure, superato il primo lustro, abbia iniziato a mostrare inevitabili segni di stanchezza. D’altra parte, non sempre funziona portare avanti un programma che ha sempre la medesima formula, ad un certo punto tutto assume un’aria un po’ stantìa. Ma quest’anno, le cose sembravano aver preso una piega diversa. Lo storico conduttore del talk, Giovanni Floris, causa Dio Denaro ha deciso di lasciare la nave e trasferirsi a La7 dove, per altro, ha debuttato col suo nuovo programma, Dimartedì, proprio lo stesso giorno di “Ballarò”, senza tuttavia doppiarne il successo. Dopo un iniziale momento di panico, dove si pensava di mettere una delle conduttrici di “Millennium” al suo posto, che avrebbe reso il talk interessante come guardare il portiere del proprio palazzo al videocitofono, tutto è entrato nei ranghi e Floris è stato sostituito con Massimo Giannini.

Mortadella is Back

Il ritorno del Mortadella

IL FASCINO DI GIANNINI – Aplombe perfetto, occhio ceruleo, modi gentili, Massimo Giannini ha conquistato subito il pubblico del talk, raccogliendo in maniera più che egregia l’eredità del collega. Certo, non si tratta che la prima puntata e dunque per avere un giudizio rotondo e preciso toccherà attendere ancora un po’ di tempo ma, come si suol dire, se il buon giorno si vede dal mattino, qui si può stare mediamente tranquilli. Per chi non lo conoscesse, c’è da dire che Giannini, oltre che essere piacente, ha anche un curriculum di tutto rispetto. Ex vicedirettore del quotidiano Repubblica, ha collaborato con Radio3 ed è stato spesso ospite di diversi salotti televisivi, oltre a far sentire spesso la sua giudiziosa ma graffiante opinione su RepubblicaTv. Non bisogna comunque dimenticare che alla causa ha contribuito anche l’intervento di Roberto Benigni, che è riuscito bene nel probabile intento di non far rimpiangere Maurizio Crozza, che ha seguito Floris nel trasloco. Lo stile pacato e formale, senza per questo essere ingessato di Giannini, funziona piuttosto bene, tiene il polso del programma senza troppi problemi ma soprattutto, senza far (ri)pensare a Floris, che non brillava particolarmente né per brio, né per talento giornalistico. Sicuramente c’è un po’ da lavorare sugli ospiti, il paludato Romano Prodi (ma esiste ancora?!) e il buon Ferruccio De Bortoli, direttore del Corriere della Sera e, come già detto, sulla formula del programma, che andrebbe di certo rinnovata, sebbene sia un qualcosa che non è di peso dal solo Giannini. Magari si potrebbe iniziare dalla sigla, affidata a Ivano Fossati, che secondo la Rai è un cantautore rock (sigh).

La sigla avrebbe potuto essere cantata da Benigni in stile dub

La sigla avrebbe potuto essere cantata da Benigni in stile dub

SUCCESSO DI AUDITEL – Anche i dati Auditel hanno confermato il successo di Giannini, che ha anche battuto Floris in termini di share; infatti l’esordio di “Ballarò” ha totalizzato l’11, 76% a fronte dell’esiguo 3, 47% di “Dimartedì”. I numeri parlano chiaro ma comunque non si può prevedere cosa succederà nel futuro dei due programmi, tra cambi di rotta, miglioramenti e peggioramenti. Ad oggi, quel che sembra è che forse Giannini funziona più di Floris, con buona pace di Urbano Cairo, patron di La7, che potrebbe sempre prendere il ricco stipendio che da al conduttore e ripartirlo a tanti giornalisti giovani disoccupati o con contratti disgraziati ma magari con più inventiva e voglia di fare del buon “Giova”.

p.s. Giannini ha comunque i suoi detrattori e questo va benissimo, ci mancherebbe. Una persona che seguo e stimo su Twitter però mi ha detto che ai suoi modi flemmatici preferisce il sorriso della collega Serena Bortone. Dico solo “No way”.

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