30 Anni dalla morte di François Truffaut

13 Ottobre 2014
Imma I.
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antoinetruffaut

Parigi si prepara a commemorare trent’anni di assenza di uno dei suoi più grandi registi. Esponente di spicco della Nouvelle Vague, François Truffaut si spense il 21 Ottobre del 1984 a causa di un tumore al cervello, aveva solo 52 anni.
Non ebbe un’infanzia facile e questo tema ricorrerà spesso nei suoi film. La madre appena diciottenne non era sposata e il piccolo Truffaut visse i suoi primi anni di vita accudito dalla nonna. Fu riconosciuto nel novembre del 1933 dal designer industriale Roland Truffaut, che sposando la madre gli diede il cognome e lo accolse in casa.
Il regista si mise alla ricerca del padre biologico da adulto, quando stava girando il film “Baci rubati” (1968), scoprì che era un dentista sposato ai tempi della relazione con la madre. Decise di non allacciare i rapporti con il padre ritrovato, ormai era tardi e non avrebbe voluto dare problemi all’uomo che lo aveva cresciuto.
È importante conoscere l’infanzia travagliata del regista perché la ritroveremo nei suoi film, è all’attore Jean-Pierre Léaud che affida il suo alter ego sullo schermo, è attraverso la figura di Antoine Doinel che finalmente il regista esorcizza il suo dolore.
Lo vediamo piccolo e incompreso rappresentato nel film “Le 400 cous”, è in questo film che inizia la carriera di Jean-Pierre Léaud, in una sorta di crescita educativa-sentimentale. Il film premiato al Festival di Cannes nel 1959, ottenne un successo incredibile della critica e fu il primo vero film ad aprire alla Nouvelle Vague.
La saga di Antoine continua per circa 20 anni in diverse pellicole.
Parigi ricorda il suo regista con una mostra e con una retrospettiva dei suoi film alla Cinemathèque Francaise. Per l’occasione sono stati organizzati dibattiti e la riedizione integrale del suo lavoro in dvd.
Fino al 25 Gennaio prossimo saranno esposti diversi feticci che riguardano il regista: fotografie, interviste, estratti dei suoi film, oggetti e costumi di scena, sceneggiature con sue annotazioni personali, libri, disegni e documenti d’archivio provenienti dalle collezioni della Cinemathèque. Mentre nelle sale fino al 31 Dicembre saranno programmati tutti i suoi 21 film.
Opere incredibili, il percorso si apre con la proiezione di qualche estratto de “La nuit americaine”, opera che gli valse l’Oscar come Miglior Film Straniero, e in cui il regista è anche attore.
Lui stesso diceva dei suoi lavori “Voglio che i miei film diano l’impressione di essere stati girati con la febbre a 40”.
Serge Toubiana, direttore della Cinemathèque, dice “Bisognava cominciare da Truffaut all’opera, vederlo sul set, perché è questa l’essenza stessa del suo lavoro. Per lui il cinema era un piacere e il mezzo di rendere interessante la vita”.

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In effetti era proprio così, film unici, belli, ricchi di temi attuali. Come non pensare al bellissimo Jules et Jim, l’amicizia tra due uomini così diversi e sullo sfondo la passione autentica per la stessa donna Catherine, così sfuggente, libera da ogni convenzione e condizionamento?
Come non aver voglia di proteggere il piccolo Antoine, additato da tutti come un piccolo delinquente, ma in realtà solo, senza nessun punto di riferimento? Come non emozionarsi in “La peau douce” quando Pierre Lachenay perde la testa per la bellissima e giovane hostess interpretata da Françoise Dorléac?
La mostra prevede anche un omaggio a tutte le sue muse, alle donne che esaltava sullo schermo e di cui spesso si innamorava, come Jeanne Moreau, Claude Jade, Catherine Deneuve, Marie-France Pisier, Fanny Ardant (da cui ha avuto una figlia, Josephine) e Isabelle Adjani.
Per lui “il cinema è l’arte di far fare cose belle a belle donne”.
Serge Toubiana aggiunge “Truffaut ha filmato cose essenziali, l’amore, l’infanzia. La sua morte ha lasciato un gusto amaro, di incompiuto, di malinconia nel cinema francese. Quanti cineasti s’ispirano ancora alla sua opera!”.
È proprio così un grande genio che ha lasciato questa terra troppo presto, quanto avrebbe potuto dare ancora? Quanto aveva ancora da dire?
Alla mostra si può ammirare anche la riproduzione del suo studio con tanto di collezione di Tour Eiffel in miniatura.
Che bello sarebbe poter andare a Parigi in questo periodo, poter rivivere quei momenti, sentire nell’aria lo spirito del regista che tanto ha lasciato agli amanti del cinema, magari intravedere nei volti presenti anche suoi amici e collaboratori, magari incontrare proprio Jean-Luc Godard che con lui tanto ha lavorato, e se Godard “ha fatto della Nouvelle Vague qualcosa di travolgente, Truffaut l’ha destinata all’eternità”, ed è proprio così. Prendo in prestito queste parole perché esprimono benissimo l’importanza di un uomo che ha reso unico il suo lavoro e rimarrà per sempre un mito.
L’ho amato in ogni suo opera ed è sempre un’emozione nuova rivedere i suoi film, opere che oltre a raccontare fatti, raccontano la vita, le emozioni, mettono in evidenza sfaccettature psicologiche profonde con un’abile tecnica registica.

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Come dice lo stesso Godard “Con i 400 Colpi, François Truffaut entra nel cinema francese moderno come nel collegio della nostra infanzia. Ragazzi umiliati di Bernanos. Ragazzi al potere di Vitrac. Ragazzi terribili di Melville-Cocteau. E ragazzi di Vico, ragazzi di Rossellini, insomma ragazzi di Truffaut, espressione che passerà dopo l’uscita del film nel linguaggio comune. Si dirà presto i ragazzi di Truffaut come si dice i lancieri del Bengala, i guastafeste, i re della mafia, gli assi del volante, o anche, per dirla in due parole, i drogati del cinema.”
Dal 10 ottobre al 31 Novembre presso i maggiori punti vendita La Feltrinelli, le opere di Truffaut pubblicate da BIM saranno disponibili al prezzo speciale di 6,90 euro.
Bellissime iniziative per ricordare un animo sensibile che tanto ha contribuito all’arte moderna, un regista a cui sono profondamente legata per le emozioni che è stato in grado di suscitare. Un affetto autentico di una cinefila, amante delle sue opere e anche un po’ dell’immagine di uomo tormentato e irrequieto.

Imma I.

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