Porta tuo figlio al nido per…farlo ammalare

20 Ottobre 2014
Aurora Scudieri
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nidoDa pochi giorni gli amichetti di mio figlio hanno iniziato a frequentare il Nido e già si ritrovano ad essere sempre malati, con i loro genitori che, di conseguenza, sono costretti a tenerli a casa, saltando giornate di lavoro.
Raffreddore e febbre vengono venduti tutti insieme al pacchetto della rata dell’asilo Nido. Questo, oltre alla questione economica e a quella affettiva, è stato uno dei motivi per il quale io e mio marito abbiamo scelto di tenere Riccardo a casa per il primo anno.

Una mia amica, che ha una bimba un anno più grande di Riccardo mi ha raccontato di aver rischiato di perdere il lavoro a causa delle sue assenze dovute ai malanni della piccola. Alla fine per riuscire a mantenere il posto ha dovuto prendere una baby sitter che le tenesse la figlia nei giorni di malattia e tra Nido e baby sitter ci va a perdere. Ma come fare?

Alcuni genitori in maniera molto egoistica decidono di lasciare il figlio al Nido anche quando questo è malato. Egoismo nei confronti del proprio figlio e degli altri bambini, che si prendono il virus. Mi chiedo se non ci vorrebbe un controllo superiore da parte degli educatori nel rifiutare al mattino un bimbo con il naso che cola e gli starnuti frequenti. È anche vero che alcune malattie hanno una lunga incubazione prima di venire fuori, ma comunque ci vorrebbe maggiore attenzione da parte di quei genitori che vedono il Nido come un parcheggio e non pensano che lì il proprio figlio entra in contatto con molti altri.
Si dice che il primo figlio inizia ad ammalarsi quando frequenta il nido, il secondo già a casa dato che il fratello maggiore gli trasmette i virus.

Di certo, se proprio devo scegliere, preferisco che mio figlio torni a casa col naso gocciolante rispetto a danni molto maggiori provocati da insegnanti-assassini. È di pochi giorni fa la sentenza di un caso tremendo del decesso di un piccolo di 9 mesi avvenuto in un Nido del Comune di Pistoia a causa di un forte scuotimento, la cosiddetta sindrome sbs (baby shake syndrome).
I genitori riceveranno 800 mila euro di risarcimento, ma sinceramente non so cosa se ne faranno di quei soldi ora che non hanno più il loro bambino.

«E’ una sentenza piena di dettagli di ben 27 pagine che testimonia un grande
lavoro del giudice e dei consulenti – ha spiegato commenta Caterina Innocenti, madre del piccolo morto nel 2004 -. Insomma è andata come speravamo e pensavamo. Non è l’entità della cifra che ci interessa, la nostra richiesta era peraltro molto più alta, ma il riconoscimento delle responsabilità. L’azione civile era l’unico modo per far riaprire il processo penale. Ha avuto ragione il nostro
nuovo legale a consigliarci di percorrerla. Adesso c’è una condanna nero su bianco – conclude – Il nostro sogno è creare un’associazione su casi simili in memoria di Mattia e speriamo che i soldi ce ne forniscano l’occasione».

 

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