I cittadini rottamano i partiti e il Movimento 5 Stelle

24 Novembre 2014
Redazione YOUng
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Regionali astensioneAlla fine la rottamazione è avvenuta. Ma non nel modo in cui sognava Matteo Renzi: a essere rottamati sono infatti i partiti politici. Le elezioni Regionali in Emilia Romagna e Calabria hanno consegnato al Paese un quadro terribile per quanto riguarda la disaffezione verso la politica, nessuno escluso: l’antipolitica in stile Grillo, in parte ripresa da Renzi, si è rivelata un boomerang. I cittadini, finita la fase di protesta (che cela sempre una speranza), non hanno nulla più in cui credere. Peraltro di fronte a un esito scontato (le vittorie di Bonaccini e Oliverio non erano in discussione), è mancata la motivazione del “voto utile” o comunque “contro il nemico”.

Il dato sull’astensionismo non necessita di tanti commenti, soprattutto in Emilia-Romagna, il cui risultato è particolarmente significativo (anche rispetto alla Calabria) per due ragioni: la prima, la più lampante, è che si parla della “regione rossa” per antonomasia, con uno storico legame alla sinistra, dal Pci al Pd (sempre che sia possibile immaginare un reale filo conduttore in quella storia); la seconda è legata al Movimento 5 Stelle, epicentro del terremoto grillino che ha investito la politica italiana negli ultimi anni.

Romagna mia, meno rossa

La storica roccaforte della sinistra è oggi il Tempio della Disillusione, venerato dagli astensionisti. Il richiamo alla tradizione ha funzionato per pochi, precisamente il 37% degli aventi diritto al voto: Stefano Bonaccini ha vinto con ampio margine, ma in un contesto “inquinato” da un’affluenza ai minimi storici.

Ci sono due aspetti che hanno inciso in maniera decisiva sulla scarsa partecipazione: le inchieste che hanno riguardato i consiglieri regionali e le dimissioni del presidente Vasco Errani per la condanna in Appello nell’ambito del processo Terremerse su un presunto vantaggio concesso al fratello. Ma di sicuro non è una consolazione per il Partito democratico: significa che il “motore Renzi”, tanto vigoroso alle Europee, non ha spinto al voto gli elettori del centrosinistra. Di certo le colpe non sono tutte del presidente del Consiglio, come stanno sostenendo alcuni osservatori, ma il leader dei democratici ha più di qualche “responsabilità oggettiva”. Insomma, rottamazione non fa rima con partecipazione.

Il Movimento 5 consiglieri

Beppe Grillo aveva fiutato l’aria: «Se eleggiamo cinque consiglieri è un successo», aveva detto in chiusura di campagna elettorale. Il Movimento 5 Stelle, che sognava di cambiare l’Italia conquistando la maggioranza assoluta, ha finito per diventare una forza politica di testimonianza, un Movimento 5 consiglieri. Altro che rivoluzione. Peraltro la storia politica del M5S è iniziata proprio in Emilia-Romagna, prima con un buon risultato alle Regionali e poi con la conquista di Parma con Federico Pizzarotti. Adesso in quella regione sembra arenarsi con effetti complessivi sul quadro politico italiano.

L’astensionismo è un indicatore di scarso interesse, di totale sfiducia. Pur con i suoi errori, dettati da ingenuità e quel senso di superiorità, il Movimento 5 Stelle aveva veicolato la disillusione in una forma elettorale, spingendo milioni di giovani alle urne: un merito che poche volte è stato riconosciuto a Beppe Grillo. Così, ora che il Movimento ha perso la sua verve iniziale, in molti evitano semplicemente di andare a votare. E l’astensionismo si impenna.

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La redazione di YOUng
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