Dietro una madre picchiata c'è sempre un figlio, nato o che non nascerà mai

25 Novembre 2014
Aurora Scudieri
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violenza donneOggi è la Giornata Mondiale contro la violenza sulle donne. Non esiste motivazione, ragione, scusa, per picchiare una donna, che essa sia madre o non madre. La violenza contro le donne mi ha sempre ferito nel profondo. Per la crudeltà, la vigliaccheria, l’egoismo di quegli uomini che usano la forza verso donne più deboli e indifese di loro. Magari sono uomini che sul posto di lavoro sostengono la parità dei sessi, e poi a casa tirano un ceffone alla propria compagna perché essa ha parlato loro con un tono che non gli piaceva.

Qui, però, nel mio Blog di mamma, voglio parlare di quelle donne che vengono picchiate mentre aspettano un figlio. E questa violenza provoca spesso un aborto.

Molti non saranno d’accordo ma io, in alcuni casi, sono favorevole alla pena di morte.
Un uomo che tira un calcio sulla pancia di una donna che aspetta il proprio figlio è peggio di un animale e va trattato come tale.
Proprio ieri ho seguito una trasmissione, Amore criminale, su Rai3, nella quale veniva raccontata la storia di due donne, madri, che avevano subito violenze mentre erano incinte. Una di esse aveva anche avuto, come conseguenza, degli aborti. Ricoverata in ospedale dopo numerosi colpi di piede sul suo ventre nel quale cresceva il figlio di quell’amore malato, la donna si era sentita dire che il piccolo era deceduto, ucciso da suo padre prima di vivere.
Quale dolore più grande?
L’aborto è già un trauma enorme, se poi sai che è stato provocato dalla ferocia dell’uomo che ti sta accanto, il dolore diventa insopportabile. Eppure quella povera madre ferita aveva deciso di restargli accanto, e di avere altri figli insieme a lui. Ma un uomo del genere non può, non merita di diventare padre.
Mi chiedo quale mente malata possa gettare la propria compagna per terra in stato interessante e tirarle un calcio sulla pancia. Come un essere umano può compiere un gesto tanto crudere? Come?
Da madre, e oggi da donna, credo che ogni genitore debba proteggere con la vita i propri figli e non provocar loro la morte per motivazioni assolutamente futili. Un litigio per gelosia, per incomprensioni per odio nascosto dietro amore.

Poi ci sono gli “uomini” che, dopo aver visto la propria compagna dare la vita all’essere più speciale del mondo, il proprio figlio, invece di esserle grate ogni mattina per quel miracolo, invece di stimarle, amarle, venerarle di più per aver fatto quello che loro non possono fare, decidono di picchiarle, ancora e davanti a quel piccolo uomo che vede, con occhi increduli, impauriti, incompresi, il proprio papà fare del male alla propria mamma. Il mondo di un bambino sono quelle due unità che unite creano il suo tutto: sua madre e suo padre. Quando una di quelle unità provoca volontariamente danno all’altra, tutto per lui crolla. Sono scene che porterà con sè per il resto della sua vita. E non sempre lo renderanno un uomo migliore di quel suo padre violento.
Un figlio è una magia, una madre la persona che ha permesso quella magia. Un padre la bacchetta magica che, se si rivolta crea incantesimi cattivi, stragi, disastri e tanto dolore inutile.
L’amore rende più forti. L’amore può dare vita ad un’altra vita, non può toglierla, non può danneggiarla, non può ferirla. Deve migliorarla, renderla più completa e rispettarla.
Una donna picchiata è contro natura, contro l’amore. Una madre picchiata è una violenza doppia: contro la donna e contro il figlio che è e sarà per sempre parte di quella donna.

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