La Maledizione di Oetzi

1 Dicembre 2014
Giovanni Pili
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Su Focus TV si è parlato della Maledizione di Oetzi. Effettivamente sono morte nel giro di 14 anni ben 5 persone che erano entrate in contatto con la mummia. ‘Sti cazzi.

Ricostruzione del volto di Oetzi, l'Uomo del Similaun.

Ricostruzione del volto di Oetzi, l’Uomo del Similaun.

Oetzi, meglio noto come l’Uomo del Similaun è una mummia trovata al confine tra Italia e Austria nel 1991 risalente a circa 5mila anni fa. Da recenti studi sappiamo che si trattò di morte violenta. Ci fu una disputa cordiale tra i due paesi confinanti per stabilire chi dovesse custodirne i resti, alla fine fu stabilito che il corpo doveva trovarsi in territorio italiano.

Il primo della lista è (o era) Helmut Simon, che assieme a sua moglie durante una escursione in montagna trovò la mummia, fu trovato morto anche lui tra i ghiacci a seguito di una escursione; Reiner Henn fu il medico che si occupò di prelevare Oetzi – all’inizio si pensava che dovesse trattarsi di un escursionista morto in epoca recente – morto in un incidente stradale mentre si recava ad una conferenza sulla mummia; Kurt Fritz fu la guida alpina di Reinhold Messner che accompagnò il noto alpinista in una escursione nel Similaun, morì due anni dopo cadendo in un crepaccio; a filmare il recupero di Oetzi c’era Rainer Hoelzl, morto di tumore al cervello. L’ultimo ad essere colpito dalla maledizione è stato Konrad Splinder, l’uomo che per primo studiò la mummia, morto di SLA. In precedenza, quando un giornalista gli chiese un parere riguardo la maledizione di Oetzi rispose ironico: «Dunque la prossima vittima dovrei essere io?».

Non è il primo caso. Sarà noto a tutti quello della mummia di Tutankhamun. La maledizione della mummia per antonomasia. Anche in quel caso entro un certo lasso di tempo sono morte delle persone che hanno avuto a che fare col suo ritrovamento.

Mi sento un po’ in colpa perché nello stesso lasso di tempo sono morte 13 persone che erano entrate in contatto con me: due per cardiopatia, uno di AIDS uno di incidente stradale, una di tumore, uno di polmonite (mio Nonno era testardo, quasi quanto il suo mulo… doveva per forza farsi la barba, col suo rasoio gigante, all’aperto, in pieno inverno) due di vecchiaia, entrambe con l’Alzheimer (be’ questo dimostra che non faccio effetto così presto con tutti), c’è da mettere in conto anche una cagnolina, il mio primo e unico cane: Vongola, non ricordo perché le avessi dato un nome così stupido, avrò avuto massimo dieci anni quando me l’hanno avvelenata. Mi sorrideva sempre, almeno così doveva sembrare ad un bambino. (No, perché dovrei provare ancora rancore? per quell’ignoto BASTARDO). Chissà quanti ne sto dimenticando. Ah, uno si è suicidato. Due non ricordo nemmeno perché sono morti.

Uno ci tengo a nominarlo, un po’ perché mi fa ancora rabbia per il modo in cui è successo, un po’ perché c’è stato un breve periodo di tempo in cui tutti sapevate di lui e della mia città, Selargius, grazie alla stampa e agli interessi elettorali; era Alessandro Pibiri, morto in Iraq nel 2006, ad un amico comune disse che tanto lui andava per fare una missione di pace, non era una guerra. Sono venuti pure dei politici a fare la passerella.

Chiunque mi ha conosciuto di persona è autorizzato a fare i debiti scongiuri, anche perché stando ai numeri sono molto più micidiale di Oetzi e Tutankhamun. Oppure è statisticamente normale, ma se l’avessi scritto fin dall’inizio una buona parte di NonSonoComplottistaSonoLoroCheSonoDellaKa$ta avrebbero pensato più o meno così:

«Ma dai! Uno può essere un caso, due una coincidenza, ma tre… lo vedi che voi del CICAP siete ottusi? tutti pagati dalla CIA».

Provate a fare il conto delle persone che sono morte nel lasso di 10 anni, dopo essere entrate in contatto con voi (si astengano dall’esperimento tutte le eventuali mummie). Allora perché siamo portati a trovare credibile la maledizione della mummia? Lo stesso meccanismo funziona per tutte le altre bufale, comprese quelle che riguardano presunti complotti. C’è sempre almeno un elemento suggestivo che stuzzica i nostri preconcetti. Non esiste una cura. Siamo noi stessi l’antidoto, nella misura in cui sottoponiamo a critica noi stessi prima di tutto.

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