Sentinelle in piedi a Caserta – giù la maschera!

1 Dicembre 2014
Redazione YOUng
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Ieri, Sabato 29 Novembre, si è tenuta a Caserta la manifestazione delle “Sentinelle in piedi”, movimento autodefinentesi come apartitico e aconfessionale,  voluto da cittadini che “vegliano per la libertà d’espressione e per la tutela della famiglia naturale (prestate molta a attenzione a questa parola; ne discuteremo dopo) fondata sull’unione tra uomo e donna”, come riportato sul loro sito  web. Queste persone manifestano in piedi, con un libro in mano, a distanza ravvicinata l’una dall’altra, per difendere quello che è stato, a lor detta, loro negato: la libertà di pensiero. Ascrivono tutto ciò alla proposta di legge Scalfarotto , presentata nel 15 di Marzo del 2013.

Come si può apprendere, cliccando sul link sopra riportato, il dossier che riassume brevemente la proposta di legge è disponibile a tutti coloro che hanno un accesso alla rete a titolo gratuito, per cui vi invitiamo a leggerlo con attenzione. Per i più pigri vorrei ricordare che la pigrizia stessa è un delitto, in termini di informazione, perché scriveva un tempo un certo storico di nome Erodoto che uno scrittore di storia può pervenire alle sue fonti in due modi:  in maniera diretta, tramite l’osservazione degli accadimenti sul campo e in maniera indiretta, cioè “per sentito dire”, tanto da definirlo in greco stesso “akèkoa” (dal verbo ἀκούω, “ascoltare”) , cioè “ho sentito dire che…”. Sono passati all’incirca duemilacinquecento anni da allora, eppure sembra che quanto espresso dallo scrittore trovi ancora conferma nei giorni nostri. Per cui, quando qualcuno afferma che una legge negherebbe il diritto della libertà di opinione, la prima cosa da farsi è cercare il testo di questa legge e studiarlo. Uno dei pericoli del Diritto, in genere, è che il Diritto si interpreta. Dall’uso di una parola piuttosto che di un’altra si può offrire spazio per un cavillo; occorrono una buona cultura e una notevole capacità di linguaggio per capirci qualcosa di Leggi, lo ammetto. Questo aspetto delicato del Diritto può generare perciò dei fraintendimenti, laddove non vengano definiti in maniera esaustiva i limiti entro cui può essere applicata una legge. Non è questo però il caso della proposta di legge che Ivan Scalfarotto ha presentato, assieme ad altri deputati, più di un anno fa.

La proposta di legge vuole essere un’estensione di una legge precedente, basata su una più “antica” convenzione internazionale sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale, stipulata nel 1966 a New York, la quale aveva i seguenti scopi:


sviluppare ed incoraggiare il rispetto universale ed effettivo dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali per tutti, senza distinzione di razza, sesso, lingua o religione,
proclamare che tutti gli esseri umani nascono liberi ed uguali per dignità e diritti e che ciascuno può valersi di tutti i diritti e di tutte le libertà senza alcuna distinzione di razza, colore od origine nazionale, che tutti gli uomini sono uguali davanti alla legge […] con la necessità di eliminare rapidamente tutte le forme e tutte le manifestazioni di discriminazione razziale in ogni parte del mondo, nonché di assicurare la comprensione ed il rispetto della dignità della persona umana

Tutti intenti lodevolissimi, ma chissà quanti saranno stati in disaccordo allora, siccome il colonialismo e l’apartheid erano realtà tristemente comuni all’epoca! Eppure, questa convenzione fu stipulata. Molti che non capivano, col tempo, capirono. Le scuole, i caffè, le riunioni di cittadini divennero gli avamposti del confronto e dello sviluppo di una società più consapevole. L’umanità ha commesso nei secoli molti errori e ha ancora molto da operare per tendere verso l’ideale di una Giustizia che rispetti i diritti di tutti. La legge ha il dovere di tutelare giuridicamente tutti i soggetti definiti “deboli”. Per fare ciò bisogna individuarli, secondo precise indagini statistiche, tra tutti i soggetti oggetto di sopruso per un motivo che sia legato all’etnia, al credo religioso, al sesso, all’età e all’identità sessuale. Anche perché la Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea dedica l’intero Capo III al Diritto di Uguaglianza e la proposta di Scalfarotto era quella di raggiungere sul piano legislativo quanto già garantito dall’UE – in soldoni, come si può difendere un diritto se non ci sono le leggi per farlo? Ecco dunque spiegato il motivo della modifica alla legge 13 ottobre 1975, n. 654, e al decreto-legge 26 aprile 1993, n. 122, convertito, con modificazioni, dalla legge 25 giugno 1993, n. 205 : per corroborare il contrasto dell’omofobia e della transfobia, sottolineato il fatto che “Nella violenza e nella discriminazione di stampo omofobico e transfobico la peculiarità dell’orientamento sessuale della vittima, ovvero l’essere omosessuale oppure l’essere transessuale non sono neutrali rispetto al reato, del quale costituiscono il fondamento, la motivazione e, in senso tecnico, il movente, né è neutrale rispetto ad essi l’autore del reato stesso, che si trova in uno stato soggettivo di disprezzo nei riguardi della vittima”.

Secondo questa proposta risulterebbe punibile:

– con la reclusione fino a un anno e 6 mesi o la multa fino a 6.000 euro chi «istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi fondati sull’omofobia o transfobia», mentre non interessa la fattispecie di “propaganda” di idee fondate sulla omofobia o transfobia;

–  con la reclusione da 6 mesi a 4 anni chi in qualsiasi modo «istiga a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi fondati sull’omofobia o transfobia»

–  con la reclusione da 6 mesi a 4 anni chiunque partecipa – o presta assistenza – ad organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi aventi tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi fondati sull’omofobia o transfobia. Tali formazioni sono espressamente vietate dalla legge. La pena per coloro che le promuovono o dirigono è la reclusione da 1 a 6 anni.

Non si parla dunque di punire la “espressione di opinione personale”. Difatti, nello stesso dossier, troviamo che  “Il comma 1, lettera c), aggiunge il comma 3-bis al citato articolo 3 della Legge n. 654 del 19753. Con l’introducendo comma si specifica che, ai sensi della legge del 1975, ‘non costituiscono discriminazione, né istigazione alla discriminazione, la libera espressione e manifestazione di convincimenti od opinioni riconducibili al pluralismo delle idee, purché non istighino all’odio o alla violenza, né le condotte conformi al diritto vigente ovvero anche se assunte all’interno di organizzazioni che svolgono attività di natura politica, sindacale, culturale, sanitaria, di istruzione ovvero di religione o di culto, relative all’attuazione dei princìpi e dei valori di rilevanza costituzionale che connotano tali organizzazioni’.”

Vediamo adesso cosa sostengono invece le Sentinelle:

LA TESI DELLE SENTINELLE  [e sua confutazione]

Con noi vegliano donne, uomini, bambini [sua sponte?], anziani, operai, avvocati, insegnanti, impiegati, cattolici, musulmani [guarda caso, l’articolo 520 del codice penale siriano del 1949 penalizza gli atti sessuali “contrari alla natura”, per i quali prevede almeno tre anni di carcere], ortodossi, persone di qualunque orientamento sessuale [e ci dovremmo credere?], perché la libertà d’espressione non ha religione o appartenenza politica, ci riguarda tutti e ci interessa tutti [e questa mi sembra una cosa ragionevole].

Il provvedimento viene presentato come necessario per fermare atti di violenza nei confronti di persone omosessuali, ma il nostro ordinamento giuridico punisce già qualunque atto di aggressione e la Costituzione tutela già tutte le persone in quanto tali.

[devo ribadire il concetto di “soggetto debole” e sua tutela giuridica?]

Questo testo (la proposta di legge Scalfarotto) è invece liberticida e incostituzionale in quanto non specifica che cosa si intende per reato d’omofobia [ma se lo abbiamo spiegato poco fa!] e dunque potrebbe essere denunciato:

• Chiunque affermi pubblicamente che la famiglia naturale è fondata sull’unione tra uomo e donna;  [dove sta scritto?]
• Chiunque si esprima pubblicamente come contrario al matrimonio tra persone dello stesso sesso; [può farlo, purché in maniera da non istigare l’odio e la violenza o commettendo azioni che ledano l’integrità e la dignità altrui]
• Chiunque affermi pubblicamente che un bambino per crescere ha bisogno di un papà e di una mamma e dunque sia contrario alle adozioni da parte di coppie omosessuali;  [Hello? Stalin è morto ! Nessuno vi porta nei gulag! –  No, signori, il gulash è un’altra cosa –  Basta esprimere la propria opinione in maniera rispettosa e non violenta.

Inoltre, se proprio vogliamo essere precisi, viene dichiarato nel testo consultabile dal sito del Senato che alla reclusione in carcere è preferibile la scelta di un percorso di volontariato per le comunità, “quali quelle operanti nei confronti delle persone disabili, dei tossicodipendenti, degli anziani, degli stranieri extracomunitari o in favore delle associazioni di tutela delle persone omosessuali, bisessuali, transessuali o transgender; la prestazione di lavoro per finalità di protezione civile, di tutela del patrimonio ambientale e culturale e per altre finalità pubbliche”, poiché ritenuto più utile alla società un reintegro del facinoroso grazie alla conoscenza di quelle realtà che egli stesso disprezzava con i suoi atti.

È divertente leggere di certi deliri apocalittici in rete («”Istigare” o “incitare” è qualcosa che si fa con la parola o con lo scritto. Picchiare qualcuno non rientra nei significati di “incitare”. È dunque evidente che qui la legge punisce chi si esprime parlando in pubblico o scrivendo. Lo punisce se afferma o scrive che cosa? Lo manda in prigione se le sue affermazioni orali o scritte incitano alla “discriminazione fondata sull’omofobia o sulla transfobia” ». Per leggere l’intero documento cliccare qui ); dà sollievo, invece, capire che non sono l’unica a pensarla così, anzi! Questo è l’articolo di una giornalista  contraria alle adozioni gay, la quale intervista Scalfarotto, che conferma la mia tesi: le Sentinelle non sanno leggere o non hanno voluto leggere bene la sua proposta.

Non si rischia quindi il carcere esprimendo la propria opinione con rispetto ed educazione, come spietatamente asseriscono invece le sentinelle.]

Per questo le Sentinelle in piedi, che negli ultimi mesi hanno portato in diverse piazze italiane migliaia di persone [così desiderose di dire la propria senza però documentarsi prima], si mobilitano e con la loro presenza numerosa e silenziosa si oppongono con fermezza ad una legge che vuole impedire l’esercizio della libertà d’espressione [tesi che abbiamo appena confutata].
Sul modello dei Veilleurs debout francesi, che si sono opposti alla legge Taubira sul matrimonio tra persone dello stesso sesso, le Sentinelle in Piedi, una rete di cittadini apartitica e aconfessionale, veglieranno per un’ora in silenzio leggendo un libro.

[Nessun reato di opinione, cari signori, nessun liberticidio – abbiamo già il femminicio a fare da world’s trend]

UNA CONSIDERAZIONE SUL TERMINE “NATURALE”

Le “Sentinelle” si appellano all’art. 29 della Costituzione Italiana, “rubando” l’aggettivo “naturale” al su citato. E difatti:“La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Il matrimonio è ordinato sull’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell’unità familiare.” Per i non filologi ricordo però che “per natura” in greco si traduce anche con “per necessità”. Se la necessità di un individuo per rispettare sé stesso coincide con il costruire una vita affettiva assieme ad un individuo dello stesso sesso, non potendo fare altrimenti , la sua necessità diventa naturale – anzi, lo è.  Inoltre, nel su citato articolo, si parla di uguaglianza morale e giuridica dei coniugi, non si parla del loro genere sessuale. Un’altra falla del codone dei guardiani?

LE SENTINELLE A CASERTA  – una cronaca 

Parliamo ora della manifestazione casertana di pochi giorni fa. La manifestazione era prevista alle ore 19 in Via Mazzini, Caserta, nel bel mezzo del “passeggio” del fine settimana cittadino. Controproposta: dalle ore 16.00 era disponibile, nella vicinissima Piazza Dante, un infopoint dell’associazione casertana RAIN, la quale si occupa della tutela e degli interessi delle persone omosessuali e transessuali. Quando ho incontrato i ragazzi, si sono mostrati molto disponibili e ci siamo confrontati su come si sarebbe potuta svolgere la contromanifestazione: in modo assolutamente pacifico. Alcuni di loro avevano preparato testi da leggere ad altra voce, rompendo il silenzio dietro cui si trincerano le Sentinelle. Al loro gazebo incontro anche gli esponenti di Occam, l’unione dei cattolici omosessuali casertani. Quando sono le 17.30 inoltrate, sopraggiungono anche Sempre in lotta – Caserta, coordinamento studentesco, e Sinistra Classe Rivoluzione Caserta.Si fa gruppo, insieme, attendendo l’arrivo delle Sentinelle.

Ore 19.00 – tutti diretti verso Via Mazzini. Le sentinelle sono già lì, è erto il loro cartellone – come fosse uno spettacolo teatrale (o una fiera). Sono poche – tutte raggruppate come una squadra di rugby attorno al proprio allenatore. Parallelamente, si dispongono gli antimanifestanti, con cartelloni colorati e striscioni con slogan come “Le famiglie sono tutte uguali” e “Contro l’omofobia e la sua violenza, ora e sempre resistenza”. A pochi metri un ben più icastico “Il silenzio non maschera la vostra omofobia”.

Le sentinelle sono addossate e non come da “regolamento” a due metri di distanza le une dalla altre perché Largo S. Agostino non è proprio una piazza  ampia e contiene a stento quella trentina di persone tra cui spicca la presenza di bambini di età pressappoco inferiore ai dieci anni.

Su questo tipo di presenza c’è ben poco da indagare: cosa ci può trovare di affascinante un bambino di otto anni nel fingere di leggere un libro per circa un’ora in una piazza, sotto la pioggia? Domanda retorica.

Un ragazzo, antimanifestante, ha rivolto lo stesso la retorica domanda al fanciullo.

-“Bambino, ma tu che ci fai qui? Sei qui perché lo vuoi tu?”

Il bambino fa cenno di no.

– “Ti hanno costretto a venirci qui?”

Il bambino fa cenno di sì.

“Vergogna! Come fate ad insegnare ai vostri bambini l’odio anziché l’amore?” – grida un contromanifestante.

“Certo che devono essere parecchio precoci, questi bambini, per l’amore”, risponde sornione un carabiniere, posto a tutela  delle Sentinelle. Ennesimo buco nell’acqua. Contestazione sciocca perché l’essere umano può amare sin da quando viene al mondo, vivendo l’esperienza dell’amore filiale, di quello genitoriale, di quello tra fratelli o di quello verso gli animali domestici, i compagni di scuola, i maestri etc.

Io in teoria non sono schierata – devo seguire la manifestazione, quindi mi cerco l’angolatura migliore per fare foto e monitorare la situazione. Vengo avvicinata da un signore con addosso alcuna divisa ufficiale, ma solo un giubbotto catarifrangente giallo.

– “Spostati di qui.” (l’educazione, anzi tutto)

– “Scusi, perché?”

– “Lo so io cosa vuoi fare tu” (e qui cala il sipario sulla lista dei sottesi che il signore voleva intendere)

– “Io sono qui perché collaboro con delle testate giornalistiche.”

– (mi guarda con sospetto, infastidito) “Lei non può stare qui. Non è autorizzata”

– “Ci sono almeno dieci fotografi in questa piazza e stanno facendo quello che sto cercando di fare anche io: fotografare una pubblica manifestazione”

– (fa un gesto come per dire Ma và…) “Vai di là a fare la bambina con loro.” (rivolgendosi ai manifestanti pro diritti LGBT)

Persino una Sentinella si prende il disturbo di lasciare la sua postazione, venirmi incontro – a distanza troppo ravvicinata per i miei gusti – per dirmi “Lei non ha il diritto di riprendermi! Chiaro? Io non voglio essere ripreso. Lei non può farmi foto!”. Rispondo, educatamente “Non sto facendo foto a lei, ma alla manifestazione”. Decido, però di allontanarmi per fare una telefonata ai direttori delle testate con cui collaboro. Entrambi mi suggeriscono di lasciar perdere le foto e di seguire la manifestazione.

(Mavediunpo’tu!Unosicompraunosmartphonepertwittarenotizieperpoinonusarloperlasuscettibilitàdellagggente!)

Anche un’altra giornalista che era accanto a me viene infastidita.

Un pochino piccata mi allontano dalla zona-sentinelle e mi pongo al limitare della striscia-antimanifestanti. Più passava il tempo e più questa striscia si infoltiva, riempiendo tutta la strada.

I ragazzi iniziano a cantare degli slogan. Molti manifestanti, però, non organizzati con nessuna associazione, non resistono a dire la propria.

Mi avvicino ad una ragazza particolarmente adirata e le chiedo di non urlare, per non passare dalla parte del torto, dato che la strategia delle Sentinelle è sottile: tacere, come simulacri del dolore che per secoli o anni gli omosessuali e i transgender hanno dovuto sopportare. Nelle loro sagome un ragazzo gay può vedere un proprio persecutore, il bullo che lo picchiava a scuola – forse l’ha fatto anche ieri, chiamandolo “fr*cio di m*erda”; le ragazze lesbiche  possono vedere tra le giovani donne (giovani, sì.Purtroppo) le compagne di classe che le prendevano in giro, chiamandole “maschiaccio”. Una persona transgender può vedere, “ritto e confitto nella terra, il mio nemico”, rubando le parole dell’Aiace di Sofocle: tutte le persone che l’hanno derisa per le sue scelte, mentre il cambiamento non era ancora completo, quando il bozzolo doveva ancora trasformarsi in farfalla. Insomma: in quel momento è facile vedere nelle Sentinelle gli spaventapasseri, gli spauracchi delle proprie sofferenze [Colgo adesso con un certo divertimento l’analogia tra spaventapasseri e “peluche”. Ogni riferimento a Costanza Miriano non è puramente casuale].

La ragazza mi risponde:

– “Io sto richiamando quella signora che fa la sentinella perché ha buttato un fazzoletto a terra prima e adesso pure un bicchiere, però non lo vuole raccogliere. Gliel’ho chiesto anche prima di pulire e mi ha risposto male.”

– “Cosa ti aspetti da chi non rispetta i diritti degli altri? Chi non rispetta gli altri, non rispetta nemmeno sé stesso, né il pianeta su cui vive. Sei d’accordo? Ti chiedo scusa per averti rimproverato prima.”

Nulla è quello che sembra, signori.

In effetti, quando hanno smontato, le Sentinelle hanno lasciato a terra i bicchieri di plastica in cui avevano messo un lumino, come se fosse normale lasciare tutto lì.

Avevo attorno a me molti ragazzi in età da liceo. Mi è piaciuto conversare con loro dei loro disagi, chiedere loro come vivono la condizione di discriminati in una società che tarda a comprendere.

“Queste persone che sono qui e stanno zitte sono le stesse che aizzano i loro figli contro di noi, quando siamo a scuola. Se siamo vittime di bullismo è perché questi signori ci disprezzano”.

 

Alcuni ragazzi vogliono parlarci, con le Sentinelle. Vogliono sapere perché. Loro non rispondono. Fanno finta di non sentire. Alcuni urlano più forte. Chiedono “E se vostro figlio fosse gay, lo trattereste così come state trattando noi?”

Nessuna risposta. Una signora si allontana, non vuole essere disturbata nella sua lettura di un testo chiaramente omofobico, uno di quei testi secondo cui l’omofobia è una malattia da curare. Pochi giorni fa una Sentinella napoletana, intervistata da Fanpage.it , afferma che gli omosessuali e i transgender abbiano bisogno di cure psichiatriche.

Sentinelle a Napoli (video)

Un’altra, sempre nello stesso video, afferma che da genitrice non vorrebbe mai suo figlio giocasse col figlio di due mamme.

“E se suo figlio fosse gay, signora, allora con chi lo farebbe giocare?”

– le chiede l’intervistatore. La signora tace.

Fanno adirare queste sentinelle. Sono così infallibilmente convinte di essere nel giusto. Minano, come viene detto in questo video Come sono state accolte le sentinelle a Napoli , quella che è la sfera degli affetti di un individuo, negandogli diritti che invece loro già possiedono.

I cori si fanno più forti. Qualcuno grida “Vergogna!”, altri cercano di sdrammatizzare facendo battute.

Una sentinella è in fondo alla piazzetta, alle spalle della chiesa, tra le ultime fila. Legge…le offerte del supermercato. “Guardi che se cerca bene trova il detersivo in offerta, così può lavarsi la coscienza!” – grida ironico e divertito un sostenitore dei diritti LGBT.

La tensione diventa a tratti evidente in alcuni punti. Io sono nella zona più tranquilla, ma sul confine dei due schieramenti vola qualche battuta di troppo, qualcuno di ambo gli schieramenti infrange l’altrui campo – nulla di significativo.

RAIN tuttavia si dissocia dalla controprotesta: è stata condotta in un modo che non rispecchia gli intenti dell’associazione e i suoi membri tornano al gazebo di Piazza Dante per continuare a promuovere la loro associazione. Hanno passato tutto il pomeriggio a diffondere tra i gestori e i proprietari dei negozi di Via Mazzini un volantino che recita: “L’amore non si cura!” e hanno voglia di raccontarlo a tutti quelli pronti a fermarsi presso il loro infopoint.

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Non posso sapere cosa ha spinto alcuni partecipanti, molti tra cui liceali, ad avere una condotta un po’ più esuberante. Non posso sapere com’è essere un ragazzo che va a scuola e viene picchiato perché ha un fidanzato. O “semplicemente” deriso. Una cosa che cercano di sottolineare molti ragazzi con cui ho parlato è che la derisione, per molto tempo, in un soggetto emotivamente delicato può addirittura portare al suicidio, come tristemente ci informano i casi di cronaca.

Ma se da una parte un ragazzo si suicida, “è scritto nella Bibbia che dio creò Adamo ed Eva”.

Questi sono i commenti delle Sentinelle, che “vigliano per il rispetto di tutti”.

Questi sono i commenti che si trovano su Youtube, dove si parla addirittura di “Lobby Gay”.

Deliri di massa divulgati da siti di blogger che affermano la frivolezza della donna e la superiorità dell’uomo, invitando la gente a copulare di più per aumentare la natalità del paese. Perché sembra che nessun eterosessuale voglia più sposarsi oggidì.

“Ma questa è solo una parte della nostra triste commedia, e il tam-tam tribale della lobby LGBT vi compare appena come la scia della beffa: si direbbe quasi che oggi in Italia si vogliano sposare solo gli omosessuali, ossia quelli che non possono (tra loro) contrarre un matrimonio.”
(Tratto dal blog di una felice “sottomessa” : cliccare qui)

Credo che se ci possiamo immedesimare nel protagonista de “La capanna dello Zio Tom“, possiamo tranquillamente comprendere lo stato d’animo di questi ragazzi e dei membri della comunità LGBT in genere.

Sono le 20.00 inoltrate. A poco a poco le Sentinelle vanno via, scortate da carabinieri e poliziotti. Una sentinella, stizzita, inizia a scattare foto a raffica a tutti i manifestanti che saltano, esultano, si scambiano baci. Loro, a differenza delle sentinelle, si mettono in posa e sorridono.

I MIEI SUGGERIMENTI TECNICI

A me, personalmente, sarebbe piaciuto, come ai ragazzi di RAIN, un tipo di contromanifestazione diversa. Mi sarebbe piaciuta una provocazione silenziosa. Perché, diciamolo apertamente, quella del silenzio è una grande scelta strategica. E’ l’arma migliore di tutte. Quando una persona tace deliberatamente  mentre tentiamo di parlarle, diventiamo frustrati, perché quando lei non risponde sentiamo come se stesse negando la nostra importanza e il nostro malumore cresce. La scelta più intelligente sarebbe quindi stata quella di fare qualcosa di bello, sensibile e colorato, qualcosa che richiedesse di adoprare lo stesso terreno del “nemico”: il silenzio. Scriveva lo stratega Sun Tzu:

 

La strategia è la via del paradosso

  • Quando il nemico si trova a suo agio, può essere messo a disagio

Ci vogliono, quindi, armi più raffinate e meno spontanee dell’urlare “la frustrazione che ci portiamo dentro”. Uno dei suggerimenti di Barbara Berckhan nel libro Piccolo manuale di autodifesa verbale è quello di ridimensionare le aspettative che si hanno sul proprio interlocutore, evitando di elevarlo a giudice del proprio pensiero.

 

LE FOTO DELLA MANIFESTAZIONE

POST SCRIPTUM – un caso di “giornalettismo” casertano e un appello all’onestà

C’è un’altra questione sulla quale vorrei esprimermi. Nella giornata del 30 Novembre è stato diffuso un articolo mendace in cui veniva dichiarato che le sentinelle sarebbero state ben centoventi (Clicca qui) “contate una per una” (da chi?). Le Sentinelle rasentavano la trentina. A essere in più di duecento erano sicuramente i contestatori della manifestazione.

Questa notizia fasulla, oltre a fare indignare me, ha fatto indignare molte altre persone su Facebook, tramite le quali sono venuta a sapere che l’articolo è stato scritto proprio da una sentinella.

Caro signor sentinella, qual era la necessità di mentire?

Io, per esempio, approvo e ritengo giusto voi possiate manifestare il vostro dissenso – è un vostro diritto.

Non sono del vostro stesso parere, ma lo rispetto.

Sono contraria alle offese e al vilipendio. Sono contraria alla mistificazione. Quando penso di affidarmi ad un giornalista, ad uno che ha avuto la grazia di avere la prima fonte di informazione di cui parlava Erodoto, ho la buona fede di credere che quel narratore di vicende sia sincero e onesto, una persona che stimerei chiamare “collega”.

Cortesemente, le chiedo di ritrattare la dichiarazione che ha fatto. Ci sono molte persone che conoscono la verità e sono disposte a confutare la sua dichiarazione.

La vis della vostra protesta casertana non diminuisce con l’aumentare il numero dei suoi partecipanti. La forza delle vostre idee viene messa così in discussione da lei stesso in primis, perché nelle idee ci si crede anche quando nessuno la pensa come te.

Altrimenti, come avrebbero potuto tante persone dichiarare cose inconfessabili trent’anni fa? Come avrebbero potuto lottare per le loro idee, anche quando nessuno era lì a parteggiare per loro?

Credo abbia qualcosa da imparare da queste persone.

Con Comprensivo Amore e restando disponibile per ogni eventuale desiderio di chiarimento,

 

Maria Pia Dell’Omo

 

 

 

L'AUTORE
La redazione di YOUng
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