Donna incinta contro antiaborto, una madre contro uno slogan

6 Dicembre 2014
Aurora Scudieri
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blogabortoLa scelta sull’aborto non separa madri da non madri, non divide le donne che non hanno istinto materno da quelle che non lo hanno.
Il diritto ad abortire è un’altra cosa. Risponde all’idea di rispetto, libertà, uguaglianza. Così anche una donna incinta, una che porta in sé una piccola fetta di futuro, può essere a favore dell’aborto.

E’ la storia di questa futura madre inglese che, fuori da una clinica di Londra, è stata ripresa mentre si scaglia contro alcuni manifestanti anti aborto per difendere il diritto alla scelta.
Nel video la donna, della quale non si conosce il nome ma che afferma di lavorare per la Kids Company UK, ente di difesa per bambini, si rivolge alle persone che manifestano fuori dalla clinica.

E’ sbagliato quello che stai facendo…Stai qui fuori a giudicare” urla verso un manifestante. “Molte persone hanno subito abusi, non si sa quali sono le loro ragioni” prosegue la futura madre.”E’ sbagliato far sentire le donne incolpa”
Tutta la scena è stata ripresa da un giornalista, Sunny Hundal, che si trovava lì per immortalare la protesta.

La clinica, gestita dalla British Pregnancy Advice Service ospita un ambulatorio medico che si occupa delle interruzioni di gravidanza ed è stata presa di mira dal gruppo anti-aborto Abort67 famoso per pubblicare sulla propria pagina Facebook foto di feti e membri delle cliniche abortiste.

Non ci mettiamo fuori dalle cliniche abortiste per protestare, ma per mostrare cos’è l’aborto con delle foto” si difende il gruppo Abort67.
Le nostre foto rendono assolutamente chiaro che l’aborto è un atto di violenza che uccide una persona umana indifesa. Esponiamo la verità”.
Secondo il gruppo, infatti, alle donne che deciderebbero di abortire verrebbe quasi “celata la verità”.

“Il video YouTube di Sunny Hundal dimostra che l’aborto è indifendibile” conclude il gruppo “L’obiettivo di gruppi come Abort67 è che alcuni parlamentari aprano un dibattito sul tema dell’aborto”.

 

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