Compreresti un porno a tuo figlio? La violenza nei videogiochi non esiste

22 Dicembre 2014
Redazione YOUng
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Che certe questioni vengano sollevate da associazioni complottiste, ci sta.
Che vengano sollevate da associazioni culturali e religiose non va bene, ma è comprensibile
Che vangano sollevate da associazioni di genitori è scandaloso, ma lo si può ancora comprendere.

Ma quando un giornale rispettabile pubblica un articolo dedicato alla violenza sui videogiochi, e come essi “allenino” i bambini ad essere crudeli, capisci che il perbenismo qualunquista acchiappaclick sta dilagando ovunque.

La scena familiare è magistrale: il figlio di 11 anni vuole il nuovo videogioco GTA V, la madre, pediatra, si informa e si fa un’idea del videogioco. Un’istigazione alla violenza sessuale, al crimine e al femminicidio; un’arma letale, così viene definito il gioco; non manca il colloquio con la carissima amica deputato, che promette che cambierà le cose.

Se state leggendo questo articolo, vuol dire che conoscete già la trama di tutta la serie di GTA, piuttosto inconsistente; certo, non siamo ai livelli di Postal. E’ comunque un gioco molto violento, nel quale si possono anche ammazzare prostitute.
Sorvoliamo la parentesi “femminicidio”: se io ammazzo una prostituta, non commetto più reato rispetto ad ammazzare un uomo; ma sono sottigliezze.

GTA V porta, in evidenza sulla confezione, un bollino rosso grande come una casa con la chiara scritta “18”. Navigando nel web, cosa che le mamme potrebbero fare al posto di passare il proprio tempo su Facebook, ogni sito riporta la fascia di età: rivolto ai maggiori di 18 anni. Un’età per la quale, si presume, il genitore avrebbe dovuto insegnare la differenza tra reale e fantasia; possono votare.

Così anche tutti gli altri videogiochi che contengono chiari elementi di violenza o dal palese significato sessuale (giochi di simulazione di magnaccia oppure il famoso e complicatissimo Pandemic).

Perchè quindi questa mamma si pone questo dilemma riguardo il figlio undicenne? Il videogioco non è rivolto a lui. Se tu, madre, decidi di comprare un videogioco rivolto a dei maggiorenni, lo fai a tuo rischio e pericolo. La casa produttrice ti ha avvisato: è un videogioco per adulti.

Già: un videogioco per adulti.
Così come succede anche per i film, anche i videogame hanno il proprio pubblico di riferimento, da My Little Pony a Super Mario a GTA V. Nessuna persona al mondo, però, mai si sognerebbe di chiudere le sezioni di film hard, i sexy shop, le armerie.
Ha diritto di voto, può decidere del futuro del proprio Paese; volete che non sia in grado di distinguere il videogioco dalla realtà?! Volete che non sia in grado di capire che non è educazione andare per la strada a picchiare prostitute con una mazza da baseball?!

Telefilm come CSI, dal bollino rosso e vietati alla visione da parte di bambini, sono quotidianamente in onda anche nelle televisioni generaliste. Sangue, violenza, rapimenti, stupri.
Ma è il videogioco il capro espiatorio della violenza adolescenziale: un oggetto che i genitori non dovrebbero neppure comprar loro.
Certo. Perchè se vostro figlio di 11 anni è in possesso di un videogioco, a meno che non abbia un traffico di droga, siete stati voi genitori a comprarglielo.

Voi comprereste mai un film porno a vostro figlio di 10 anni? Non penso. Perchè allora dovreste comprargli un videogioco vietato ai minori di 18 anni?!

 

 

 

 

 

L'AUTORE
La redazione di YOUng
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