La Geena about American Sniper

7 Gennaio 2015
Redazione YOUng
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Ieri ho visto American Sniper.

L’ultimo film di Clint Eastwood che avevo visto prima di questo era stato Gran Torino (quello col vecchio repubblicano reazionario guerrafondaio che sul finale non strappa la camicia mostrando la tutina di Superman solo per miracolo) ed ero un po’ dubbiosa quindi sull’affidare al vecchio Clint ben due ore di una serata libera.
Il fatto che da circa due settimane io abbia una cotta per Bradley Cooper ha sicuramente influenzato la mia scelta.

Non sono in grado di fare una recensione tecnica sulle riprese, la fotografia e le inquadrature. Ovviamente.

So dirvi però che la parte interessante della storia del cecchino più famoso del mondo non è stata sviluppata: dopo essere stato in guerra quell’uomo non riusciva più a vivere tra i civili. Il disagio di sentirsi a proprio agio solo in una situazione estranea alle dinamiche e alle regole a cui noi siamo abituati deve essere abnorme.

Quel tipo è tornato in Iraq quattro volte e ha visto letteralmente la morte in faccia prima di averne abbastanza.
Probabilmente credeva di essere in un videogame, era diventato dipendente dall’adrenalina da guerra in Iraq (se esiste) o semplicemente credeva davvero di essere lì per difendere il suo popolo, la sua patria, la sua famiglia.
Il protagonista riesce a dire delle cose agghiaccianti a questo proposito. E solo il fatto che Bradley abbia messo su delle spalle da urlo per questo film è riuscito a distogliere la mia attenzione dalle atrocità da lobotomizzato che sparava.

Quando finalmente il protagonista si convince che deve ritornare a casa dalla sua famiglia, che deve aiutare i veterani mutilati invece di fissare un punto nel vuoto perchè lui, nonostante tutto, è tornato a casa senza un graffio, proprio allora quando credi che vissero tutti felici e contenti, che il messaggio di fondo è che la guerra è una cosa brutta brutta e che uccidere ti cambia la vita in peggio, proprio allora il nostro eroe muore per un banale incidente. Partono le immagini di repertorio dei funerali di Chris Kyle celebrati in grande stile con tutte le onorificenze che meritava.
Che meritava secondo le forze armate statunitensi.

Il messaggio che un film del genere dovrebbe far passare è che la guerra è un metodo di risoluzione delle diatribe che a questo punto della nostra evoluzione dovremmo anche aver superato.
Quello che invece si evince è che il regista è un vecchio repubblicano reazionario guerrafondaio.

L'AUTORE
La redazione di YOUng
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