Atti di terrorismo, come spiegarlo ai bambini

11 Gennaio 2015
Aurora Scudieri
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Blog. spiegare terrorismoOgni volta che c’è una tragedia, un attentato, un evento storico importante ma duro, mi chiedo come debba essere affrontata la questione con i bambini, come va loro spiegato e raccontato quello che sta accadendo. Tra qualche anno toccherà anche a me. Adesso mio figlio ha ancora solo 1 anno, ma tra un paio di anni è giusto che lui sappia, sia al corrente, conosca. Anche perché, andando a scuola, vedendo la televisione, sfogliando i giornali, troverà queste brutte storie. Dovere di un genitore è quello di raccontare il mondo al proprio bambino e purtroppo oggi gli atti di terrorismo fanno parte di questo nostro mondo.

Così, dopo i tragici fatti di Parigi, ho fatto qualche ricerca. L’attentato al giornale Charlie Hebdo ha aperto molti cuori in Francia, e non solo, e sollevato anche la questione di come dire ai nostri figli quelli che è successo.

I bambini, ad una certa età, iniziano a porre delle domande e mamma e papà devono saper rispondere in modo corretto. Mostrarsi pronti e preparati.
Certamente, parlando con i propri figli, è necessario scegliere le parole corrette e meno spaventose.

“Se i vostri figli vi pongono delle domande è buon segno” afferma sul giornale francese Le Parisien, la psicologa e psicoterapeuta Aurélie Crétin,Se invece non vi chiedono nulla bisogna parlarne con loro, trovare il tempo di affrontare la questione”. Le parole infatti sono meno forti delle immagini e sono quindi migliori da ricordare per i nostri figli che oggi “sono pieni di immagini dalla televisione e da internet”. “Bisogna mettete in parole le loro paure perché un bimbo di 4-5 anni può avere paura che quel dramma avvenga a casa sua”. La prima cosa da dire è “anche io sono triste e preoccupata ma sono qui per rispondere ai tuoi dubbi” spiega la specialista.

Invece di spiegare cosa sia la jihad o Maometto bisogna usare parole semplici e comprensibili per un bimbo piccolo. E’ necessario, inoltre, dire la verità, senza mentire o esagerare. Invece di parlare di “terroristi” ad esempio, bisogna definirli “i cattivi” un termine che i piccoli comprendono meglio.
E se hanno visto filmati spaventori? La televisione e Internet alle volte offrono ai più piccoli video ed immagine non adatte a loro ma può succedere che le vedano. Molti adolescenti di oggi sono cresciuti all’ombra del terrorismo dato che l’11 settembre 2001 erano piccolissimi.

Anche in questo caso – assicura Aurélie Crétin – bisogna solo parlare loro e spiegare quelle immagini”. Per i nostri piccoli noi siamo tutto il loro mondo e sentirci raccontare, spiegare, narrare, onestamente ma con tatto, è importante, anche per sconfiggere la paura e vivere comunque nella prudenza perché talvolta la paura è figlia dell’ignoranza, nel senso di ignorare quello che davvero avviene intorno a noi.
Essere genitori non è sempre facile. Essere genitori non è solo portare nostro figlio al parco giochi o fargli il regalo di Natale. Essere genitori è anche saper affrontare momenti difficili come questo.

 

 

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