Siamo in guerra!

17 Gennaio 2015
Redazione YOUng
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Le azioni terroristiche che hanno recentemente insanguinato Parigi riportano nel dibattito politico la questione- ritenuta centrale da Freud, nel disagio psicologico indotto dalla civiltà- del conflitto tra libertà e sicurezza. Le fazioni più reazionarie d’Europa- da sempre aspiranti alla restrizione della libertà, in favore di una finta sicurezza per i più e della reale sicurezza per un pugno di ricchi- in questi giorni, si sentono più in forma che mai, sicure di trovarsi nel clima più congeniale affinché i propri messaggi si estendano alle masse.

presa_di_gerusalemmeIl Front National francese è la punta di diamante di questo fronte reazionario europeo, con un linguaggio più fine rispetto ai propri omologhi, Marine Le Pen ed il suo vice Florian Philippot hanno affermato l’esistenza di una “guerra aperta tra il terrorismo e la democrazia”; ovviamente non hanno nulla contro “i compatrioti musulmani che amano la nostra nazione ed i suoi valori” ma è necessario lottare contro “l’immigrazione massiva”. L’UKIP britannico è l’altro movimento in ascesa dell’estrema destra europea; il suo leader Nigel Farage si è così espresso: “l’immigrazione di massa rende impossibile l’integrazione (…) esiste una quinta colonna che vive nei nostri paesi e si oppone ai nostri valori (…) dobbiamo essere più coraggiosi ed alzarci in difesa della cultura giudaico-cristiana”. Il movimento greco Alba Dorata, il principale movimento neonazista, esplicito in Europa, ha commentato la tragedia parigina con un tweet in cui si dichiara: “contro la costruzione di una moschea ad Atene, che insegnerà ai bambini ad uccidere gli infedeli”. L’olandese Geert Wilders, capo di un movimento politico di estrema destra che già da diversi anni è diventato importante nella realtà dei Paesi Bassi, il PVV o Partito della Libertà, ha dichiarato in un video la necessità di concludere “l’immigrazione dai paesi islamici (…)” perché “l’attacco a CH è un atto di guerra”. I due maggiori partiti conservatori in Grecia e Spagna, pur non essendo classificabili come di estrema destra- almeno rispetto a quelli succitati- non hanno resistito allo sciacallaggio. Antonis Samaras (Nea Demokratia) capo del governo greco uscente, ha cercato di denigrare il suo principale avversario alle prossime elezioni : “Syriza incoraggia l’immigrazione illegale con promesse di naturalizzazione e coperture sociali, vuole disarmare la polizia”. Esperanza Aguirre, esponente storica del Partido Popular ed ex ministro dell’istruzione, ha pensato di fare un po’ di revisionismo storico: “Gli attentati di Parigi dimostrano che gli attentati di Atocha e Londra non sono collegati con la guerra in Iraq” , mentre il ministro dell’interno spagnolo Jorge Fernandez Diaz è andato, invece, più sul concreto: “Rivogliamo i controlli ai confini”.

L’estrema destra italiana, al contrario di quella francese, non si è posta alcun problema comunicativo nel vomitare le proprie sciocchezze. Il principe della Reazione italica, Matteo Salvini (Lega Nord), con il suo stile da bettola- incoraggiato dai continui inviti televisivi- punta chiaramente all’esasperazione del sentimento di insicurezza: “Il nemico ormai ce l’abbiamo in casa. Bloccare l’invasione clandestina in corso, subito(…) “un tentativo di occupazione militare e culturale da parte di una comunità prepotente e ben organizzata, che ha la facilità di affondare il coltello in un burro che è l’Occidente (…) ”, segue a ruota Giorgia Meloni (Fratelli d’Italia): “Basta tentennamenti e basta ipocrisie. L’integralismo islamico ha dichiarato guerra all’Europa e all’Occidente perché odia la nostra libertà e la nostra democrazia. E noi dobbiamo rispondere a questa dichiarazione di guerra: nessuno spazio in Italia per chi non accetta la nostra cultura e le nostre leggi (…) Basta immigrazione incontrollata (…), basta con il buonismo della sinistra che vieta il presepe e il crocifisso per non offendere i musulmani. L’Europa che rinnega le proprie radici non sa opporsi ai suoi nemici”. Tuttavia, il picco del delirio viene toccato dai principali foglietti della Destra liberaloide italiana: Mario Giordano, su Libero, ha scritto: “Siamo in guerra, bisogna schierarsi (…) O con chi uccide nel nome di Allah o con la nostra civiltà sotto attacco nei suoi valori fondamentali, a cominciare dalla libertà di stampa. In mezzo non si può stare. Perché chi sta in mezzo, quando comincia una guerra, è un complice del nemico. In altre parole, un traditore. E guardatevi attorno: quanti sono i traditori della nostra civiltà. Quanti sono quelli che, più o meno consapevolmente, si macchiano del reato di intelligenza con il nemico. Ne siamo circondati. Da ogni parte (…) Questo è il momento della chiamata alle armi. E ogni risposta non chiara è una diserzione (…)”; Alessandro Sallusti sul Giornale: “Questa è guerra. Altro che islam buono e islam cattivo, altro che multiculturalismo come risorsa e porte aperte all’immigrazione come dovere (…) Il problema non è farsi ammazzare, ma farlo in silenzio. È spalancare le porte di casa senza nulla chiedere in cambio al nemico che si presenta con la faccia affamata e sofferente del profugo. È rinunciare a crocefissi, presepi e tradizioni per non offenderli. È inculcare – anche da parte di eminenti cardinali della Chiesa – nei nostri bambini l’idea che Gesù e Allah pari sono. È stato rinunciare – e lo dico da laico – a inserire le «radici cristiane» nella Costituzione europea. È non capire che siamo sull’orlo di una guerra civile europea tra islamici di passaporto europeo e il resto d’Europa.”.

“Siamo in guerra!” è oggi il motto di tutti gli sciovinisti d’Europa. Il conflitto sarebbe tra due culture inconciliabili: l’Occidente e l’Islam. Cosa bisogna fare per vincere questa guerra? Rafforzare il sentimento di identità culturale e religiosa; bloccare l’immigrazione; limitare la libertà di circolazione dei cittadini europei; provvedimenti preventivi contro gli islamici. Ogni islamico è un potenziale terrorista, bisogna assicurarsi che sia completamente sottomesso alla cultura dominante, che riconosca la propria inferiorità. Il fronte reazionario europeo è compatto su questi punti. Proviamo a portare questo filone sino alle conseguenze estreme, ma per nulla improbabili. In ogni conflitto è necessario agire anche entro le proprie fila: punire i traditori, i disertori, i disfattisti. Siamo o non siamo in guerra? Gli atei rappresentano una minaccia in un momento in cui è di vitale importanza- ne va della nostra esistenza- proclamarsi seguaci della Santa Fede cristiana; i comunisti, gli anarchici, gli anti-militaristi, i militanti dei centri sociali, i mediatori culturali, gli attivisti umanitari, i cooperanti e volontari rappresentano una minaccia in quanto rammolliscono lo spirito bellico dei cittadini con i loro richiami alla libertà contro l’autoritarismo, alla emancipazione sociale, alla tolleranza, alla dignità umana, al rispetto dei diritti dell’uomo…è tempo di dire basta al buonismo, dobbiamo indurire il nostro cuore contro l’invasore straniero travestito da profugo e sostenere senza remore le nostre forze armate; gli indipendentisti e autonomisti, tutti coloro che contestano la Repubblica una e indivisibile, non possono avere alcun angolo di libertà perché portatori di idee contrarie all’unità sacra della nazione italiana ed al rafforzamento dello Stato centrale.

Capiamo molto bene come la lotta al pericolo islamista sia- per questi movimenti- solo l’incipit per la costruzione dello Stato di Polizia, per cavalcare una reazione autoritaria da sempre sognata per ripulire le nazioni occidentali da tutte le impurità. Come al solito, questo vento di fascismo gioverebbe solo alle classi più abbienti, spazzando via tutti coloro che auspicano l’instaurazione di un nuovo ordine sociale emancipativo; in un’epoca di spaventosa diseguaglianza e dunque di uno scontro sociale fortissimo, spostare il conflitto dalla questione di classe alla questione “culturale” è l’ideale per salvare i profitti e portare le classi più povere a distogliere l’attenzione dal furto che i ricchi connazionali operano ai propri danni. Contro i suoi interessi, il lavoratore bianco e cristiano sarà condotto a scagliarsi contro i propri compagni di classe di diversa pelle e cultura, contribuendo ad una ulteriore marginalizzazione dello straniero che continuerà a portare al ribasso i diritti sociali per tutti i lavoratori e- di conseguenza- ad ingrossare i profitti di pochi.

Secondo Matteo Salvini “nel nome dell’Islam ci sono milioni di persone in giro per il mondo, e anche sui pianerottoli di casa nostra, che sono disposte a sgozzare e uccidere” ; dichiarazione esemplare per comprendere come l’estrema destra cerchi di instillare il terrore nel comune cittadino italiano, al fine di renderlo diffidente verso i propri vicini immigrati di fede islamica e di aumentare la percezione del “pericolo islamico”. Questa sarebbe già alta: in Italia solo il 4% della popolazione è islamica, mentre gli italiani sono convinti che questa sia del 20%.

La guerra fenomenica tra una presunta cultura occidentale contro una pretesa monolitica cultura islamica, dunque, serve a coprire due conflitti reali: lo scontro di classe, la guerra essenziale, sia nelle dinamiche interne agli Stati (abnorme crescita delle diseguaglianze negli ultimi vent’anni) che nei rapporti tra centri capitalistici e periferie (la contemporanea ascesa dell’imperialismo) ed il conflitto tra Ragione e Fanatismo, strettamente legato al primo scontro in quanto l’irrazionalismo è il miglior alleato del potere politico-economico.

Queste due vere dicotomie sono tutte riscontrabili nei fatti di Parigi e saranno oggetto di specifici approfondimenti nei prossimi giorni.

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La redazione di YOUng
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