Venezuela e Argentina: in atto un "colpo di stato blando"?

20 Febbraio 2015
Giulio Chinappi
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Maduro Kirchner

Una spedizione punitiva degli Stati Uniti contro i governi del Venezuela e dell’Argentina, rei di non sottomettersi al sistema capitalista globale: è questo il responso di un rapporto del Cemida “Centro de Militares para la Democracia Argentina“, che ha parlato di un “colpo di stato blando” che sta avendo luogo ai danni dei due Paesi “ribelli” del Sud America. La troppa indipendenza dei Paesi guidati da Nicolás Maduro e Cristina Fernández de Kirchner avrebbe dunque indispettito il gigante nordamericano, che vede così minati i suoi interessi economici nel continente, e che di conseguenza sta provvedendo ad utilizzare tute le sottili armi in proprio possesso per dare fastidio ai due governi.

All’interno del documento vengono elencati anche i metodi utilizzati per destabilizzare la situazione politica in Venezuela ed Argentina, come l’aggressione economica, la manipolazione psicologica, l’apoggio di parte della stampa ed il controllo di tutte le grandi organizzazioni internazionali, che continuano a proporre modelli altamente liberisti contro quelli alternativi promossi in molti Paesi del Sud America. Secondo il documento, inoltre, il governo di Washington disporrebbe di veri e propri infiltrati all’interno dei parlamenti e dei governi di questi stati, che si recano frequentemente presso le ambasciate statunitensi per ricevere le direttive su come agire per danneggiare l’operato dei presidenti e degli altri organi statali. Il Venezuela, in particolare, sarebbe sotto attacco per via delle grandi risorse naturali di cui dispone, a partire dal petrolio, le cui riserve, secondo le stime più recenti, supererebbero addirittura quelle dell’Arabia Saudita.

Gli altri peccati mortali commessi da Maduro (ma soprattutto dal suo predecessore Hugo Chávez) e da Kirchner sarebbero poi legati alle numerose nazionalizzazioni in settori strategici come l’energia e i trasporti, ma anche i buoni rapporti esistenti con Paesi come la Russia e la Cina. La prova dell’esistenza di questo genere di operazioni da parte del governo statunitense starebbe poi nella recente destituzione del presidente del Paraguay Fernando Lugo, cacciato dal suo Paese in seguito ad un colpo di stato orchestrato da Washington: non è un caso se il rapporto de Cemida combaci in gran parte con le dichiarazioni che lo stesso Lugo ha rilasciato a diverse testate latinoamericane, parlando del “grande polpo del nord” che estende i suoi tentacoli su tutto il continente. Queste operazioni fanno parte del “nuovo corso” della politica statunitense nel continente, che non prevede più interventi militari diretti come accaduto fino a qualche decennio fa (celebre il caso di Panamá, tra i tanti episodi), ma piuttosto la destabilizzazione dei governi nemici dall’interno.

GIULIO CHINAPPI – WORLD POLITICS BLOG

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