Prima forma di comunicazione: indicare

22 Febbraio 2015
Aurora Scudieri
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blog indiceDa quando sono mamma ho scoperto che le prime fasi della vita e le prime cose apprese si suddividono in periodi più o meno lunghi. Come capitoli, o semplici paragrafi che, pian piano, creano un libro, una bellissima fiaba, quella della vita. Almeno mio figlio apprende così. Una cosa per volta che ripete per giorni o ore all’infinito, fino a passare alla prossima cosa.
C’è stato il periodo del “ciao” con la manina, lo faceva continuamente, a tutti, ovunque. Mentre era in bici, nel carrello al supermercato, nel passeggino o in ludoteca. Tutti i bimbi hanno la fase del saluto. Poi passa e ritorna in modo più equilibrato. Con la crescita impari a salutare solo chi devi, chi conosci, chi ti sta simpatico.
C’è stato poi il periodo della linguaccia. Quando Riccardino ha scoperto la lingua abbiamo passato giorni interi a farla, in ogni occasione. Lui la faceva per rispondere a noi o di sua iniziativa, e poi, per conoscerla meglio, la toccava.
C’è stata la fase dell’olè, braccia tese verso l’alto per indicare un momento felice, un po’ come il pollice in alto di Facebook, ma con le due braccia ben alzate. Ora non lo fa più!

Questo, invece, è il periodo dell’indicare. Lavorando da sempre nell’ambito della comunicazione è stato per me molto affascinante scoprire che, per un bambino di 1 anno che ancora non parla, il primo modo di farsi capire è quello di indicare. Una delle prime cose che si insegna ai bimbi è quella di “non indicare, perché non sta bene”, eppure all’inizio quell’indice teso verso il mondo è un modo molto importante per esprimersi.
Credo che sia molto importante per un bambino dell’età di mio figlio fargli capire che viene compreso, che i suoi genitori sanno cosa vuole, lo capiscono. Così, da quando ha iniziato ad usare l’indice, cerco di fare attenzione e di andare dove lui mi chiede. Ma questo comportamento ha una doppia faccia. Da un lato lui è contentissimo di essere capito: indica il bicchiere, gli do da bere; indica il biscotto, gli do il biscotto; indica il cane, lo avvicino per dargli una carezza…Dall’altro però, essendo Riccardo un bimbo molto furbo, ha compreso che così facendo riesce ad ottenere quello che vuole. Sono settimane dunque, che ovunque andiamo e qualsiasi cosa facciamo lui utilizza quell’indice come un’arma. Vede un cagnolino al quale vuole dare una carezza, lo indica, urla e fino a quando non ti avvicini a lui resta con il suo indice ben teso e il viso triste. Vede una giostra all’interno di un centro commerciale, e anche a distanza, la indica e grida fino a quando tu non lo porti sopra. Vede il pane al panettiere, e lui usa il suo piccolo indice per chiederne un pezzetto.
Trovo stupendo finalmente iniziare a capire cosa voglia, ma tutto questo è anche molto stancante e mi chiedo quando dovrò fingere di non vedere quell’indice o iniziare a spiegargli che “indicare non sta bene!”.

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