Quante parole (o paroloni) devi conoscere per diventare sommelier?

7 Marzo 2015
Redazione YOUng
Per leggere questo articolo ti servono: 1minuto

 

 

I degustatori di vino professionisti hanno spesso dato degli ottimi spunti a comici e commedianti, con le loro, spesso inutili, qualche altra volta solo ridondanti definizioni di quella che è per millenni stata la bevanda preferita dagli uomini. Il nettare degli déi lo abbiamo chiamato e forse per questo qualche devoto del bicchiere si è erto a predicatore e come tale ha cominciato ad usare parole incomprensibili. Come i preti che un tempo dicevano la messa in latino.

albanese-somelier-324x230

Ma la domanda, spontanea più che mai, è: ma il vino si degusta bevendolo o sparagrammaticando (mi si consenta)?

Se non si conoscono a memoria tutte le denominazioni di origine ed i nomi giusti delle bottiglie si può essere comunque in grado di scegliere il vino giusto per una cenetta come si deve? Certo Jeroboam suona meglio di “bottiglione da tre litri”, e parole come perlage, barrique, terroir fanno cosí francese che ti viene la erre moscia naturale anche quando le pronunci mentalmente. Ma a parte il sacrosanto diritto che ognuno ha di usare le parole che crede per definire un vino, quali sono i fondamenti necessari per discernere, come si fa a capire se un vino è di qualità oppure no?

Bevendo!

E facendo attenzione ad alcuni dettagli tutti contenuti nella bottiglia e non nei pesanti tomi dell’arte del degustare. Allora, se volete, stampatevi questa guida in quattro (5) pagine fatta per voi che i paroloni volete lasciarli a chi se li beve. Il vino daltronde, quello buono si chiamava in latino merum (eddaje di paroloni) che vuol dire mero, schietto e non artefatto o arzigogolato. Qui sotto vi allego la copertina e le prime due pagine, pagina 0 e pagina 1. A seguire, presto il resto.

G

GGwineguidecover

 

L'AUTORE
La redazione di YOUng
SOSTIENI IL PROGETTO!
Sostienici
Quanto vale per te l’informazione indipendente e di qualità?
SOSTIENICI