Aborto, Francia verso eliminazione dei sette giorni di riflessione

8 Marzo 2015
Aurora Scudieri
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abortoScopri di essere incinta, ma non lo vuoi. Vai in clinica per informarti sull’aborto e quando esci non aspetti più un bambino.
La Francia, grazie ad una battaglia condotta dalla Delegazione dei diritti delle donne, presso l’Assemblea nazionale, sta per ottenere l’abolizione dei sette giorni di riflessione, imposti a chi decide di compiere una interruzione di gravidanza. Questa settimana, infatti, verrebbe bista come un periodo di dolore per un senso di colpevolezza, imposto alle futuri madri che non vogliono diventarlo. Abortire con un anticipo di sette giorni, inoltre, potrebbe fare la differenza tra un semplice medicinale da prendere e un intervento chirurgico al quale sottoporsi.

Oltre ai sette giorni di riflessione da eliminare, altre 21 raccomandazioni che la Delegazione dei diritti delle donne ha deciso di presentare al ministro della salute francese Marisol Touraine, in occasione del dibattito su un nuovo progetto di legge.
Tra le proposte: la soppressione della clausola di coscienza per i medici davanti all’aborto e, appunto, l’abolizione dei sette giorni di riflessione tra il primo e il secondo incontro con un medico prima di poter procedere con l’aborto. Misura già applicata in Olanda ed in Inghilterra dove si presuppone che chi si reca per chiedere una interruzione di gravidanza vi abbia già riflettuto abbastanza da sola e non abbia bisogno di altri 7 giorni.

“E’ una questione di principio e comodità” spiega Catherine Coutelle, presidente della Delegazione dei diritti delle donne. Accorciare il periodo di accesso all’aborto permetterà ad alcune donne di beneficiare dell’interruzione di gravidanza in modo medico in tempi più stretti, invece di dover ricorrere ad un intervento chirurgo con aspirazione. “Consideriamo che le donne che si presentano per un aborto abbiano già riflettuto sulla propria decisione. Non bisogna più obbligarle a riflettere, ma questo non vuol dire che le si impedisca di pensarci su”.

Il mondo medico, e non solo, naturalmente, si divide sulla decisione. Alcuni infatti affermano che “quando una donna scopre di essere incinta si impone una riflessione. La donna è adulta, autonoma, responsabile e nessuno può dirle quale sia il giusto periodo di riflessione” sostiene il primario di ginecologia all’ospedale di Lilas, Marie-Laure Brival, una donna, naturalmente.
Secondo questa, infatti, si tende a pensare che una donna si rechi presso una clinica per l’aborto senza averci pensato minimamente, o in completo stato di panico. Eppure, come conferma Marie-Laure Brival, la maggior parte delle pazienti non cambia parere dopo i famosi 7 giorni. Soprattutto per le donne sotto i 30 anni.La pausa di sette giorni non serve a nulla, il 96 % delle donne che vengono da noi hanno già preso la propria decisione. Il 4 % che è in dubbio viene solo per parlare. Bisogna smetterla di pensare che le donne corrono in un centro per l’aborto senza averci prima pensato” conclude Marie-Laure Brival.

Ma, naturalmente, in molti sono contrari e ritengono che eliminando la settimana di riflessione ci si recherà ad abortire un po’ come si va al supermercato. Questo il pensiero di Véronique Seiher, vicepresidente di Planning familial,Questo tempo vuole impedire alle donne di abortire rapidamente, per far loro capire che si tratta di una decisione importante e anche per evitare che dopo si renda conto di aver sbagliato per una scelta troppo affrettata”.,

 

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