Educazione 3.0 – Internet in Iran: la protesta di Khalida contro la violenza sulle donne

12 Maggio 2015
Redazione YOUng
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Nel precedente appuntamento di questa rubrica abbiamo parlato di Khan Academy, il progetto di online teaching gratuito del matematico Salman Khan. Proprio grazie a questa piattaforma virtuale, rubando le parole a Mr. Khan, “un ragazzo povero di Calcutta (che è il paese d’origine del matematico, naturalizzato statunitense) può apprendere le materie che più gli interessano dopo la sua giornata di lavoro, potendo diventare così esperto in quella materia da fare da tutor a uno dei vostri figli (riferendosi alla platea americana che lo stava ascoltando durante la sua conferenza TED  nel 2011)”.

Rivolgiamo dunque il pensiero ad oriente. In Iran, di preciso. In un villaggio di poveri pastori, nella regione del Balochistan, Khalida Brohi attende assieme al fratello e alle sorelle il ritorno del padre da lavoro, come al solito. Quella giornata però avrebbe definitivamente stravolto la sua vita: l’amato genitore rincasa con un tower case – l’esoscheletro di un personal computer.

Khalida, all’epoca, aveva sedici anni, ma aveva già sperimentato l’agrodolce della cultura iraniana: era una delle poche ragazze cui i genitori avessero consentito di andare a scuola e aveva già rifiutato tre proposte di matrimonio, a differenza di tutte le sue amiche, date in sposa ancora bambine. Quello che la sconvolgeva più di ogni altra cosa era come un popolo dalle così belle poesie, canzoni e tradizioni potesse dichiarare “onorevoli” certe “leggi non scritte”, come la pratica dell’honour killing – il delitto d’onore.

Tale delitto fonda le sue “ragioni” sull’impurità delle unioni: se un uomo e una donna hanno una relazione prima del matrimonio o al di fuori d’esso, se un individuo è omosessuale, se una donna è vittima di stupro o si veste in modo considerato inappropriato, viene eseguito da un consanguineo l’omicidio di chi si è mostrato “indegno”,  perché “la colpa va lavata col sangue, per ripulire la famiglia dalla vergogna”.

Khalida, a sedici anni, perse una delle sue amiche a causa del delitto d’onore. Decise quindi di usare il computer portato a casa da suo padre per connettersi ad internet. Scoprì cosìGoogleFacebook e aprì su quest’ultimo un gruppo che si opponeva al delitto d’onore con la campagna “WAKE UP”, la quale ottenne grande supporto dal mondo occidentale. Si ribellò invece il suo villaggio. La famiglia della ragazza ricevette lettere intimidatorie, lei fu costretta a camuffarsi e a non esporsi in pubblico. Aveva diciotto anni e, dopo lo sconforto iniziale, cominciò a cambiare strategia, assieme alle poche donne che avevano preso a fare parte del suo team: decise di scusarsi con la comunità d’appartenenza, offrendosi per promuovere la cultura, le poesie, le canzoni e l’artigianato del suo popolo. Riuscì quindi ad aprire un centro culturale nel villaggio, dove le donne potevano venire a ricamare, mentre lei e il suo team offrivano loro spiegazioni sul mondo del lavoro, sul loro diritto di guadagnare e di poter avere un peso nella gestione degli affari domestici. Khalida spiegava anche alle donne che “nell’Islam l’uomo e la donna devono stare spalla a spalla” e che quindi nessuno degli abusi domestici di cui le donne erano vittime aveva una giustificazione reale.

I mariti delle donne però cominciarono a notare un cambiamento nelle proprie mogli – esprimevano la loro opinione – e vietarono loro di recarsi al centro. Khalida, ancora una volta, astutamente circumnavigò l’ostacolo: fece uno studio sull’industria manifatturiera iraniana, dove il settore moda è in forte espansione, e notò che non c’era nessun brand con prodotti handmade provenienti dalle aree tribali. Nacque così il fashion brand Nomads”, grazie al quale le donne del villaggio di Khalida cominciarono a guadagnare denaro e a poter apportare un contributo economico alle proprie famiglie. “Così, gli uomini ci avrebbero pensato due volte prima di vietare alle donne di venire al centro”, confessa sorridendo durante una conferenza TED. Adesso più di ottocento donne hanno trovato lavoro presso la fondazione di Khalida, “Sughar” – che in Iran significa “donna intelligente e che ha fiducia in sé stessa”. La giovane attivista ha un approccio aperto al mondo occidentale: ha presentato il suo progetto negli United States, ricevendo il supporto di molte persone che ammirano il suo coraggio e la sua protesta intelligente.

Khalida Brohi

Khalida Brohi

Per conoscere e “seguire” Khalida Brohi, sono disponibili una pagina Facebook omonima, il sito http://khalidabrohi.blogspot.it/  e la pagina della Sughar Foundationhttp://www.sughar.org/

Questa la conferenza TED cui l’articolo fa riferimento:

 

Go on, Khalida, and live long and prosper!

Maria Pia Dell’Omo

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Articolo pubblicato su Il caffè del 7 Marzo 2015

“Educazione 3.0″ è una rubrica che ho aperto tempo fa sul settimanale cartaceo di cui sopra; avevo però il desiderio di condividere ulteriormente le mie considerazioni e mi sono detta “Quale portale migliore di You-ng?”

Ringrazio Germano Milite per aver accolto con entusiasmo la mia proposta e, se l’argomento trattato è stato di vostro gradimento, vi invito ad attendere il prossimo martedì per continuare il nostro “viaggio” nel mondo della digitalizzazione della cultura ! 

Grazie e à bientôt !

L'AUTORE
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