SANITA' TOSCANA: CITTADINO ITALIANO ENTRA IN OSPEDALE A PISA PER CURARSI VIENE RISPEDITO IN SICILIA CON FERITE E FRATTURE .

28 Maggio 2015
Redazione YOUng
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MENTRE L’ASSESSORATO ALLA SALUTE DELLA TOSCANA PROCLAMA IL SUO SI ALLE CURE PER GLI EXTRACOMUNITARI IRREGOLARI, LA SANITA’ PISANA RIFIUTA IL DIRITTO DI CURA PER UN CITTADINO ITALIANO.

vvangogh_vecchio_che_soffrePSICH S. CHIARA

ASSURDO TRAGICO PER UN PAZIENTE SICILIANO ABBANDONATO DALLO STATO :

ENTRA IN OSPEDALE PER CURARSI E NE ESCE CON FERITE E FRATTURE . RISPEDITO A CASA IN AMBULANZA CON LESIONI AL VOLTO E AL CAPO VIENE RICOVERATO IN UN OSPEDALE DELL’ISOLA. I FAMILIARI CHE AVEVANO CHIESTO DI CURARLO VENGONO DENUNCIATI, INDAGATI E PROCESSATI PER ABBANDONO. 

EUTANASIA OMISSIVA NEL SILENZIO SULLE RESPONSABILITA’ ISTITUZIONALI?

                                       

Un caso di grave discriminazione e non solo, rimasto ad oggi senza giustizia affiora  dal silenzio degli innocenti. Mentre l’allora Assessore per il diritto alla salute della Regione Enrico Rossi esprimeva la volontà di garantire l’assistenza anche agli immigrati clandestini,remando contro il governo nazionale, a conferma della universalità dell’art.32 della Costituzione, ad un cittadino italiano residente in Sicilia  veniva negata in malo modo la posibilità di curarsi in Toscana! I fatti risalgono al 2009 quando l’Azienda ospedaliera pisana dimette un paziente, ricoveratosi volontariamente in Clinica Psichiatrica, nonostante avesse riportato plurilesioni durante la lunga degenza, rispedendolo proditoriamente in Sicilia con una ambulanza, senza curarlo adeguatamente. Il paziente già ricoverato al S. Chiara di Pisa e visitato da medici dello stesso ospedale che periodicamente si recano in Sicilia, è stato rispedito al mittente come un pacco indesiderato in barba a tutti i principi etici, medici ed umani, violando le leggi costituzionali fondamentali che tutelano il diritto alla salute, il diritto alla vita, il diritto alla libertà di movimento.

La storia inizio’ qualche tempo prima quando i sanitari dell’Azienda ospedaliera prospettarono la dimissione del paziente,invalido e disabile, nonostante l’evidente stato di sofferenza che lo affligeva; pertanto i familiari, già usurati da un danno biologico esistenziale rilevante a causa della protratta assistenza al congiunto si opposero a termine di legge chiedendo una dimissione del paziente subordinata al trasferimento in apposita struttura sanitaria dell’Asl5 di Pisa . L’Azienda ospedaliera pisana rispose con una diffida e una serie di intimidazioni psicologiche e verbali, ricorrendo alla polizia che interrogò il figlio del paziente.  I familiari presentarono denunce alla Procura per i fatti contestati e per le continue gravi lesioni,  di cui il congiunto rimase vittima dentro l’ospedale e per una serie di maltrattamenti e omissioni rilevanti. Inoltre i familiari avviarono tentativi di risoluzione della questione diffidando l’Ospedale e l’Asl5 Pisana ad intervenire per la continuità assistenziale prevista dalla legislazione sanitaria nazionale e regionale per garantire al congiunto  un idoneo luogo di cura, una volta accertata la titolarità del diritto alle cure. Una contesa durata due anni e mezzo di degenza in condizioni di privazione dei più elementari diritti civili per il paziente e con un danno erariale enorme a tal punto che con i costi stanziati per la degenza potevano forse essere destinati a creare un nuova struttura sanitaria ad hoc, sollevando decine di famiglie da oneri assistenziali non di  loro competenza. Il ricorso al giudice delle urgenze per tale ragione non produsse alcun esito, paradossalmente, nonostante la legislazione vigente sia estremamente chiara e univoca a conferma dei livelli essenziali di assistenza per i cittadini affetti da patologie invalidanti.!

Dopo intervista sul caso del  tg5 nel maggio del 2009, il paziente, in presenza di ulteriori e contestuali lesioni al volto e al capo è stato trasferito in Sicilia dai sanitari con un colpo di mano, contro la sua volontà e senza informare i familiari, e per di più in ambulanza, nonostante il lungo tragitto di 1200 km e le precarie condizioni del paziente accertate da un medico chiamato dai familiari per visitare il congiunto. Tutto è stato oggetto di denuncia alla Procura di Pisa ma sino ad oggi senza alcun esito. La magistratura ha invece indagato i familiari per abbandono  portandoli alla sbarra per giudicarli, ma ottenendo alla fine della calvario la piena assoluzione. Inutili sono state le grida di aiuto di una famiglia votata verso una condizione di “eutanasia omissiva”che si è rivolta alle istituzioni per aver un diritto primario per il proprio congiunto, e nonostante avesse seguito la legalità per ottene il diritto alla salute,  si è ritrovata  ad essere da parte lesa a imputati svergognati dalla stampa locale. Una assurda e disumana vicenda dai contorni tragici  e dai risvolti etici ed umani discriminanti, strazianti ed incredibili, conclusasi con un esito assurdo e inaspettato, a testimonianza di uno Stato che a volte sembra dimenticarsi delle tutele costituzionali essenziali dei propri cittadini. Infatti la questione non solo interessa questa “disgraziata famiglia” ma migliaia di nuclei familiari , di caregivers che offrono silenziosamente la loro vita per curare i loro congiunti, spesso con epiloghi invalidanti gravi, rinunciando ad una vita privata a seguito delle gravi omissioni del sistema sanitario che invece ha l’obbligo di intervenire sempre e comunque.

Nel caso in questione gravare dell’onere processuale e morale una famiglia già piagata dalle inadempienze sanitarie ci pare veramente un fatto illegale quanto  illogico, disumano e ingiustificato che indietreggia la nostra cultura civile della promozione e difesa per la vita, quando poi si vive in una ipocrisia che in realtà non muove un dito per sostenerla. Chiedere giustizia per un diritto alla salute non tutelato e ottenere indifferenza e  ingiustizia è una chiara manifestazione di uno  Stato che per opera dei suoi uomini è assente. Un assurda vicenda discriminatoria tutta “made in Toscana” per cui il Coordinamento etico Nazionale dei caregivers ha chiesto chiarimenti all’Assessorato alla salute, senza ricevere alcuna risposta nonostante il Difensore civico della Toscana e il Ministero della salute avevano confermato il diritto alle cure per il paziente. Un grave caso discrimatorio rimasto fin’ora impunito che chiede giustizia……ma c’è ancora giustizia? Ancora una volta un cittadino italiano per lo piu’ invalido rimane vittima di  discriminazione e di violenze  contro un garantismo alle cure dichiarato per tutti, anche per gli extracomunitari irregolari.Ma allora in questo caso cosa c’era di irrregolare?

Coordinamento etico nazionale dei caregivers, Pisa

 

L'AUTORE
La redazione di YOUng
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