Quando l'informazione diventa proprietà mafiosa

19 Giugno 2015
Redazione YOUng
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Il più potente editore del Sud Italia, Mario Ciancio Sanfilippo,indagato dalla Procura di Catania per concorso esterno all’associazione mafiosa . 

Ciancio

L’editore aveva depositato in una banca Svizzera beni e azioni per un valore di 12 milioni di euro. Questi sono stati totalmente sequestrati dai carabinieri del Ros di Catania, secondo le norme antimafia. La Procura catanese, in un comunicato, esplicita come molti complessi affari di Ciancio siano strettamente legati alla mafia. Durante le indagini, svolte in collaborazione con la Procura di Lugano, sono state rilevate molte irregolarità sui movimenti bancari dell’editore. Questi contanti, che Mario Ciancio ha custodito in Svizzera, risalgono agli anni ’60 e sono rimasti lì fino ad oggi.

la Procura di Catania, oltre a raccogliere e riscontrare le dichiarazioni di collaboratori di giustizia ed a ricostruire complessi affari promossi dal Ciancio nei quali – secondo la magistratura – avrebbe avuto interesse la mafia, ha così delegato indagini patrimoniali che si sono spinte a ricercare anche dei fondi detenuti illegittimamente all’estero dal Ciancio.

Le indagini hanno inoltre accertato una netta disuguaglianza tra le somme detenute in Svizzera e quelle dichiarate, ma il legale dell’editore, Carmelo Peluso, specifica che:  le legittime entrate di Ciancio sono assolutamente compatibili con quanto possiede. Reagiremo con precisione, fermezza e dovizia di documentazione”. 

Nella richiesta di sequestro sono stati ricostruiti numerosi affari del Ciancio che risultano infiltrati da Cosa nostra

Se Mario Ciancio fosse davvero colluso con “Cosa Nostra”, si spiegherebbero questioni rimaste finora in sospeso. Si spiegherebbe il dominio assoluto del silenzio riguardo alle innumerevoli indagini sulle varie organizzazioni criminali e sui fatti accaduti all’epoca della trattativa tra Stato e mafia, avvenuta nei primi anni ’90. La collaborazione tra Ciancio e Cosa Nostra spiegherebbe le dubbie assunzioni, le infinite carriere e le speculazioni urbanistiche. Tanta parte del sud non avrebbe goduto di una vera e propria informazione libera. Finora si è saputo  solo ciò che la mafia voleva si sapesse? 

Il sequestro antimafia di 17 milioni di euro ai danni dell’editore Mario Ciancio e la supposta provenienza illecita di quei fondi, in parte detenuti all’estero attraverso fiduciarie di copertura, sono notizie gravi perché riguardano il più potente editore del sud Italia. E la concreta eventualità di una sua compromissione mafiosa getta un’ombra sull’uso che negli anni Ciancio può aver fatto dei giornali e delle emittenti di cui, in tutto o in parte, è l’editore

Così commenta  il vice presidente della Commissione Antimafia, Claudio Fava, convinto che l’accertamento di questo binomio “Ciancio-Cosa Nostra” porterebbe addirittura l’antimafia a riscrivere l’intera storia di Catania e della Sicilia in generale. 

Nel frattempo l’editore è indagato per concorso esterno ad associazione mafiosa e in questi giorni dovrà sostenere un’udienza preliminare. A noi non rimane altro che lo squallore di vedere come la mafia sia presente in tutti i campi sociali, ma soprattutto di notare come lo Stato la lasci fare. Impunita.

L’editore Mario Ciancio vicino a Cosa Nostra: quando l’informazione diventa proprietà mafiosa

 

L'AUTORE
La redazione di YOUng
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