Il cervello dei neonati è in grado di riconoscere i visi

21 Giugno 2015
Aurora Scudieri
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cervelloQuando il piccolo, appena nato, vede per la prima volta la madre dopo il parto, sa che è lei. Quando suo padre lo prende per fare il bagnetto, anche senza sentire la sua voce, lo riconosce. Quando i nonni lo vengono a trovare per portarlo al parco, lui è in grado di riconoscere il volto di nonna e quello di nonno.

L‘area del cervello specializzata nel riconoscimento dei visi è infatti già ben definita in bambini di 4 mesi.
Il cervello umano è il più evoluto di tutte le altre specie nel riconoscimento dei visi, ed è questa una capacità che si sviluppa già nei primi mesi di vita, come sostiene un gruppo di ricercatori, secondo i quali lo sviluppo di questa facoltà nei bimbi è pari a quella degli adulti. Una capacità che si “fissa” nell’emisfero destro, mentre quello sinistro è focalizzato nella lettura, ad esempio.
I ricercatori dell’università di Louvain (UCL), in Belgio, però, sostengono che questa facoltà si sviluppi molto prima di quanto immaginato sino ad ora.

L’ipotesi nasce in seguito allo studio dell’attività celebrale di 25 neonati tra i 4 e i 6 mesi, infatti, sottoposti ad un riconoscimento rapido delle immagini (150 millisecondi per immagine) attrezzati di 32 segnali da elettrocardiogramma (EEG). Tra le immagini di attrezzi, animali e piante, c’era, improvvisamente, un viso umano, presente in una immagine su cinque.

Per la prima volta il gruppo di ricercatori ha dimostrato che non solo i giovani pazienti erano interessati dai visi, qualunque fosse il loro ordine e la loro particolarità, come sesso e origine, o l’ambiente nel quale si trovavano, ma il loro emisfero destro era molto più sollecitato rispetto agli adulti.

“Non ci aspettavamo questi risultati nei bambini così piccoli” spiega Bruno Rossion, ricercatore dell’UCL responsabile dello studio.

Il riconoscimento dei visi, tipico dell’età adulta, dimostrato anche nei bimbi così piccoli rimette in discussione alcune teorie sulla specializzazione delle aree del cervello umano durante lo sviluppo. Ma, in futuro, questa scoperta potrebbe anche aiutare a comprendere meglio l’autismo, e a riconoscerlo in una fase precoce, sottolinea Bruno Rossion. In effetti una delle caratteristiche dell’autismo è proprio l’incapacità di riconoscere i visi.

 

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